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29 febbraio 2008

Cogli la prima mela

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23 agosto 2007

La puttana virtuale, ovvero il sesso che ti ricarica

Nella rete il sesso dilaga. Per qualcuno è una piaga, per altri è un business per molti un semplice passatempo. Sesso, sesso, sesso. Non a caso il termine richiama la parola ossessione. Sesso come ossessione, sesso come chiodo fisso, ma anche sesso come scacciapensieri. Per molti il sesso sulla rete rappresenta l’evasione da una quotidianità di certo meno appagante di quanto la virtualità ti permetta di assaporare, o meglio annusare dato che intrinsecamente essa è vedere ma non toccare. E allora tutti a indossare maschere tuffandosi nel marasma della chat, stanza da dividere con una moltitudine pur rimanendo soli. La vita altrui ti sfiora. Come in un luogo privo di luce brancoli a tastoni accarezzando costumi di gommapiuma. Forme, non vite. Così non sai chi hai davanti e come in uno specchio surreale non sai nemmeno più chi sei. Rifrazioni immaginarie. Giochi, perché tutti giocano e non vuoi negarti questa possibilità, perché la tua identità si confonde nella depravazione mutata in lecito. Giochi nella convinzione che pur sempre di un gioco si tratti. Finché non incontri chi di questa inesistenza ha fatto la propria esistenza. Dal gioco trae profitto e ti domandi se sia o meno il caso di biasimare. Uno schiaffo ti riporta al buio che ti circonda, perché sei vero e sai di esserlo, ma il resto lo è? Pensi all’immoralità o all’illegalità, due concetti che, quando si parla di sesso, non ti sono mai stati chiariti. La botola che hai alzato ti mostra il bivio: lasci o raddoppi. Entri o scappi. Entri perché vuoi sapere, vuoi capire com’è fatta una puttana virtuale, ancora stupito e spaventato dalla sua concretezza e dal suo realismo e apprendi che ci sono puttane virtuali e puttane che battono anche sul web. Opti per le prime. In fondo nei telefilm americani c’è sempre qualcuna che si è pagata il college con qualche marchetta, e benché tu non possa annoverare esempi di questa pratica nel breve giro delle tue conoscenze non ti stupisce che la tecnica sia sdoganata anche sul web. Basta una cam per accedere al lusso e qualche spicciolo per godere. In più il vantaggio morale d’esser convinti che chi hai di fronte non lo fa per disperazione. Semplicemente gioca a Monopoli con soldi veri, i tuoi. L’equazione che realizza il bilancio è semplice: facciamo sesso ma siamo in due luoghi differenti. Autoerotismo in cambio di una ricarica telefonica. Interattività via cavo in cambio di traffico prepagato. Di chi è l’affare? Di chi si scopa lo schermo o di chi a fine mese si paga le bollette? L’amara considerazione ti vieta anche l’unico momento di piacere.

06 giugno 2007

Topless vietato ai marinai

Uomini d'onore, fieri, diritti come fusi e pure casti: così la Royal Navy vuole i suoi marinai. E' da un po' di tempo a questa parte infatti che la Reale Marina Britannica vieta a i propri marinaretti di appendere nei loro armadietti e nelle cambuse immagini di pin-up poco vestite. Motivo del divieto? Ufficialmente, i membri del consiglio dell'ammiragliato hanno bandito le donnine nude per rispettare tutti i membri della marina, attualmente composta anche da molte donne e individui appartenenti a minoranze etniche e diversi gruppi religiosi.I marinai replicano difendendo la loro privacy. La notizia pare essere trapelata a The Sun, il famoso tabloid inglese, grazie alla soffiata di un marinaio infuriato che ha scritto al giornale: "La marina vieta le nostre Pages 3 in gran segreto". The Sun è sceso quindi sul piede di guerra contro il bando della Marina di Sua Maestà e a difesa delle sue ragazze in topless, che ogni giorno occupano la terza pagina del quotidiano popolare, domenica ha mandato le due conigliette più famose del tabloid a picchettare il porto di Portsmouth. Ora, in qualità di esponente dell'universo femminile, capisco e difendo la dignità della donna e bla bla bla, ma in fondo questi ragazzi che male fanno? il rispetto è tutt’altro e poi anche ste povere ragazze, non le vorremmo lasciare senza lavoro, no? Le tradizioni vanno rispettate, evviva la terza pagina del Sun! E questi marinaretti, come fanno altrimenti a passare mesi interi in alto mare in piena solitudine?

