20 dicembre 2007

BerlUstioni

(ANSA) - ROMA, 19 DIC - Ustioni lievi ma molto dolorose per Silvio Berlusconi, vittima di un banale incidente domestico con una borsa dell'acqua calda.A quanto si apprende dalla sua residenza-ufficio romana di Via del Plebiscito, l'ex premier nel pomeriggio si e' sentito poco bene e si e' messo a letto con la borsa dell'acqua calda. Nel tentativo di far uscire l'aria dalla borsa, avrebbe accidentalmente versato il liquido bollente, provocandosi ustioni di secondo grado sul petto, sul collo e su una mano.

Bondi parla di stigmate; secondo Bonaiuti dopo il contatto anche l'acqua calda, di evidente provenienza comunista, si è convertita e voterà per il Popolo della Libertà. Berlusconi, interpellato a caldo ha parlato di intimidazioni inaccettabili da parte della magistratura e di armata rossa degli acquedotti, ricordando di quando anche lui era un'idraulico.


19 dicembre 2007

L'importante è esagerare


L’ha rifatto: quando qualcuno lo indica, lui prende con le mani un po’ di sabbia e la getta in aria. È la sua tecnica, elaborata e affinata da anni di presidio delle pubbliche scene. Se qualcuno lo accusa, prima attacca e poi parla d’altro:
1) “è l’armata delle toghe rosse che si rimette in moto
2) “Calciopoli era una montatura…”.
Lui è vittima dei maligni, mentre il popolo è dalla sua parte... scimmie comprese ovviamente.

17 dicembre 2007

Supertelegattoneee... miaoooo

Puntuali come il panettone sulla tavola a Natale (sciopero degli autotrasportatori permettendo) o come l'influenza che in questa stagione costringe a letto mezza Italia, anche quest'anno sono arrivate le nomination dei Telegatti, o meglio i Mediagatti. Lontanissimi i tempi in cui il celebre gattone dorato, con fare sornione si aggirava tra i vari programmi della TV e da ruffiano doc faceva le fusa a tutti tanto nell'emittente privata che in quella pubblica, senza mostrar preferenza alcuna. Oggi quel gattone, ormai avanti negli anni, stanco, abbacchiato e un pochino sovrappeso, sembra essersi finalmente accasato. Ovviamente a Mediaset. L'evento televisivo dell'anno è diventato un momento di autocelebrazione per il network del biscione e il popò di esperti che compongono la giuria, capitanata da un gattone con i baffi ancor più in sovrappeso, ruffiano e rosicone del precedente, ha proclamato il suo verdetto: su 12 nomination della categoria TV, 9 sono Mediaset. Trattasi già di vittoria schiacciante. A questo punto sono costretta ad inserire il Telegatto tra le cose decisamente farlocche. Ma sarà in buona compagnia, con tutti gli Amici di Maria De Filippi, il colore dei capelli di Santoro, le lettere ai giornali e quelle a cui risponde Barbara Palombelli in particolare, gli occhialini a raggi x che si trovano nei giornalini negli anni 70, la finta morte di Bobby Ewing in Dallas e tutti gli annunci delle agenzie immobiliari. Un'altra delusione. Detto questo però scorgo che fra le nomination della categoria "informazione e approfondimento" la premiata ditta Baffo & C. ha inserito Lucignolo. Ripeto: Lucignolo. Con buona pace di Mentana che, seguendo il copione dell'anno scorso trito e ritrito quasi quanto il cinepanettone di De Sica-Vanzina-Boldi-Salemme, ha ritirato la candidatura del suo Matrix. Bene io voglio dunque approffittare della potenza mediatica di internet e lanciare da questo blog una campagna pro Lucignolo. E' quindi con accorato appello che vi chiedo di votare per il magazine ggiovane con la G maiuscola di Italia 1 che annuncia "Ehi, ragazzi, tenetevi pronti per dopo la pubblicità: Lucignolo vi conduce tra le luci e, soprattutto, le ombre delle notti selvagge a Milano Marittima". Se non lo votiamo chi ci dirà il prossimo anno come e con chi passerà il Natale Alessia Fabiani; chi allieterà le nostri serate con quella voce suadente da vocalist disoccupato e quelle immagini girate alla cazzo di cane mosse e sfuocate della tangenziale est; chi ci racconterà la filosofia di vità di Melita Toniolo? Fatelo per voi, per i vosti figli, per l'umanità intera.Votate gente votate. Così avremo una tv di merda pure l'anno prossimo.

13 dicembre 2007

Non l'avrei mai detto

Non avrei mai detto che dirigenti Rai potessero agire secondo pressioni di poteri politici ed economici del tutto esterni alla loro azienda, tanto nella scelta di cosa trasmettere quanto in quella di chi assumere e chi cacciare. Non avrei mai detto che potessero “provinare” la Tale o il Talaltro su suggerimento di chi possiede il principale network privato e che, per giunta, consiglia a sua volta su indicazione di diplomatici anche di opposto schieramento politico in previsione di accordi futuri. Faccio un favore a te così tu devi un favore a me: un ragionamento che odora d’italianità più dell’Inno di Mameli. Sarà per questo che non stupisce e non offende. Sarà per questo che riusciamo a usare l’espressione corruzione senza collegarla alla parola reato. Non l’avrei mai detto che questo metodo potesse prevedere l’impiego di ingenti somme di danaro. Investimenti per il futuro, si capisce. Come non avrei mai detto che un senatore potesse rifiutare un corteggiamento da due milioni di euro in cambio di una giornata di ferie. Capisco invece che a ricusare possa essere solo chi non è avvezzo alle italiche pratiche perché eletto in Oceania. Là, in fondo, ci sono i canguri e le cose vanno in maniera diversa. Chi è uomo di mondo invece, o meglio italiano del mondo, certi meccanismi li conosce e capisce quando un’offerta non si può rifiutare. Si rende immediatamente conto che per cinque milioni di euro anche un partito può essere in vendita, specie se la fattura te la firma un uomo di rinomata sudorazione e di addolorata loquacità. Non l’avrei mai detto poi che una volta vinti i mondiali di calcio, Forza Italia avrebbe dovuto cambiare ragione sociale e che il nome del nuovo club sarebbe stato Popolo della Libertà, come non avrei mai detto che per annunciarlo il suo principale finanziatore avrebbe usato una trasmissione televisiva sempre da lui finanziata e condotta dalla propria “delfina”. Non l’avrei mai detto, che intercettazioni e segreti istruttori sarebbero stati sbattuti in prima pagina proprio mentre il New York Times dipingeva l’Italia come un paese del Terzo Mondo. Con il dovuto rispetto per il Terzo Mondo. Non l’avrei mai detto che gli italiani piuttosto che essere sorpresi e avere i conati di vomito potessero preferire lamentarsi d’altro, come dell’esser stati costretti a fare il pieno di benzina all’auto anziché aver fatto due volte venti euro in due giorni. Non l’avrei mai detto che per una volta sarei stato d’accordo con i portavoce forzisti: è vero, questo non è il Cile di Pinochet, è l’Italietta di Berlusconi.


10 dicembre 2007

Daniele il recidivo

Luttazzi l'ha fatto di nuovo: si è fatto licenziare. Non riesce a tenersi un lavoro buono che sia uno, con tutti i problemi di occupazione che ci sono oggigiorno. E pensare che stavolta ha fatto proprio tutto da solo, senza nemmeno chiedere l'aiuto di Travaglio. Insultare Ferrara su La7... ma come ti viene in mente dico io. Perché non se l'è presa anche lui con Mastella o Bondi, che hanno dimostrato di saper incassare. Perché non ha preso in mano l'Inferno dantesco e s'è messo a parlare d'amore. E invece no, lui persiste, sempre con questa fissa della satira. Che la sua poi non sia facile da digerire non è un mistero per nessuno. Certo che suona strano un atteggiamento censorio di questo tipo da La 7, che da tempo tenta di eleggersi a rete più aperta d'Italia, quasi quanto GayTV. Personalmente mi sarei aspettato atteggiamenti di irritazione cutanea già dopo la prima puntata, farcita di turpiloqui e di invettive contro Berlusconi & Co. e invece nulla. Il vespaio si è sollevato dopo la replica della quinta puntata dimostrando che Campo Dall'Orto (ma che nome è?) non ha propriamente dei riflessi felini. O forse si.

Il dubbio sulle sue intenzioni non appare privo di fondamento: era realmente preoccupato di proteggere l'immagine del suo uomo di punta Giuliano Ferrara o piuttosto aveva già le palpitazioni per le possibili conseguenze di quello che ancora non era andato in onda? (Luttazzi stava lavorando alla puntata che sarebbe dovuta andare in onda lo scorso sabato, e che avrebbe preso di mira l'Enciclica di Papa Benedetto XVI). Non è meno strano che il telegiornale dell'emittente venerdì non abbia dato (per primo) la notizia della sospensione del programma e del licenziamento del comico (avvenuto a tutti gli effetti oggi), mentre il buon Campo Dall'Orto si era già preoccupato di informare tutte le agenzie. Una svista. Lo stesso Ferrara sembra incuriosito dalla vicenda, tanto da aver invitato i due protagonisti a parlarne a 8 e mezzo, ma senza malizia da odience.


p.s.: D'accordo, la frase che ha causato il suo licenziamento non è delle più eleganti (penso a Giuliano Ferrara in una vasca da bagno, con Berlusconi e Dell'Utri che gli pisciano addosso, Previti che gli caga in bocca e la Santanchè in completo sadomaso che li frusta), ma in fin dei conti non diffama nessuno dei personaggi coinvolti... o no?



