24 gennaio 2007

Good Vibrations

Gli uomini non sono abbastanza uomini e le donne... beh forse sono fin troppo donne. Lungi da me il voler affrontare una impervia definizione del ruolo della donna in questa società in continua involuzione; vorrei soltanto attrarre la vostra attenzione sull'oggetto ritratto in foto. Lo so, lo so, non sono il primo che ne parla e nemmeno il più esperto, dal momento che, lo confesso, non l'ho ancora provato personalmente. L'anello in lattice commercializzato dalla nota marca di preservativi si chiama Play Vibrations, ed è uno stimolatore per Lei che va indossato dal Lui. Per tutti coloro che anche vedendone lo spot in tv a tutte le ore (alla facciazza delle fascie protette) non ne avessero ancora capito il meccanismo oltre che la funzione, il dott. Ferro si lancerà ora in una spiegazione rapida e, mi auguro efficace: il maschietto, con la destrezza che lo contraddistingue in queste situazioni, scarta l'oggetto toroidale fatto di materiale elastico e lo infila, i più bravi mi dicono con una mano sola (tenendo ovviamente l'altra sul fianco), alla base del proprio organo riproduttivo. Prima che me lo chiediate, E' ELASTICO, di conseguenza anche chi ha ricevuto generosi doni da madre natura non dovrebbe avere serie difficoltà, e chi invece presso la premiata ditta madre natura ha ancora un credito da riscuotere... beh dovrebbe farcela pure lui, al limite ci può sempre fare una piccola asola. Tuttavia sono certo che non si tratti del vostro caso. Dopo averlo opportunamente inserito (evitate esclamazioni del tipo "Agganciamento!" non tutte sarebbero in grado di apprezzare il vostro umorismo) non dovete fare altro che accendere il piccolo oggetto delle meraviglie. L'affarino applicato al vostro obelisco del piacere comincerà a vibrare scuotendovi, per così dire, nell'intimo. Per darvi un'idea le vostre chiappe flaccide cominceranno a sobbalzare ritmicamente... Dopo almeno 5 minuti di risate procedete a eseguire lo scopo della vostra missione: penetrare. A quel punto, il piccolo attrezzo (non mi riferisco al vostro membro, ma all'anello) dovrebbe fare il suo dovere per almeno altri 15 minuti (direi più che sufficienti, no?), ovvero donare maggiore e impareggiabile piacere alla donna rendendo il rituale dell'accoppiamento ancora più "avvincente" per entrambi. Se soffrite di eiaculazione precoce astenetevi. Se siete nella media siate consapevoli del rischio che correte. Se siete stakanovisti dell'amplesso... diventerete più umani. Ciò che comunque conta è che lei godrà di più. Perché, diciamocelo, l'importante è che lei provi piacere, che sia lei, finalmente, a trarre il massimo beneficio perché, se ancora non vi fosse chiaro, è solo lei che decide se e quando si fa. E se a lei piace magari prima o poi si fa. Il Play Vibrations è monouso, ma può essere acceso e spento quante volte volete. La piccola batteria al suo interno consente una durata di circa 20 minuti... il che potrebbe portarvi a pensare, secondo l'ottica da piccolo risparmiatore che è insita in tutti noi, di poterlo usare in più occasioni distinte... Il prezzo consigliato dalla casa è di 7€ (per la cronaca i nostri colleghi francesi, a quanto mi dicono, lo pagano 5€), ma c'è già chi lo vende usato sui E-Bay a 20€; ecco, forse trattasi di sòla. I più ingegnosi (o ingegnose, il dubbio si fa lecito) propongono già un sistema per collegarlo alla batteria al litio del Nokia, ma forse, considerato l'investimento richiesto, vi conviene utilizzarlo così com'è e soprattutto non dovete mai e poi mai lasciarlo incustodito! Nel caso lo dovesse trovare la vostra ragazza per voi sarebbe la fine, potreste pure fare le valigie e rifugiarvi in un eremo... a lei basterebbe una zucchina, un cetriolo o la classica banana per sostituirvi!
Forse questo vi aiuterà a capire la pericolosità di questo oggetto: dovesse cadere nelle mani sbagliate potrebbe essere la fine per il genere maschile.
Questo è quello che ci hanno ridotto ad essere, dei semplici vibratori.