30 novembre 2007

Natale in casa Cupiello

L'imminente arrivo delle festività natalizie è per tutti fonte di grande gioia ma ancor maggior sbattimento. Scegli l'albero, prepara l'albero, scegli le decorazioni, attacca le decorazioni, compra le luminarie, attacca le luminarie, fai il presepe, manda i biglietti di auguri ad amici e conoscenti e dulcis in fundo scegli i regali giusti per le persone giuste. Davvero un lavoraccio, che richiede passione, dedizione e competenza. Non tutti possono improvvisarsi esperti natalizi, ci vuole savoir faire.


Ora, se per ognuno di noi comuni mortali il Natale commerciale è una grandissima rottura di palle, figuratevi cosa possa essere per chi conta veramente a questo mondo, per una famiglia importante, per, echennesò, per i Bush per esempio. Immaginatevi cosa possa essere organizzare le feste di Natale per la famiglia presidenziale. Per fortuna Laura Bush può contare oltre che sulla sua personale esperienza, sull'appoggio di fior fiore di consulenti e collaboratori che l'aiutano a organizzare e gestire il tutto. Si parla di circa 900 mila cartoline da spedire, 60 mila ospiti da ricevere (e chissà quanto magnano pure) e 33 alberi di Natale, giusto per dare un ordine di grandezza. Per farlo si fa aiutare da 73 volontari (volontari? traduzione: pagati in nero) che lavorano incessantemente anche per preparare il presepe del diciottesimo secolo e soprattutto per l'annuale cortometraggio che vede come protagonista la dolcissima coppia di fox terrier presidenziali.


Dato che capisco la difficoltà e la delicatezza del momento in casa Bush, vorrei anch'io porgere anzi tempo i miei omaggi e gli auguri di passare un sereno Natale, fortunatamente l'ultimo, alla Casa Bianca. Per farlo ho pensato dunque di mandare idealmente alla signora Bush (immortalata nella foto mentre soppesa un'artistica palla) non una ma un sacco di cartoline. Un sacco di cartoline che il governo americano non vuole mostrare a nessuno... Non le ho fatte io, ma i marines che il suo buon maritino ha spedito in Iraq. Per vederle cliccate qui.



27 novembre 2007

Giustizia televisiva

Non mi piace tornare a parlare sempre delle stesse persone, ma ce ne sono alcune che inevitabilmente finiscono per attirare la mia attenzione. In questo caso mi riferisco al Ministro della Giustizia (nonché sindaco di Ceppaloni) Clemente Mastella, reo questa volta di aver bloccato la messa in onda su RaiUno della fiction "Una vita rubata" in palinsesto per ieri sera, dedicata all'assassinio della diciasettenne Graziella Campagna (in foto).

Antefatto: nel 1985 Graziella, che lavorava in una lavanderia nel messinese, fu assassinata dal boss Gerlando Alberti, per aver involontariamente rinvenuto la sua agenda. Dopo 20 anni di indagini, nel 2004 Alberti, assieme al complice Suteri, fu condannato all'ergastolo, ma i giudici della Corte d'Assise furono così distratti da non depositare entro i termini previsti le motivazioni della sentenza, che venne dunque annullata. Scontata un'altra condanna per traffico di droga, l'Alberti uscì dunque dal carcere soltanto un anno e mezzo dopo, rientrando tra i benificiari dell'indulto. Il caso suscita l'interesse della stampa, e così nel 2006 Mastella incarica un'indagine sul magistrato colpevole di non aver depositato in tempo i documenti, che si conclude con un nulla di fatto.

Il Ministro Mastella ha bloccato la messa in onda della fiction in quanto, parole sue, "avrebbe potuto turbare la serenità dei giudici della Corte d’Assise di Appello che dal 13 dicembre si riuniranno in udienza proprio per il processo che riguarda l’assassinio di Graziella Campagna".

Qualcuno potrebbe invece sospettare che il nostro onorevole voglia prevenire possibili dubbi sull'efficacia della Giustizia Italiana e/o che il tema dell'indulto torni d'attualità in un momento e in un modo a lui scomodo. Insomma meglio che la gente non sappia, anche se si tratta soltanto di una fiction. Una fiction!

Qualcun altro potrebbe invece fantasticare sul fatto che non viviamo in un paese completamente libero, in cui il rapporto tra media e potere politico assomiglia più a un'orgia che alla coesistenza di due entità distinte. Ma queste sono solo supposizioni.



23 novembre 2007

Savoy-Hardy

I Savoia, o meglio ciò che ne resta, sono in Italia solo da un paio d'anni, ma si sono subito immedesimati nella parte. Ospiti dei salotti televisivi si sono presentati come si confà a degli autentici vip. Perché questo è ciò che conta qui da noi. Si sono fatti intercettare, indagare e chiedono risarcimento per le sofferenze subite prima di posare piede sull'italico suolo (sono convinto che un giorno chiederanno i danni per essere stati fatti rientrare). Manca soltanto che fondino un partito o che ammazzino un famigliare e possono orgogliosamente dichiararsi a pieno titolo italiani.
La "nostra" Giustizia è peraltro talmente stravagante che potrebbe anche dare loro ragione. Il RIS di Parma ci sta già lavorando. Pare infatti che la situazione fosse troppo poco confusa: i Savoia, gli avvocati e lo Stato. Insomma nemmeno un povero disgraziato con un alibi sospetto.
In compenso quel simpaticone di Emanuele Filiberto e l'integerrimo genitore possono sempre andare allo stadio: le curve che verranno interdette agli ultras potranno essere aperte a famiglie e scolaresche. Speriamo che non manchi un poliziotto distratto.

20 novembre 2007

Il mio amore non è peccato

Ricordate Don Sante, il padre Ralph di Monterosso, paesino in provincia di Padova che l'estate scorsa è balzato alle cronache perchè reo confesso di essere da tempo legato ad una donna dalla quale potrebbe aver avuto un figlio? Sostenuto dai suoi fedeli che da subito gli avevano fatto scudo, si era opposto con fermezza al proprio vescovo e aveva giurato: "io non mi dimetto".
Era così riuscito a proporre la questione assai spinosa del celibato dei preti. Era andato contro i suoi superiori, aveva cercato di modernizzare la Chiesa, di svecchiare le leggi clericali, sostenendo che i tempi sono cambiati e che i sacerdoti devono prendere coscienza della vita laica dei fedeli per essere a loro il più vicino possibile. Cosa che Don Sante ha fatto alla lettera! Un vento nuovo di modernizzazione sembrava dunque smuovere i pilastri della Chiesa e invece... Il nostro impavido giustiziere dei pretini di campagna si è infine piegato alla volontà del vescovo e si e dimesso.
Tolto l'abito talare e abbandonato il ruolo di guida spirituale della sua comunità, ha voluto comunque mantenere il suo compito di guida, perciò è salito su un camion e ora fa l'autotrasportatore. Il tutto naturalmente non prima di aver scritto, con l'aiuto di un giornalista, un libretto (perchè se oggi non pubblichi almeno un libro non sei nessuno) che Mondadori ha pubblicato al volo: Il mio amore non è peccato, volumetto nel quale il prete svela le origini e i particolari della sua storia d'amore.
Purtroppo c'è da credere che il libro venderà pure un discreto numero di copie conoscendo la morbosa curiosità di molti per queste love story stile uccelli di rovo. Ma non è tutto. Ingaggiato da un agente di veline schedine e paperette, don Sante ha permesso che la sua amata fosse fotografata in esclusiva da un giornaletto gossiparo ed è stato, e di sicuro in futuro lo sarà ancora più spesso, ospite dei salotti buoni della tv. Ha scelto di diventare un fenomeno mediatico (o da baraccone? Talvolta il confine è labile) e così la sua causa, giusta o sbagliata che fosse, sarà fagocitata del pettegolezzo televisivo e non solo. Avevo sognato un Don Sante paladino di una nuova era, invece temo che me lo ritroverò inquilino del prossimo Grande Fratello... anzi direttamente sull'isola, dato che la sua celebrità ha già superato quella di Malgioglio.

29 ottobre 2007

Bono e bravo

Paul Hewson, quarantasettenne irlandese, è sempre prodigo di consigli per tutti. Musicista di indiscusso talento, è una persona dotata di una sensibilità eccezionale e dopo aver venduto dischi a palate ha capito che la sua posizione e la sua arte possono essere impiegate non solo per guadagnare cifre sbalorditive, ma anche per attirare l’attenzione delle masse su problemi seri. Paul, che noi tutti conosciamo con il benevolo nomignolo di Bono, si è dato un gran da fare negli ultimi anni per sensibilizzare l’opinione pubblica e i governi su temi delicati come l’Aids e la fame nel mondo, e più volte ha esortato i presidenti delle nazioni occidentali a ridurre se non cancellare i debiti dei paesi poveri. Lui e i suoi tre compagni di ventura, dal canto loro, sono famosi per fare molta beneficenza, specie a se stessi. Pur essendo dublinesi doc hanno fatto propri gli italici precetti del predica bene e razzola male. Non hanno commesso nulla di illegale, almeno fino a indagini concluse, ma hanno di certo già fatto una pessima figura. Il governo irlandese pretende troppo dai diritti d’autore delle loro opere così hanno trasferito la società che controlla i loro interessi, la U2 Ltd, nei Paesi Bassi, dove a quanto pare gli artisti sono meno tartassati dalle imposte. Curioso poi notare come i loro nomi non figurino nel direttivo di tale società e delle sue controllate, ma che a bilancio siano presenti i sontuosi stipendi di cinque dipendenti (forse Bono, The Edge, Clayton, Mullen e il manager McGuinness?) che da soli hanno guadagnato diciotto milioni di euro, quasi il totale di quanto incassato dalla U2 Ltd, al loro primo anno di assunzione. Al di là dei soldi che possono aver (meritatamente) guadagnato consumando i polpastrelli sulle corde delle loro chitarre, per i quali non possiamo che nutrire profonda invidia, resta la delusione per un comportamento decisamente poco coerente oltre che tristemente inelegante. Ma come diavolo farà ora l’Irlanda a cancellare il debito dei paesi poveri senza il contributo degli U2?

25 ottobre 2007

Una vita da operaio

Enzo Rossi è un uomo con degli ideali, ma non è un idealista. È un self-made man di ultima generazione, sicuramente uno dei pochi di quest’epoca, forse uno degli ultimi. A quarantadue anni la sua condizione di imprenditore (possiede un pastificio industriale a Campofilone, Ascoli Piceno) lo pone in una posizione privilegiata, ma è uno che sa cosa significa sudarsi la pagnotta o nel suo caso la tagliatella, perché anche lui si è trovato in difficoltà, come non perde occasione di ricordare. La sua sensibilità sull’argomento salariale ha scatenato in lui uno spirito empirico senza precedenti: non è giusto che le sue due figlie non conoscano il sacrificio, non è giusto che non sappiano quanto sono più fortunate della media dei loro compagni di scuola. Il signor Enzo Rossi è tornato a casa una sera con la soluzione, e tra una carezza e un buffetto l’ha confidata alla moglie: vivremo per un mese come le nostre operaie. Detto, fatto: per un mese gli stipendi in casa Rossi sono stati portati a mille euro. Mille per l’illuminato Enzo e mille per la paziente moglie, sua collaboratrice. In tutto duemila per far campare la famigliola di quattro persone. Senza aiuti esterni, ma anche senza mutuo o affitto, rate o bollette… Soltanto un mese. Per tanti la normalità, per loro un’eccezione. Non sappiamo quale fosse lo standard precedente all’esperimento, ma sappiamo per certo che al venti del mese il signor Rossi si accorge di aver finito i soldi e gli succede in modo drammatico: si trova al bar all’ora dell’aperitivo e nell’intenzione di offrire da bere ad alcuni amici, infila una mano in tasca realizzando l’amara scoperta. Un fulmine sulla via per Damasco: se non ce la fa lui non può farcela nessuno dei suoi dipendenti. Infervorato se ne torna in ufficio per firmare l’aumento di duecento euro per le sue amate operaie. Bravo, anzi bravo due volte: la prima per il bell’esempio, la seconda per essersi prodigato a dirlo ai giornalisti. Imprenditore, amministratore e addetto stampa. Manca solo che scenda in politica.

09 ottobre 2007

Conflitto d'emittenze

L’Unione Europea si appresta ad agire contro l’Italia. Saremo puniti. E questo perché il Parlamento non è ancora stato in grado di approvare il disegno di legge che il Ministro per le Telecomunicazioni Paolo Gentiloni ha presentato lo scorso gennaio, che ha come unico scopo quello di dare un’aggiustatina alla famosa Legge Gasparri e accolto da Berlusconi con le seguenti parole: “non è un disegno di legge, ma un piano criminale verso il capo (il capo?) dell’opposizione e verso le sue proprietà private”. Una legge che, vale la pena ricordarlo, è oscura persino al suo stesso autore. Vi ricordate gli incentivi sull’acquisto dei decoder per il digitale terrestre tanto pubblicizzati da diventare un tormentone? Quella! Una legge che secondo Fedele Confalonieriregala a Mediaset un bacino di crescita potenziale di 1-2 miliardi di euro”. Una legge che fu sbandierata ai quattro venti come simbolo di grande progresso dal governo berlusconiano quanto bollata come immorale da chi allora stava all’opposizione (ahh il conflitto d’interesse…). Bene, questa bella legge fu bocciata dall’Unione Europea. Questo però non è stato altrettanto pubblicizzato con volantini e spot. Applausi dalla sinistra. Smorfie di disappunto dalla destra. Cosa è successo dopo? Niente. Risultato? Nessuno l’ha ancora cambiata, ma se gli italiani non dicono nulla perché ormai talmente assuefatti agli abusi da aver perso la capacità di indignarsi, per una volta tanto ci pensa Bruxelles a dire la sua. Come al solito la destra fa i propri interessi e la sinistra… pure. Intanto in Europa ci ridono dietro. Tanto per cambiare.

05 ottobre 2007

Clemente rastrella

La gente è proprio cattiva. Facile prendersela con chi è più esposto e quindi più passibile di critiche. Provate un po’ voi a fare il Ministro della Giustizia, in un Paese come il nostro. Provate un po’ voi a farlo dopo essere stato testimone di nozze di un pentito mafioso. (Pentito sì, ma dopo il matrimonio…) Provate un po’ voi in tempi così difficili, tempi in cui mandare un politico a quel paese pare essere più facile di una moda. Provate voi a far rispettare la vostra posizione sotto l’attacco mediatico di Flores e compagni (compagni mica a caso) in prima serata. L’onorevole (onorevole mica a caso) Mastella ci è rimasto male poverino. Ma come? Lui che ha fatto, fa e ha tutte le intenzioni di fare tanto per il nostro Paese viene accolto a male parole e additato come simbolo della mala-politica? Siamo un popolo di ingrati. La delusione dev’essere stata atroce per uno che ha tanto a cuore gli italiani. Forse ha anche pianto. Di certo ha posto il capoccione sul petto della signora Mastella e piagnucolato “ce l’hanno tutti con me, anche quei cattivoni dei blogsss”. Come può una moglie premurosa rimanere insensibile a un fatto come questo? Ingiurie! Falsità! Menzogne! Il popolo del web (una massa schiumosa non meglio identificata, ndr) sta rovinando la vita dei Mastella! È profondamente ingiusto. È ora che i blog chiudano. Se devono parlare male di suo marito è ora che spariscano. Giù la maschera, prendetevi le vostre responsabilità o vi denuncio. E a chi? Ai Carabinieri? Alla Polizia? No, direttamente al… Ministro della Giustizia, che ora chiede di oscurare (sottolineo oscurare) per primo l’indirizzo http://www.mastellatiodio.blogspot.com/. Egregio Ministro, da cittadino italiano (e dunque come suo datore di lavoro) mi permetto di chiederle con quale accusa. Quale sarebbe il reato contestato al suddetto blog e a tutti gli altri coinvolti nelle polemiche di questi giorni come http://www.dementemastella.blogspot.com/ o http://www.clementepastella.blogspot.com/? È un reato dichiarare il proprio odio o antipatia verso un’altra persona? Posso essere d’accordo che non sia una cosa elegante o opportuna, ma non capisco perché non si possa fare. Certo io non so cosa si prova, forse io per primo sarei infastidito se sapessi che ci sono persone talmente logorate dalla mia presenza da spendere il loro tempo per produrre materiale su di me anziché andare a giocare a squash (anche se a pensarci bene forse ne sarei lusingato…). Diffamazione? Calunnie? Sostengono forse il falso? Sono forse entrate in Rai perché raccomandate da Ciriaco De Mita? Hanno forse vinto la loro prima elezione nel 1976 dopo aver telefonato ad ogni elettore della sezione dalla sede Rai di Napoli fingendosi il direttore della medesima e consigliando la propria candidatura? Percepiscono forse la pensione dall’ordine dei giornalisti dopo un anno e poco più di servizio e poche migliaia di euro di contributi figurativi pur ricevendo ogni mese una sontuosa indennità parlamentare? Rastrelliamo caro Ministro, rastrelliamo i dissidenti prima delle prossime elezioni. Ma stia tranquillo sappiamo che lei le vincerà. Non importa se con la destra o la sinistra: Mastella c’è e ci fa, ci sarà e ci farà.

p.s.: se fondassimo un Mastella Antifans Club per quale violazione della buona educazione potrei essere condannato? Mamma tu che dici, mi arrestano?