15 gennaio 2007

Trenitalia, solo musica italiana

Da tempo sento crescere in me il desiderio di scrivere un post su Trenitalia, ma ogni qualvolta mi avvicino alla tastiera del mio portatile sospinto da un fatto, un’occasione o anche solo un pensiero, finisco sempre per fare dietro-front e fermarmi dopo le prime 50 battute. Va detto che sono un affezionato cliente di Trenitalia, in quanto consumo quasi tutti i week-end una discreta tratta di strada ferrata. A ragione di ciò posso dire, non senza un certo orgoglio, di avere quella che viene detta cognizione di causa. Questa sera mi sono finalmente deciso a scrivere questo post, ma vorrei solamente limitarmi a raccontare quanto accadutomi un paio di ore fa, mentre tornavo verso quella Grande Pera che è Milano. Da anni ripeto questo percorso la domenica sera. Da anni arrivo trafelato nella piccola stazione di provincia e parcheggio la vettura con manovre degne di Tokio drift. Il tutto per non perdere il treno. Per cominciare ci tengo a precisare che quel treno io non l’ho mai perso, non tanto per meriti personali (chi mi conosce sa che ho anch’io talvolta problemi con quella cosa chiamata puntualità), quanto per demeriti del servizio: il mio arrivo sui binari è sempre accompagnato dall’annuncio del cronico ritardo di 10 minuti. La prima cosa che mi viene naturale chiedermi è perché mai non lo mettano 10 minuti dopo quel stramaledetto treno, dato che lui domenica dopo domenica insiste nel ribadire che è quello il suo orario preferito? A volte capita poi, a dire il vero abbastanza spesso, che io non sia stato abbastanza previdente e che non abbia acquistato il biglietto per tempo. Non vorrei cercare una scusa, ma quando si arriva al sabato con un biglietto di sola andata (o con un mezzo diverso da un treno) non sempre si ha voglia di fare nuovamente la fila per acquistare il biglietto del ritorno. C’è internet direte voi! Certo, c’è internet… ammesso e non concesso che io abbia le conoscenze necessarie per usare lo strumento, ammetterò che mi è successo raramente, il sabato sera, di provare un’irrefrenabile cupidigia che mi spingesse alla caccia di un pc opportunamente connesso per poter eseguire tutte le simpatiche operazioni di routine. Cosa volete poi, sarà perché sono un romantico, ma mi piace pensare che il biglietto per il mio viaggio lo acquisterò al momento della mia romantica partenza nella mia romantica stazioncina. Nella stazione in questione vi è poi la simpatica tradizione di tenere un solo sportello aperto quando c’è molta gente e non tenerne nessuno quando ce n’è moltissima. Altro costume del luogo è quello di obbligarti negli orari serali ad acquistare il tuo ticket to ride mediante un apposito e davvero geniale marchingegno. Questo cubo di metallo è dotato di una piccola tastierina, probabilmente divelta dall’apparecchio, ormai in disuso, di una vecchia cabina telefonica SIP. Sopra tale tastierina (ma non immediatamente sopra!) trova posto un utilissimo display a contrasto da 3 righe… Il cellulare che possedevo 5 anni fa ne aveva uno più grande e più chiaro. Si potrebbe scrivere per ore sull’intuitività d’utilizzo di questo utilissimo aggeggio, che va dal dover scegliere la stazione di partenza (non ridete) e, ci mancherebbe, quella di arrivo mediante codici numerici. Se, come nel mio caso, dovete andare a Milano, è del tutto inutile che cerchiate di comporre la parole con i pochi pulsanti a vostra disposizione, perché non funziona come con i cellulari e non c’è nemmeno il T9 a soccorrere in vostro aiuto. Dovete spostare semplicemente lo sguardo dal vostro apparecchio e guardare quella tabella a fianco composta da una serie di righe orizzontali: quelle non sono righe, se vi avvicinate scoprirete che si tratta di nomi di località scritte in corpo 6, alle quali è stato opportunamente e saggiamente abbinato un chiaro e leggibile codice numerico di almeno tre cifre (solo tre? Che peccato). Una breve indagine (so che siete tipi svegli!) vi porterà a scoprire il codice della vostra città, nel nostro esempio, Milano, 244. Trattenuto a stento un sorriso di autocompiacimento vi troverete a rispondere, sempre tramite numeri, ad altri interessanti quesiti che il nostro amico elettronico vi porrà con un’insistenza più irritante di quella del Grillo Parlante ClemClem. Leggo un’espressione di terrore sui vostri volti. Dopo aver scelto il tipo di biglietto (le varianti sono normale o più biglietti…) e aver lottato con le dita incastrate sulla fessura-piglia-pecunia vi accorgerete che quanto prodotto non è conforme ai requisiti del treno su cui volete salire. In pratica il biglietto emesso è un biglietto ordinario che tiene soltanto conto dei chilometri che intendete percorrere, ma non del tipo di treno che intendete scegliere. Nel caso in esempio trattasi di Intercity, caratterizzato da un altisonante Supplemento Rapido che ne raddoppia il premio di acquisto. Cosa fare dunque? Non mi resta che salire sul treno e chiedere al personale di bordo dal momento che in tutta la stazione non c’è un solo omino munito di giacca verde e corrispettivo cappellino. Una volta posate le mie natiche sui confortevoli sedili che l’azienda mi mette a disposizione tento di rilassarmi, benedicendo la dea bendata che per una sera mi ha riservato i vizi di un posto a sedere. Quando il controllore si avvicina estraggo con fiducia il mio piccolo talloncino e sfoggio il sorriso delle grandi occasioni. Prima di me il funzionario decide di occuparsi del mio vicino di viaggio, un signore distinto, sulla cinquantina. Al signore viene immediatamente chiesto di pagare, con tono scocciato, un “conguaglio” di 8€. Con volto perplesso il passeggero ne chiede il motivo dal momento che è in possesso di regolare biglietto con Supplemento Rapido. Il dialogo è grosso modo questo:

Passeggero: “…ma non capisco… questo non è un Intercity?”

Controllore: “si lo è”

Passeggero: “beh… continuo a non capire… io ho chiesto un biglietto per Intercity”

Controllore: “ah ah”

Passeggero: “beh, ho acquistato il biglietto per Intercity…”

Controllore: “ah ah”

Passeggero: “l’ho pure obliterato…”

Controllore: “si ha fatto bene”

Passeggero: “lei mi ha appena detto che questo è un Intercity”

Controllore: “si lo è”

Passeggero: “ma allora perché devo pagare?”

Controllore: “perché questo treno ha la prenotazione obbligatoria del posto”

Passeggero: “e allora?”

Controllore: “allora fanno 8€ altrimenti deve scendere”

Passeggero: “fanc… piuttosto scendo! Per principio!”

…le cose si mettono male. È il mio turno:

Dastiro: “’sera, devo fare il supplemento”

Controllore: “ah, va bene, nessun problema”

Attendo paziente mentre il funzionario gioca con il suo palmarino nuovo, fiducioso come non mai in tutte le istituzioni…

Controllore: “fanno 15€ e 10 centesimi”

Dastiro: “15 eur… per cosa scusi?”

Controllore: “come per cosa? Per il supplemento no!”

Dastiro: “ma… non vorrei sbagliarmi… sa prendo questo treno soltanto da 7 anni giorno più, giorno meno, e mi pareva di ricordare che il supplemento fosse tipo 7 €…ma non so non sono un esperto”

Controllore: “si si, sono 7 euro e dieci”

Dastiro: “ma… allora non capisco… perché 15?”

Controllore: “senta giovanotto è inutile che se la prenda con me, le regole sono regole”

Dastiro: “a parte che si dice se la prende… ma… mi scusi lei, io non me la sto prendendo con nessuno, volevo solo capire… lei mi chiede il doppio di quello che pago di solito, volevo soltanto capire”

Controllore: “c’è la penale”

Dastiro: “oh mioddddio, la penale? E che ho fatto?”

Controllore: “per fare il pagamento a bordo si pagano 8€ di penale”

Dastiro: “ma se gliel’ho detto io che devo fare il supplemento!”

Controllore: “e allora?”

Dastiro: “e allora come facevo a fare il biglietto necessario se non mi date la possibilità di farlo? La stazione era chiusa e l’automatico non emette biglietti per Intercity”

Controllore: “doveva prendere un altro treno… tipo un interregionale”

Dastiro: “ah… l’interregionale… ma quale? Li avete tolti tutti! Ci sono solo Intercity!”