04 ottobre 2007

Io la speranza la butto nei rifiuti

L’emergenza energetica non è che all’inizio. La nostra schiavitù dal petrolio sta per iniziare la sua fase terminale. Il tono apocalittico è d’obbligo: il greggio è arrivato a costare 80 dollari a barile e le previsioni dicono che entro Natale 2008 sfonderà quota 100. Anche la AIE, l’agenzia per l’energia dell’Ocse, lo ha ammesso: entro il 2012 (fra quattro anni!!) la domanda potrebbe superare l’offerta e di conseguenza il mondo si troverà a corto di petrolio. Il quadro non è per nulla confortante. Il capo degli economisti della AIE Fatih Birol ha dichiarato recentemente a Le Monde: “Senza una crescita esponenziale della produzione irachena, nel 2015, quale che possa essere l’offerta dell’Arabia Saudita, il mondo andrà a sbattere contro un muro”. Al momento la stima delle risorse petrolifere, tra nuove scoperte e sfruttamento dei giacimenti già esistenti, non dovrebbe arrivare ai duemila miliardi di barili. Sembra tanto? Non lo è. Ne consumiamo infatti trenta miliardi l’anno, ma la cifra è destinata ad aumentare nell’immediato futuro in maniera esponenziale, tanto da far prevedere alla stessa AIE un consumo nel 2025 di 116 milioni di barili di greggio al giorno. Un’enormità. Buona parte della colpa di questa esplosione è da imputare ai paesi in via di sviluppo come la Cina e l’India il cui boom industriale comporta scompensi sugli assetti economici mondiali. Fonti energetiche incluse. Le nuove economie crescono e sono affamate. Per di più inseguono modelli di consumismo occidentali che, nello scenario che si prefigura, diventano pericolose iperboli proprio nel momento in cui tali modelli mostrano i propri limiti. Non ci sono solo la Cina e l’India, sono molti altri i mercati per i quali si prevede un aumento della domanda, primi fra tutti gli stessi Paesi dell’Opec, che per rispondere alla crescente richiesta interna saranno costretti a diminuire le esportazioni. Non basterà dunque far lievitare il prezzo. In pratica la produzione nei prossimi anni aumenterà, ma non abbastanza da rispondere agli aumenti della domanda che entro breve supererà di gran lunga l’offerta. In questo scenario drammatico si è però acceso il lumicino di una speranza. Si tratta di un’invenzione, una vera invenzione, una di quelle che possono realmente cambiare le sorti del mondo. Al di là della retorica la scoperta dell’ingegner Luciano Patorno, genovese di 63 anni, e della sua socia in affari Nancy Ho (biologa statunitense di 71 anni) potrebbe traghettarci verso un futuro migliore, un futuro sostenibile, senza per giunta intaccare le nostre abitudini quotidiane. I due sono riusciti a convertire in etanolo i rifiuti urbani, dando vita alla migliori delle ipotesi: energia pulita ed economicamente vantaggiosa per tutti, nessun escluso. Ci liberiamo dai rifiuti e produciamo energia, senza affamare il Terzo Mondo. Sembra un’utopia e invece è realtà: in Canada è già in funzione la prima “bioraffineria” progettata dall’ingegner Patorno che produce, partendo da rifiuti ricchi di cellulosa, vero e proprio carburante e lo vende alla Shell. Si tratta di E85: 85% di etanolo e 15% di benzina. Una miscela che con un piccolo ritocco ai motori attuali (niente di rivoluzionario dunque anche per gli amanti del rombo classico) potrà essere utilizzato al 100% dalle nostre vetture, trattandosi di alcol etilico completamente privo di acqua. Non solo: l’E85 presenta un contenuto energetico tre volte superiore a quello dell’etanolo tradizionale ed elimina del 75% la produzione di anidride carbonica, principale causa dell’effetto serra; abbassa del 5-10% le emissioni di ossidi di azoto e zolfo ed è privo di metalli pesanti; azzera le polveri sottili ed è totalmente biodegradabile; infine ha un prezzo alla produzione di 0,30 euro al litro, vale a dire lo stesso della benzina verde e la metà del bioetanolo derivato dal mais. Controindicazioni? Nessuna! E dove sta la fregatura? Per una volta tanto la fregatura non c’è. Il costo di una raffineria secondo Patorno è di circa 65 milioni di euro. In pratica se lo Stato decidesse di costruirne 100 investirebbe circa 12.500 miliardi di lire (in pratica un terzo della finanziaria) liberando per sempre il Paese dalla schiavitù della benzina. Sarà per questo che nessuno in Italia non ha ancora mosso un dito?

28 settembre 2007

Un sms da divorzio

Capita a tutti di sbagliare un numero di telefono. Quante volte inviamo per errore un sms alla persona sbagliata. A me capita di continuo... Il problema, in genere, si risolve inviando un nuovo sms con qualche parola di scusa contornata da apodittiche considerazioni sulla propria demenza senile in precoce stato d'avanzamento. Ma non sempre sono sufficienti due parole di prostrazione. Le conseguenza possono assumere toni drammatici se, ad esempio, la persona che riceve il messaggio è vostra moglie e diventano irrimediabili se l'sms in questione era destinato alla vostra amante che da tanto custodivate nell'ombra. Questo è ciò che è successo a Shane Warne, noto campione di cricket australiano (ma oggi ancor più noto per le sue distrazioni), che per una fatale coincidenza digitale si è inesorabilmente giocato il matrimonio.
"Ciao bellezza, sto parlando coi miei figli, la porta sul retro e' aperta"
questo il messaggio incriminato inviato da Warne dalla sua casa in Inghilterra.
''Hai scritto alla persona sbagliata''
gli ha semplicemente risposto dall'Australia la moglie, Simone Callahan, la quale non ha ovviamente preso bene la cosa, anche se da donna credo sia rimasta più delusa dalla stupidità del marito che non dal suo tradimento. Ah gli uomini. Con grande signorilità ed una reazione a dir poco pacata, la (ex) signora Warne, ha chiesto definitivamente la separazione, concedendo alla stampa anche una battuta:

''Non abbiamo cancelli che danno sul retro, quindi quella ragazza avrà dovuto
pure scavalcare il recinto. Che patetici!"

Non voglio inoltrarmi in una questione etica e morale e dare un giudizio sul giusto o sbagliato, quello lo lascio alla coscienza di ognuno di voi, ne tanto meno voglio occuparmi della eterna diatriba se sia meglio confessare un tradimento o tacere per sempre per il bene del partner o più semplicemente per il bene nostro. Penso soltanto che se devi commettere un'azione per quanto vergognosa e inaccettabile, nel momento in cui devi farla, falla almeno nel migliore dei modi. Un po' di professionalità, e che diamine!


24 settembre 2007

Acquistare l'informazione

Marcello Dell'Utri, un nome un avviso di garanzia. Un uomo la cui capacità di riproporsi nelle italiane vicende è seconda solo alle sue possibilità imprenditoriali, a quanto pare. Già perché il pregiudicato senatore forzista è da poco diventato novello editore, e mica di un giornaluccolo qualsiasi, bensì di un bel quotidiano, per la precisione il decimo in ordine di importanza e diffusione nel nostro paese. Ma procediamo con ordine. Era la metà dello scorso luglio quando il quotidiano E-Polis fondato da Nicola Grauso (già in precedenza noto come il Bill Gates di Orgosolo), e presente con 15 edizioni in altrettante città italiane, interrompeva la pubblicazione nonostante i dati Ads relativi alla sua diffusione fossero molto incoraggianti. Dopo quasi tre anni di attività, il giornale diretto da Antonio Cipriani con ben 160 mila copie era riuscito ad approdare nella top-ten dei quotidiani più venduti in Italia, nonostante, aggiungo io, un taglio sinistrorso... In realtà l'interruzione pare essere stata causata dalla rottura dei rapporti tra Garuso e lo stampatore Umberto Seregni (pare che quest'ultimo vantasse un credito di 19 milioni di euro... e che non fosse l'unico debito della società...). I primi a pagarne le conseguenze furono ovviamente i dipendenti: 130 giornalisti furono invitati ad andare in ferie e molti di loro erano anche in scadenza di contratto. La buona notizia di settembre è che il quotidiano ha riaperto i battenti e dal 10 ha ricominciato a circolare. Il salvatore ha la faccia e il portafoglio di Alberto Rigotti, già vicepresidente della Infracom e fondatore della banca d'affari Abm Merchant, che attraverso la società Valore editoriale srl è diventata la nuova azionista di maggioranza del gruppo. Il nuovo cda, presieduto da Alberto Rigotti, è così composto: Luigi Barone (direttore centrale Antonveneta Abn Amro e direttore generale di VenetoSviluppo spa), il senatore Marcello Dell'Utri (presidente fondazione Libreria via Senato, presidente e AD di Publitalia), Nicola Grauso, Felice Emilio Santonastaso (titolare cattedra diritto commerciale presso La Sapienza di Roma) e lo stampatore Umberto Seregni. La prima riunione del cda ha deliberato la ricapitalizzazione del gruppo, e il cambio di ragione sociale della controllata Epm (concessionaria di pubblicità) in Publiepolis spa (un nome un programma...) al cui vertice è stato posto il senatore Dell'Utri. La ripresa delle attività del quotidiano è stata subito accompagnata dalla denuncia della Fnsi: l'organico è stato ridotto (30 giornalisti non sono stati richiamati) e le redazioni locali sono state cancellate (è rimasta aperta soltanto la redazione centrale di Cagliari). Inoltre pare non essere stata concordata "nessuna garanzia professionale", "l'assetto proprietario non è chiaro e non sono stati pagati gli stipendi arretrati ai redattori, né i contributi previdenziali di molti mesi, né i compensi ai 200 collaboratori". Ma perché mai una cordata di centrodestra capitanata da un pregiudicato di fede berlusconiana dovrebbe interessarsi a un quotidiano (quasi quasi di centrosinistra) in crisi? La risposta è semplice: è la più conveniente delle pubblicità elettorali. La perplessità sulle intenzioni di questa acquisizioni mi sono state confermate dalle parole di un amico che lavora per il gruppo e che era presente alla prima riunione tenuta dal senatore. Intenzione di Dell'Utri, secondo il suo discorso inaugurale, sarebbe quella di "modificare l'opinione pubblica"... "riuscendo a penetrare in modo particolare le zone più ostili al centrodestra"... In pratica Dell'Utri e soci si sono comprati uno strumento eccezionale di propaganda per penetrare le fasce che non sono colpite dai normali cartelloni blu...

12 settembre 2007

Cocco belloooooooo!!!

Cosa fa un calciatore famoso giunto a fine carriera per non finire inesorabilmente nel dimenticatoio? Se avete risposto il commentatore sportivo o l'allenatore avete sbagliato. Non è colpa vostra, ma i tempi cambiano: oggi non c'è niente di meglio che lo sfavillante e rutilante mondo dello spettacolo. E come entrarci dalla porta principale? Ci vuole una bella spiaggia caraibica e un reality dai meccanismi collaudati. E' così che Francesco Coco (chii?), la settimana scorsa , a soli 30 anni, ha deciso di appendere le scarpine al chiodo. Dopo una breve ma brillante (???) carriera calcistica (Sì Coco è un calciatore. Sì proprio uno di quelli che prendono i milioni) durante la quale gli infortuni hanno di gran lunga superato le vittorie, l'aitante giovinotto ha preso la drastica decisione di dare l'addio al calcio. Non se n'è accorto nemmeno un tifoso. In effetti Coco deve maggiormente la sua celebrità ai suoi incidenti extracalcistici, e quando si dice extracalcistici si intende gossip, veline, schedine, letterine e litigi del sabato sera, che negli ultimi anni gli sono valsi fior fior di copertine sui più rinomati settimanali rosa. Una fama che ha finito per offuscare la sua immagine di sportivo: d'altra parte era più il tempo che aveva libero di quello che passava in campo, pardon, in panchina. Si sa, la stampa rosa non perdona (Signorini docet). Più che per i gol, Coco è balzato alle cronache per le sue love story: facendo un riassunto delle puntate precedenti troviamo Arcuri, Lodo, De Grenet, Bundchen... senza tener conto dei numerosi flirt veri o presunti con cui il bel Francesco ha collezionato più gnocche che tifosi. Per non farsi mancare nulla, si è perfino reso protagonista di due "scandalucci". Uno l'estate appena trascorsa, in Sardegna, quando due donne pronte a contenderselo l'hanno conivolto in una vera e propria rissa. L'altro qualche tempo addietro, con alcune sue foto che lo ritraevano in barca in compagnia di alcuni uomini dall'aspetto quantomeno ambiguo. Insomma più che apparire nelle figurine, Coco appariva nelle figuracce e questa sua inclinazione non poteva non portarlo all'Isola dei Famosi, dalla quale dichiara tronfio come un bigné: "fino a oggi la gente mi conosceva per quello che è stato scritto di me. Adesso [...] avrò la possibilità di farmi conoscere per quello che sono veramente". Chissà se sono della stessa opinione gli autori della trasmissione o se hanno invitato l'ex calciatore solo per stimolare la curiosità del pubblico, dal momento che nell'elenco dei nomi dei i concorrenti della prossima edizione dell'Isola compaiono anche i nomi di due omossessuali come Cristiano Malgiolio e Alessandro Checca Paone (da questo proprio non me l'aspettavo... ma non era quello che odiava i reality?). Ho paura che l’edizione di quest’anno sarà ancora più finta e deprimente di quella degli altri anni... però non vedo l'ora di vedere Malgiolio in costume e piume di struzzo mentre tenta di aprire la noce di Coco... (si lo so è banale, ma non sapevo come chiudere. Che amarezza.)

11 settembre 2007

I primi effetti del V-day

dal Sole 24 ore: Sabato mattina io e Candida eravamo a Milano, per l'esattezza in piazza Lima, tra tutti coloro che si sono alzati, si sono infilati le scarpe e, documento alla mano, sono scesi per comunicare all'Italia senza gridare slogan né tantomeno gettare bottiglie incendiarie, il proprio dissenso. Abbiamo firmato la proposta di Beppe Grillo per un parlamento pulito, perché crediamo sia una cosa normale, anzi oserei dire naturale, che un cittadino italiano condannato per qualsiasi crimine debba perdere il diritto a candidarsi come rappresentante del popolo. Il giorno dopo però, su tutti i giornali e i notiziari, nessuno si è occupato di questo aspetto dell'iniziativa, ma tanti, troppi si sono piuttosto concentrati sulla minaccia politica rappresentata da Grillo. Già, un comico che parla di politica preoccupa. Va bene soltanto se fa le imitazioni al bagaglino, ma non metta becco su proposte di legge o su vicende di dubbia limpidezza (qualcuno si ricorda della vicenda Guzzanti?).
Se Grillo fa scendere in piazza un triglione di persone, significa che vuole fondare un nuovo partito, non che il suddetto triglione di persone s'è rotto le palle (scusate la franchezza) della classe politica e preferisce informarsi autonomamente su internet anziché ascoltare quanto ha da dire la stampa ufficiale.

07 settembre 2007

27 agosto 2007

Calciobalilla olimpico

Prima del ricordo viene il rumore: quel "tlack" della molla, quello scorrere frenetico della pallina, quel frullo del rullare (vietato dalle regole ufficiali, ma che piace tanto ai bambini e non). Il calciobalilla o, se preferite, calcetto o ancora biliardino e i suoi inconfondibili rumori che rievocano il tempo spensierato dell'infanzia, che riportano alla mente un bar, un oratorio, uno spazio aperto dietro la spiaggia, approda trionfale alle Olimpiadi di Pechino 2008, seppure come sport dimostrativo, ma si sa, spesso questo è la porta di servizio per entrare poi nel medagliere ufficiale. Fa un po' sorridere e affascina che questo gioco ritenuto ancora un semplice divertimento venga considerato uno sport, ma massimo rispetto per coloro che si allenano cinque ora al giorno per diventare veri campioni. Perchè il calciobalilla in realtà ha una sua federazione www.ficb.it con le sue regole e i suoi campioni e da tre anni si disputano i campionati mondiali, nel 2006 vinti tra l'altro, per la sezione femminile, da una italiana, Samantha di Paolo. Certo che è proprio buffo pensare a tutti quelli che, decisamente scarsi di piede, per fare gol non avevano alternativa che scalmanarsi aggrappati alle manopole di quel surrogato del pallone, e che poi andavano fieri di quel dolce dolore dell'acido lattico ai polsi, oggi potrebbero sognare di vincere una medaglia nientepopòdimenoché alle Olimpiadi. Un lamento si è già alzato: non sarà mica sport questo? Forse no, perchè il calciobalilla è il calciobalilla. Dove se non sei rapido e concentrato, sei finito. Dove non serve avere il fisico per essere un campione, basta la testa. A Pechino ne vedremo delle belle in attesa dell'ammissione della scala quarante e del tresette. O sennò un bel settemezzo... sbaalllaatooo!

23 agosto 2007

La puttana virtuale, ovvero il sesso che ti ricarica

Nella rete il sesso dilaga. Per qualcuno è una piaga, per altri è un business per molti un semplice passatempo. Sesso, sesso, sesso. Non a caso il termine richiama la parola ossessione. Sesso come ossessione, sesso come chiodo fisso, ma anche sesso come scacciapensieri. Per molti il sesso sulla rete rappresenta l’evasione da una quotidianità di certo meno appagante di quanto la virtualità ti permetta di assaporare, o meglio annusare dato che intrinsecamente essa è vedere ma non toccare. E allora tutti a indossare maschere tuffandosi nel marasma della chat, stanza da dividere con una moltitudine pur rimanendo soli. La vita altrui ti sfiora. Come in un luogo privo di luce brancoli a tastoni accarezzando costumi di gommapiuma. Forme, non vite. Così non sai chi hai davanti e come in uno specchio surreale non sai nemmeno più chi sei. Rifrazioni immaginarie. Giochi, perché tutti giocano e non vuoi negarti questa possibilità, perché la tua identità si confonde nella depravazione mutata in lecito. Giochi nella convinzione che pur sempre di un gioco si tratti. Finché non incontri chi di questa inesistenza ha fatto la propria esistenza. Dal gioco trae profitto e ti domandi se sia o meno il caso di biasimare. Uno schiaffo ti riporta al buio che ti circonda, perché sei vero e sai di esserlo, ma il resto lo è? Pensi all’immoralità o all’illegalità, due concetti che, quando si parla di sesso, non ti sono mai stati chiariti. La botola che hai alzato ti mostra il bivio: lasci o raddoppi. Entri o scappi. Entri perché vuoi sapere, vuoi capire com’è fatta una puttana virtuale, ancora stupito e spaventato dalla sua concretezza e dal suo realismo e apprendi che ci sono puttane virtuali e puttane che battono anche sul web. Opti per le prime. In fondo nei telefilm americani c’è sempre qualcuna che si è pagata il college con qualche marchetta, e benché tu non possa annoverare esempi di questa pratica nel breve giro delle tue conoscenze non ti stupisce che la tecnica sia sdoganata anche sul web. Basta una cam per accedere al lusso e qualche spicciolo per godere. In più il vantaggio morale d’esser convinti che chi hai di fronte non lo fa per disperazione. Semplicemente gioca a Monopoli con soldi veri, i tuoi. L’equazione che realizza il bilancio è semplice: facciamo sesso ma siamo in due luoghi differenti. Autoerotismo in cambio di una ricarica telefonica. Interattività via cavo in cambio di traffico prepagato. Di chi è l’affare? Di chi si scopa lo schermo o di chi a fine mese si paga le bollette? L’amara considerazione ti vieta anche l’unico momento di piacere.