Controllore: “allora doveva pensarci prima… doveva comperare il biglietto prima”

Dastiro: “ma prima quando… che centra? Ho fatto il biglietto quando sono andato in stazione…”

Controllore: “senta è inutile che se la prenda con me…”

Dastiro: “uhmmm ancora… non ce l’ho con lei, sto solo cercando di capire perché devo pagare il doppio per un problema causato da voi”

Controllore: “non è colpa nostra… e poi le regole sono regole. Se non va bene deve scendere alla prossima”

Dastiro: “uhmmm, lasciamo perdere ecco i suoi 15€…”

Come si può provare a discutere con una simile ottusità?

Scarico e contrariato arrivo in città e quasi sono riuscito a scacciare il nervoso quando suadente, la voce strilla dagli altoparlanti “…vi ringraziamo per aver scelto di viaggiare con Trenitalia!”

SCELTO?????? Ma quando mai è stata una scelta???

Mi duole dirlo, ma to be continued…

08 gennaio 2007

Un'overdose d'amore

E' bastata un'overdose d'amore, proprio come quella inneggiata da Zucchero, per stroncare la vita ad un 49 enne romano che, deciso a festeggiare nel migliore dei modi il suo sabato sera, si è calato qualche compressa azzurra di troppo pagando a caro prezzo la sua serata romantica. La sua compagna, insospettita dal sorprendente irrigidimento del partner, ha pensato di chiamare i soccorsi, ma oramai era troppo tardi e per il focoso amante non c'era più nulla da fare.

Purtroppo questa non è una leggenda metropolitana... ci consola almeno la consapevolezza che il nostro protagonista è passato a miglior vita mentre faceva quanto di meglio potesse fare in questa. (scusate il cinismo e il macabro gioco di parole)

04 gennaio 2007

And the winner is...

I simpatici oggettini sottoposti all'attento esame dei militari ritratti in questa foto sono di fabbricazione russa, dettaglio che da solo dovrebbe farci intuire la particolarità di questi giochini. Gli amici li chiamano RPG, ovvero Rocket Propelled Grenade. Io non sono un esperto di armi, non ho manco fatto il servizio militare, e non sono nemmeno un esperto linguista, ma da quel poco che vedo dalla foto e dal quel poco che il nome suggerisce il mio acuto intelletto, allenato da anni di action movies, ne deduce si tratti di una di quelle cose che è meglio maneggiare con cautela, e non certo perché fragili. Evidentemente non era dello stesso avviso un simpatico brasiliano che lo scorso Agosto animato da convulso spirito di bricolage, uno di quei pruriti che solo noi maschietti possiamo capire, si è deciso a smontare con i pochi utensili di cui disponeva uno dei suddetti strumenti di sollazzo. Nella sua cassetta degli attrezzi nulla si dimostrava adatto a svolgere la funzione desiderata, così il nostro impaziente amico è uscito dal suo negozio, ha posato l'arma a terra e ci è passato sopra con la propria auto. Avanti e indietro, indietro e avanti... ma niente! Non riusciva a disassemblare quell'astruso marchingegno. Benché estenuato dagli insistiti tentativi, ha fatto proprio l'adagio secondo il quale la necessità aguzza l'ingegno: è rientrato nel negozio per riuscirne agitando tronfio una bella mazza di ferro, una di quelle mazze utilizzate per frantumare i muri per intenderci. Gli è bastato un solo colpo per distruggere 6 auto, il negozio e per entrare di prepotenza nella corsa per il Darwin Awards 2006, che, per chi non lo sapesse, è il premio riservato alla morte più assurda dell'anno. Il tema può sembrare forse macabro o di cattivo gusto (lo è?), ma lo spirito sdrammatizzante è quello tipico delle leggende metropolitane. Sul sito si possono trovare le "migliori" morti dal mondo ed è ovviamente possibile dare la propria preferenza per quelle in concorso. Imperdibile l'archivio delle passate edizioni.

03 gennaio 2007

Buon 2007 a tutti!!


Questo augurio perchè ogni giorno ne acquisisco sempre più consapevolezza: nella vita ci vuole culo! In ogni senso vogliate cogliere questa espressione. Nella vita ci vuole un gran culo. Perchè questa è l'unica cosa che ci potrà salvare, sia che vogliate fare la velina sia che, come me, non vi sentiate del tutto integrati con la realtà che vi circonda. Buon 2007 a tutti, belli e brutti, e che qualcuno da lassù (o da laggiù) ce la mandi buona.