15 agosto 2007

Il miraggio dell'ecobenzina e la fame

L’Unione Europea si è prefissata l’obiettivo di sostituire con ecobenzina almeno il 10% del carburante consumato dai veicoli entro il 2020. Gli Stati Uniti hanno deciso di aumentare di sei volte la produzione di etanolo raggiungendo i 35 miliardi di galloni entro il 2017. Ma il bioetanolo rappresenta veramente il futuro dei carburanti? La risposta è no. O meglio esso non rappresenta la soluzione definitiva al problema ma non è nemmeno una mera illusione. Miscelato con i carburanti fossili consente in effetti di diminuire le emissioni e i consumi, ma da solo non può rappresentare il dopo-petrolio. Non solo, è stata sufficiente l’ipotesi di un suo utilizzo massificato per scatenare preoccupanti effetti a catena. Il grande interesse riscosso negli ultimi tempi dal bioetanolo ha già portato a delle conseguenze tangibili che non sono per nulla confortanti. Il passaggio è molto semplice: l’aumento di richiesta di “ecobenzina” porta a una sensibile crescita della domanda di granturco, materia prima nella produzione di etanolo. Questo spinge i coltivatori a preferire il mais alle altre coltivazioni in previsione di maggiori guadagni. Il primo paradosso dell’ecobenzina impone infatti che la ricerca dell’indipendenza energetica dal petrolio renda l’industria dell’ecocarburanti dipendenti dagli alti prezzi del greggio. Le prime a farne le spese sono dunque le altre coltivazioni, come ad esempio il grano. Non ci credete? La De Cecco ha già aumentato del 10% i propri listini e presto toccherà alla Barilla fare altrettanto: il prezzo del frumento sta salendo rapidamente alle stelle e questo prima ancora che esista una reale domanda di ecocarburanti. Inoltre l’attuale capacità produttiva di etanolo non è ancora in grado di raggiungere enormi quantità come quelle prefissati dagli USA. Per farlo sarebbe necessario coltivare a granturco buona parte del suolo americano! La seconda macro-conseguenza della distrazione del granturco dal settore alimentare a favore di quello dei carburanti consiste nella crescente difficoltà e futura totale impossibilità per alcuni paesi di accedere a tale fondamentale risorsa di cibo. In parole povere, aumenterà la fame! Se tutti i prodotti derivati direttamente o indirettamente dal mais costeranno di più, per i paesi occidentali significherà un aumento dei prezzi in primis del settore alimentare ma anche di tutti gli altri settori con una crescente forbice tra coloro che potranno o non potranno acquistare. Per i paesi in via di sviluppo e per tutti i paesi più poveri la realtà sarà ben presto molto più drammatica, in quanto non potranno competere con la crescita costante dei prezzi e non potranno quindi accedere alle risorse fondamentali per vivere! Tutto questo è già chiaro ben prima che il bioetanolo sia diventato una realtà! Infatti stiamo ancora parlando di miraggio dell’ecobenzina, in quanto non è ancora chiaro come e in che quantità potrà e sarà opportuno farne uso. L’impressione è che si tratti di un’altra astuta manovra per riempire sempre le stesse tasche a discapito della vita del resto del mondo.

20 giugno 2007

L'età dei figuranti

Alle volte ci imbattiamo in persone il cui volto non ci è nuovo ma alle quali non sappiamo attribuire le qualità che le hanno rese famose. Forse è la distrazione o forse il continuo bombardamento dei media, ci ha reso l’abitudine a convivere e incontrare star e starlette di ogni genere tanto da sorvolarci sopra, rischiando così figure barbine o peggio venire accusati di invidia per la popolarità altrui. In questi ultimi giorni ho vissuto momenti di disagio nel tentativo di decifrare la qualifica di un personaggio che avrei dovuto conoscere e riconoscere. L'altra sera infatti mi sono imbattuta nella pubblicità di un noto(?) settimanale gossiparo, la quale sollecitava con enfasi di correre subito in edicola a comperare l'ultimo numero per non perdere i fantastici poster di Valentino Rossi e di Alberto ex G.F. Ora, l'identità del dottor Rossi mi è nota, ma quella di tale Alberto mi era del tutto estranea, tanto più che la qualifica con la quale veniva designato è stata per me depistante: "Alberto, ex G.F.”. Vuoto pneumatico. Perché mai avrei dovuto conoscere questo benedetto Alberto già della Guardia di Finanza. Il generale Speciale, balzato alle cronache in questi ultimi tempi, di nome mi pareva facesse Roberto, non Alberto. E poi perché mai la gente dovrebbe nutrire il morboso interesse di possedere il poster del generale Speciale? Mi sono quindi resa conto della mia profonda ignoranza, perché sfogliando certi settimanali non riconosco nemmeno i personaggi di copertina, assunti a tale collocazione per evidenti meriti che io vergognosamente non so loro attribuire. A volte mento spudoratemente, lo ammetto. Mi nascondo dietro qualche pietosa bugia che giustifichi la mia momentanea ignoranza o a qualche frase di circostanza del tipo “Me lo ricordavo più grasso" o "Ma non era biondo?”. Una cosa è certa, mai chiedere spiegazioni che possono farti precipitare ancora più in fondo alla classifica degli ignoranti, molto meglio continuare a fingere. Stamattina ho chiesto a una collega se sapeva chi è Alberto della Guardia di Finanza. Dopo una breve esitazione durante la quale mi ha guardato come se venissi da Marte, mi ha istruito che G.F. sta per Grande Fratello e ha smascherato la mia incompetenza sull'attualità.

19 giugno 2007

Tette al vento, ma culi ben coperti

Che gli Stati Uniti d'America fossero un paese pieno di contraddizioni lo sapevamo già. Un grande paese con stati molto ricchi e altri poveri, posti dove splende il sole tutto l'anno e altri sommersi sempre dalla neve, città densamente industrializzate e villaggi prettamente agricoli. Differenze radicali che si riflettono nella società: 52 stelline bianche sulla bandiera, tutte con una propria anima, stili di vita diversi e leggi proprie. Per molti è proprio questo il bello dell'America. E' così che venerdì mi capita di leggere sui giornali che a Delacambre, cittadina della Luisiana, il sindaco ha bandito i pantaloni a vita bassa e d'ora in poi chi li indosserà, mettendo in bella mostra il proprio underwear, rischia una multa di 500 dollari e fino a sei mesi di galera. Ed è sempre così che ieri gli stessi quotidiani riportano la notizia che a New York, una giovane donna è stata risarcita dal comune con 29mila dollari perché la polizia le aveva negato il diritto di andare in giro con le tette al vento, come autorizzato invece dalla legge. Nel 1992 infatti un tribunale statale ha riconosciuto che anche le donne, come gli uomini, possono andare per strada a torso nudo. Non c'è dunque da stupirsi che si tratti dello stesso Paese che per garantire la propria democrazia non esiti a toglierla ad altri.

13 giugno 2007

Troppi inchini a sua maestà

Mi è sorto un atroce sospetto. Guardo e riguardo le immagini di sua Maestà Giorgio II, Re del Texas, accolto trionfatore nella piccola regione dell'Albania e rimango attonito, anestetizzato. Mancava soltanto l'edificazione di apposito arco monumentale a sancire la sacralità del momento. Un piccolo stato in cui sono ancora visibili i segni lasciati da una dittatura comunista che applaude e impazzisce in preda al giubilo collettivo per colui che è stato definito in molti modi, e uno meno lusinghiero dell'altro. Potrebbe essere, perché no. In fondo lui rappresenta lo stato più liberale del mondo.
Poi ripenso a tutti gli altri paesi europei toccati dal tour di Re Giorgio II negli ultimi giorni, e non posso non notare almeno una macro differenza: ovunque sia andato è stato oggetto di critiche e contestazioni. Non voglio commentare se queste siano state più o meno corrette, o più o meno giustificabili. Sta di fatto che le contestazioni ci sono state, in Italia quanto in Germania. Allora perché questa accoglienza trionfale nel piccolo stato albanese? Che rapporti ha Re Giorgio con la nazione che si affaccia sull'Adriatico? E poi come mai si è concesso il bagno di folla, lasciandosi toccare e accarezzare dagli amici albanesi quando in paesi almeno teoricamente più "stabili" e sicuri come il nostro non si separava dalla sua scorta e solo un cambio di auto a Roma rappresentava un rischio? Spiegatemelo.
Poi vedo un'immagine, quella che potete vedere anche voi qui di fianco: a Re Giorgio hanno "zanzato" il rolex. Il colpo di fulmine. Ora è tutto più chiaro: non tutte le comparse sono rimaste soddisfatte del proprio compenso. Il colossal è comunque riuscito.

12 giugno 2007

Un gesto onorevole

Il senatore di AN Selva ha rassegnato le sue dimissioni al Presidente Marini. A ottantun'anni ci ha finalmente dato dimostrazione di grande maturità. Non sappiamo ancora se il Presidente le accetterà, noi ci auguriamo di sì. Non solo perché non è carino rifiutare la preghiera di un anziano, ma anche perché per questo povero vecchino dotato di 4 by-pass è giunta l'ora della meritata pensione. Perché accanirsi a costringerlo a presenziare alle riunioni giornaliere con i suoi vetusti compagni? Lasciamolo andare a godersi la sua vecchiaia al circolo, a giocare alle bocce o a ramino o a ruba mazzetto. Per chi fosse stato un po' distratto nei giorni scorsi, il sentatore Selva si è reso protagonista di una vicenda quanto meno curiosa dirottando un'ambulanza per farsi trasportare ai centri televisivi de La7 (un impegno irrinunciabile). Particolari divertenti sono emersi dalle dichiarazioni degli operatori 118 che hanno sostenuto di aver ricevuto minacce e spintoni (spintoni??? ma ha 81 anni e 4 by-pass!!) e di essere stati sollecitati al trasporto onde evitare il licenziamento. Noi immaginiamo al suono del consueto "Lei non sa chi sono io!". Ora attendiamo speranzosi la decisione del Presidente Marini.

07 giugno 2007

Italiani nel mondo... indignatevi

La notizia è di due giorni fa: il senatore CDL Sergio De Gregorio, presidente della commissione Difesa di palazzo Madama, è indagato per il reato di riciclaggio con l'aggravamente di aver favorito una associazione mafiosa. I magistrati dell'antimafia di Napoli, in passato spesso elogiati dallo stesso senatore per il lavoro svolto nella lotta contro il crimine e per giunta in scarsità di mezzi, l'hanno messo sotto inchiesta, inserendolo in una delle tante inchieste sui clan camorristici. Ad incastrare l'onorevole senatore, a quanto pare, è stato il ritrovamento di una serie di assegni girati dal parlamentare a Rocco Cafiero, meglio conosciuto come 'O Capriariello, nome noto nell'ambiente del contrabbando partenopeo, legato agli ambienti del clan Nuvoletta. Nella vicenda sarebbe coinvolto anche Mario Nocerino, arrestato circa un anno fa con l'accusa di aver organizzato un voto scambio di tipo mafioso per le elezioni comunali in cui il figlio Giuseppe era candidato con Forza Italia. Il tribunale del Riesame ha tuttavia annullato l'ordinanza perché non è considerata provata la natura camorristica dei legami, e ora la Procura sta per chiedere il rinvio a giudizio per voto di scambio "semplice". Non è ancora chiaro cosa ci facessero degli assegni del rispettabilissimo senatore De Gregorio a casa di Cafiero. Una prima giustificazione parrebbe far riferimento all'acquisto di un immobile, per il quale però, almeno per il momento, non è stato rinvenuto alcun atto di compromesso. Evidentemente a Napoli le case prima si pagano e poi ci si accorda... Alla Guardia di Finanza è allora venuto un dubbio e i magistrati hanno inserito il portavoce degli Italiani nel mondo nel registro degli indagati. Interpellato dai giornali De Gregorio si è ovviamente sbrigato a rassicurarci affermando di aver firmato un preliminare di acquisto con una signora che non sembrava avere problemi penali, e si è dimostrato anzi lusingato dall'interessamento dei giornali al suo caso: "...se il Corriere si impegna in questa battaglia vuol dire che sono diventato selvaggina pregiata...". Finalmente De Gregorio fa audience! Tanto in Italia il fatto che un politico possa avere legami con la mafia non stupisce più nessuno e, quello che è ancor più grave, non scandalizza più. Dovremmo essere tutti indignati, per primi coloro che hanno visto in Italiani nel mondo una nuova speranza politica. D'altra parte come non porre fiducia in un uomo che passa da sinistra a destra peggio di una pallina da tennis? E' ora che i politici vengano sollevati dal loro incarico in caso risultino indagati e che, se riconosciuti colpevoli, se ne vadano in galera! Invece, ormai è storia nota, siamo rappresentati da pregiudicati e pluricondannati.

06 giugno 2007

Topless vietato ai marinai

Uomini d'onore, fieri, diritti come fusi e pure casti: così la Royal Navy vuole i suoi marinai. E' da un po' di tempo a questa parte infatti che la Reale Marina Britannica vieta a i propri marinaretti di appendere nei loro armadietti e nelle cambuse immagini di pin-up poco vestite. Motivo del divieto? Ufficialmente, i membri del consiglio dell'ammiragliato hanno bandito le donnine nude per rispettare tutti i membri della marina, attualmente composta anche da molte donne e individui appartenenti a minoranze etniche e diversi gruppi religiosi.I marinai replicano difendendo la loro privacy. La notizia pare essere trapelata a The Sun, il famoso tabloid inglese, grazie alla soffiata di un marinaio infuriato che ha scritto al giornale: "La marina vieta le nostre Pages 3 in gran segreto". The Sun è sceso quindi sul piede di guerra contro il bando della Marina di Sua Maestà e a difesa delle sue ragazze in topless, che ogni giorno occupano la terza pagina del quotidiano popolare, domenica ha mandato le due conigliette più famose del tabloid a picchettare il porto di Portsmouth. Ora, in qualità di esponente dell'universo femminile, capisco e difendo la dignità della donna e bla bla bla, ma in fondo questi ragazzi che male fanno? il rispetto è tutt’altro e poi anche ste povere ragazze, non le vorremmo lasciare senza lavoro, no? Le tradizioni vanno rispettate, evviva la terza pagina del Sun! E questi marinaretti, come fanno altrimenti a passare mesi interi in alto mare in piena solitudine?

05 giugno 2007

Il senso della vita, dopo la morte

Avete mai visto quest’uomo? Magari avete incontrato la sua simpatica facciona in tribunale o su Canale 5, durante il programma di Bonolis "Il Senso della Vita". Si chiama Vitto Claut, è un avvocato di Pordenone ed è giunto agli onori della cronaca per essere il primo e unico italiano ad aver aderito al programma di ibernazione della Alcor Life Extension Foundation di Scottsdale, in Arizona. Alla modica cifra di 3.600 euro l’anno (per un totale di 175.000 euro) si è infatti assicurato una cella personalizzata per essere “cryogenato” nella clinica della Alcor non appena passerà a miglior vita. La sua fede per la scienza l’ha portato ad affermare: “se riuscirò a prolungare anche solo di un giorno la mia vita per vedere come sarà cambiato il mondo fra 100 o 200 anni, tutto questo avrò avuto un senso”. È proprio questo l’obiettivo della fondazione americana: il defunto viene immediatamente ibernato secondo un particolare procedimento che consiste nel portare la sua testa a -90° entro pochi minuti dal decesso. Negli attimi successivi i fluidi corporei vengono mischiati a una particolare soluzione e il corpo viene immerso a testa in giù nell’azoto liquido in una capsula personale. L’abbonato verrà risvegliato non appena la medicina avrà scoperto… come fare.
In pratica le salme rimarranno in attesa che la scienza scopra una cura contro la morte.
Oltretutto, come è facile intuire, per l’efficacia del processo di ibernazione è indispensabile la tempestività d’intervento e per questo al momento del decesso il corpo del defunto dovrebbe trovarsi in una delle cliniche convenzionate con la fondazione (tutte in Arizona a quanto pare). Questa controindicazione non ha scalfito minimamente l’entusiasmo del Sig. Claut, che non appena è venuto a conoscenza del programma della Alcor se n’è subito appassionato, tanto che ne è diventato un autentico promotore. Il suo obiettivo è quello di coinvolgere anche altre persone in questa “esperienza” e poter magari aprire un centro Alcor anche in Europa, magari proprio in Italia. Carico di eccitazione per il progetto sostiene di non temere qualche scherzo del destino e progetta di ritirarsi in una delle cliniche convenzionate quando sentirà avvicinarsi la fatidica ora. Dà un certo conforto sapere che c’è chi in vita si preoccupa di come affronterà la morte e soprattutto pianifica la propria resurrezione. E pensare che c’è ancora gente che affronta ogni giorno come se fosse l’ultimo; che si sveglia ogni mattino e non ha la certezza di arrivare a sera. Non ci resta che sperare che trovino al più presto questa benedetta cura contro la morte. Magari un giorno riusciremo a trovare anche un antidoto alla stupidità e, non sia mai, all'egoismo. Ma sempre, sia chiaro, per il bene della scienza.

04 giugno 2007

Good bye Lenin!

Quanto raccontato con felice ironia nel film di Becker del 2002 è successo veramente a Varsavia: Jan Grzebsky, ex-ferroviere di 65 anni, può raccontare di aver vissuto una vicenda analoga a quella della fervente comunista protagonista della pellicola. Ridotto in coma in seguito ad un incidente sul lavoro, Jan è rimasto bloccato nel suo letto d’ospedale per ben diciannove interminabili anni. Un lunghissimo sonno iniziato nel 1988 dal quale, a detta dei medici curanti, non avrebbe nemmeno dovuto riprendersi. Condannato a una morte annunciata a causa di un forte trauma cranico si è invece risvegliato tra lo stupore e la meraviglia di infermieri e familiari e in particolare della fedele moglie Gertruda, che per tutto questo tempo ha avuto la forza di rimanergli accanto giorno dopo giorno svolgendo da sola il lavoro di un equipe di infermiere. Il miracoloso risveglio è avvenuto il 12 aprile scorso, ma la notizia è di questi giorni. Ciò che più sorprende della vicenda è l’estrema lucidità del redivivo Jan, che ha dimostrato da subito di essersi totalmente ripreso, tanto da ricordarsi, pare, le preghiere e gli incoraggiamenti che la stessa moglie e i figli avrebbero continuato a pronunciare al suo capezzale. Dopo aver conosciuto i suoi undici nipoti, avuti dai quattro figli, per Jan è cominciata la prova più dura: affrontare la Polonia del ventunesimo secolo. Nel momento in cui si è addormentato lo scenario era quello di un paese in crisi, di fronte al fallimento di un regime comunista che si avviava a momenti cruciali. Ora si ritrova un paese europeo che vive sempre più all’insegna del capitalismo. Se degli ultimi giorni della sua “precedente” vita Jan ricorda la coda per il rifornimento di benzina, i razionamenti alimentari, il generale Jaruzelski, gli scioperi di Danzica, il Patto di Varsavia, ma soprattutto la carismatica figura di Papa Giovanni Paolo II e le parole di Liech Walesa e del suo Solidarnosc, ora rimane inebriato ad osservare l’abbondanza di merce nei negozi e tutte le persone ben vestite che come uomini d’affari di Wall Street corrono per strada sbraitando al telefonino. Gli occorrerà del tempo per accettare tutti i cambiamenti occorsi nella vita dei polacchi, trauma che probabilmente si sarebbe risparmiato se fosse stato italiano. Al suo risveglio infatti avrebbe ritrovato l'Inter Campione d'Italia e il Milan Campione d'Europa, oltre che il partito democratico al centro delle discussioni politiche, Andreotti e Cossiga che fanno capolino dal senato e Pippo Baudo che entra ed esce da San Remo. Certo si sarebbe perso momenti irrinunciabili che hanno portato l'Italia ad essere un paese nuovo, come l'ascesa politica di Berlusconi e la pulizia di Tangentopoli, dopo la quale la politica italiana non è più stata la stessa...

01 giugno 2007

Cocaina a gratisss!

Lo sospettavamo da un po', e il Cnr (Consiglio Nazionale della Ricerca) ce l'ha finalmente confermato: nell'aria di Roma è stata rilevata la presenza di cocaina. La pregiata polvere bianca non è neppure la sola sostanza ad arricchire il cielo della capitale; a quanto pare sono state individuate particelle di altre sostanze stupefacenti come cannabis, hashish, nicotina e caffeina (vabbè ste due non sono poi così stupefacenti). Ecco cosa rende la città eterna superiore al capoluogo lombardo: a Milano al massimo si respirano particelle nocive, gas di scarico e nanometalli. La più alta concentrazione è stata rilevata a quanto pare nei pressi dell'Università La Sapienza, ma non è dato a sapere cosa ci porti a supporre quest'ultima informazione. Sono state sottoposte ad analoga osservazione anche altre città come Taranto e Algeri, nella cui aria è stata riscontrata la presenza delle medesime particelle, in particolare caffeina (molta caffeina), ma una percentuale nettamente minore di cocaina. Nell'aria di Napoli invece pare sia stata riscontrata la presenza di pomodoro, ma anche di molti altri elementi, tanto organici quanto non: detersivo lava piatti, plastica, anguria, uova...

30 maggio 2007

Caccia ai Teletubbies

Ho sempre sospettato che i coloratissimi pupazzotti dei Teletubbies, cartone animato ideato dalla BBC e popolarissimo fra i piccoli telespettatori di tutto il mondo, fossero strani e inquietassero più timore che simpatia, ma da qui a sostenere che rappresentino una "minaccia gay" mi pare eccessivo. Pare invece che proprio per questo in Polonia l'intera serie debba essere messa sotto osservazione. Ewa Sowinka parlamentare dell'ultracattolica Lega delle famiglie polacche, una sorta di Binetti polacca, e capo dell'Agenzia governativa per la protezione dei bambini ha chiesto a una speciale commissione di psicologi di studiare gli effetti che il programma potrebbe avere sulla psiche del pubblico infantile. Tutta colpa di Tinky Winky, il Teletubbie viola, che va sempre in giro con una sgargiante borsa magica rossa. La signora onorevole ha dichiarato preocupatissima che in un primo momento non ci ha neanche fatto caso, ma poi quando si è accorta (non si capisce come) che Tinky Winky è un maschio le si è acceso l’omo-tarlo del dubbio: "E se tutto ciò potesse avere una connotazione omosessuale?" Che il pupazzo in questione sia omosessuale è fuori discussione, ma dico io, non c'è bisogno di un pool di psicologi per capirlo. Non avete notato che oltre alla sua inseparabile borsettina, è viola, il colore che più gay no si può e che la sua antenna è a triangolo proprio come il simbolo del gay-pride?! Certo che con tutti i sacrosantissimi problemi dei bambini è proprio così urgente e importante polemizzare con un pupazzetto che, per la cronaca, non ha sesso e quindi sessualità?! E in ultima analisi: e se fosse veramente gay sarebbe davvero così grave?

29 maggio 2007

Habemus sindaco!

Tutti i giornali stamattina riportano i risultati degli ultimi due giorni di tornata elettorale. Come al solito le considerazioni sono contrastanti: tutti hanno vinto e nessuno ha perso. Ma fra pagine e pagine di autorevoli opinioni che analizzano la situazione di questa nostra povera Italia schiacciata dall'esperienza elettorale, ha attirato la mia attenzione una notiziola alquanto curiosa: il caso di un sindaco eletto con soli quattro voti. Agli scrutatori sarà bastato solo un minuto, ieri dopo le 15, per sapere chi ha vinto la curiosa battaglia tra furbi e furbetti che si è scatenata a Sambuco, piccolo paesino della valle Stura provincia di Cuneo.
Il tempo di scrutinare cinque schede e il nome del futuro sindaco con consiglio comunale annesso era già bello che fatto. Questa curiosa situazione nasce dal tentativo maldestro di aggirare la legge elettorale che, dopo due mandati consecutivi, impone al sindaco uscente di farsi da parte. Migliore soluzione? Non presentare liste e far commissariare il Comune dal prefetto per qualche mese. In autunno poi, una volta costretti a tornare alle urne, l’ex sindaco si era detto pronto a ricandidarsi e magari governare per altri dieci anni. Nessuno lo ammette, ma di sicuro i 127 abitanti di Sambuco devono averla pensata così. Invece da stamane si ritrovano con sindaco e consiglieri originari da tutte le parti d’Italia e non uno del paeso o per lo meno della valle. Erano straconvinti che il «trucco» avrebbe funzionato tanto che hanno persino scartato l’ipotesi di costituire una lista “fasulla” con gente del posto e con l’ex sindaco nelle retrovie a fare da vice. Al rischio che arrivasse una lista da fuori, erano comunque convinti che, dal momento che Sambuco conta pochi residenti e che la legge in caso di lista unica prevede che a votare sia 50% più uno degli aventi diritto, il risultato sarebbe stato lo stesso: elezioni non valide e commissariamento. Guai fare i conti senza l’oste: da Torino di liste ne sono arrivate ben due, e il quorum non serve più; basta un solo voto valido per far scattare l’elezione di sindaco e di otto consiglieri per la maggioranza e quattro per l’opposizione, anche se nessuno li ha scelti. Per settimane il passaparola ha invaso il paese: «Nessuno vada a votare o ci mettiamo nelle mani dei forestieri». Un impegno che ha resistito fino alle 16 di domenica quando due valleggiani si sono presentati al seggio. Poco dopo, altri . L’ultima speranza dei più in paese era che nel segreto dell’urna questi avessero lasciato la scheda in bianco, o almeno nulla. Speranza svanita alla chiusura dei seggi: cinque i voti, quattro preferenze per un candidato e una per l’altro. Certo che “professionisti della politica”, che si presentano ovunque ci sia una tornata elettorale ,gente che della politica ha fatto un mestiere per trarne utili di varia natura, possa governare un Comune senza sapere dov’è il municipio è davvero una vergogna , ma che questo serva da lezione agli abitanti di Sambuco e a quelli di tutti i piccoli centri d'Italia.

25 maggio 2007

Il Santo del giorno

Ben'arrivato Venerdì. No, non mi sto riferendo al tanto sospirato giorno della settimana atteso da tutti i lavoratori, ma a un bimbetto nato in quel di Genova, al quale i genitori hanno messo nome Venerdì. No, Robinson Crusoe e il suo fedele amico-servitore non c’entrano. C'entra invece un decreto che pare preveda guai nel caso si decidano per i figli nomi che fanno riferimento al sesso o siano «ridicoli e vergognosi». I genitori sostengono che otto mesi fa, quando si sono racati all'anagrafe, nessuno aveva sollevato obiezioni: l'addetto li guarda un po' perplesso, ma manda avanti la pratica,con la sola avvertenza che ai sensi di legge probabilmente dovrà fare una segnalazione alla procura, in quanto il nome Venerdì rientra nella categoria di quelli ridicoli o vergognosi». Da lì comincia l’odissea: la pratica finisce sul tavolo del tribunale di Genova, il quale sentenzia che Venerdì non può chiamarsi così: o i genitori provvedono a cambiargli i connotati anagrafici, oppure saranno gli stessi giudici ad appioppare al bimbo il nome del santo del giorno della sua nascita. Sfortuna vuole che Venerdì sia nato il 3 settembre e debba dunque chiamarsi Gregorio Magno. Povero piccolo! Mamma e papà hanno deciso di resistere fino all’ultimo grado di giudizio, convinti di avere più di un asso nella manica. La mamma, anzi, cala "il carico da undici", sostenendo che se la figlia di Totti può chiamarsi Chanel non vede perchè suo figlio non possa essere Venerdì. E in effetti... Due domande mi sorgono spontanee: come chiameranno un loro eventuale secondogenito? Sabato? E se il piccolo fosse nato il prossimo 3 giugno, lo chiamavano Trinità? Beh... questo non sarebbe poi tanto male.