03 maggio 2007

Tette in alto

La tetta è bella. Per dirla alla Celentano, la tetta è “rock”. Non prendetemi per un maniaco o per un feticista (a dire il vero in genere sono più un fan di altre rotondità anatomiche), ma ritengo che la tetta sia superiore dal punto di vista “comunicativo”. Sarà la sua posizione alta e frontale, sarà la sua conformazione che richiama evidentemente un bersaglio, saranno i ricordi della nostra prima infanzia che sopraggiungono ogni qualvolta posiamo gli occhi su una scollatura, ma il famoso decolleté è per noi maschietti un’autentica calamita. E le donne, ahimè, lo sanno benone. Per questo la tetta è veramente potente. La consapevolezza è ciò che arma la tetta. La tetta diventa così uno strumento periglioso, in grado di controllare la nostra volontà. Lo è e lo è sempre stato, ciò che è aumentato negli anni è invece la consapevolezza. È come un medicinale con il triplo del principio attivo originale, o come il caffè-dello-studente o come un doppio Magnum Double per intenderci… In ogni caso si rischia l’infarto. Perché questa “riflessione”? È sbocciata la primavera, anche se la pioggia delle ultime ore sembra voler sostenere il contrario, e con lei è sbocciata, come ogni anno, la bellezza femminile. In prima fila ovviamente le tette, pronte a distoglierci dalla nostre attività, a renderci più gioviali e ottimisti ma anche pronte a metterci nei guai. Le donne mature ed emancipate, sicure e fiere della propria sensualità, hanno da qualche stagione a questa parte sempre più concorrenza: aumenta progressivamente la forbice delle provocatrici estendendosi nell’età spingendo oltre tanto l’estremo superiore che quello inferiore. L’uso colposo della tetta ha allargato il suo target. La stagionata ben conservata o magari ristrutturata non è una novità e sempre meno lo è la giovine Lolita. L’altro giorno mi trovavo casualmente in treno, ma poteva succedere ovunque (questa volta Trenitalia non centra nulla), quando un fatto del tutto normale mi ha spinto ad alcune considerazioni. Una scolaresca di adolescenti ha invaso il vagone e un gruppetto di allegre ragazze in gita mi ha circondato. Mi sono trovato mio malgrado a osservare quanto accadeva attorno a me (e non solo quello) e a sentirmi per un attimo un vecchio maniaco. Acquisita la consapevolezza che non si trattava di una sexy candid camera e che (purtroppo) non mi trovavo nel set di un film a luci rosse, ho cercato di guardare le fanciulle con aria distaccata, in qualità di blogger carico di buoni propositi scientifici. Osservavo le giovincelle nel loro look radical chic, sembravano appena uscite dalle pagine di una rivista di moda, con le loro pettinature assolutamente perfette e il loro sculettare da provette veline e non ho potuto fare a meno di pensare a quando in gita ci andavo io, una decina di anni fa (non è passato poi così tanto tempo). Allora ricordo che le mie compagne di classe, non me ne vogliano, non erano particolarmente provocanti e che neppure le più esotiche studentesse degli altri licei, magari incontrate proprio durante la gita, non erano poi così conturbanti. La maggior parte vestiva jeans, felpa e calzino di spugna sotto le Nike o Adidas a seconda della parrocchia, e la famosa tuta nera con le tre bande bianche. Le più concrete portavano scarpe da tennis Reebook e T-shirt Champions, mentre le più classiche una sobria camiciola a quadri in parte coperta da un collegiale maglioncino di cotone. In ogni caso i capelli erano indomabili e mai, e poi mai, si sarebbe potuto scorgere qualcosa al di sotto del collo. La scollatura non era bandita di per se stessa, faceva semplicemente parte di un altro mondo, una realtà adulta e lontana che la rendeva inconciliabile con il serioso ambiente scolastico. Le tette non ce le aveva nessuno (tranne l’amico grassottello) e quella che era naturalmente dotata si guardava bene dal metterle in mostra per non essere appellata come “tettona” dalle compagne invidiose e faceva di tutto per tenerle nascoste col terrore di essere additata come zoccola. Kelly di Beverly Hills 90210 era qualcosa d’irraggiungibile. A riguardarla adesso… non fa lo stesso effetto… A ricreazione non si sentiva parlare la compagna di banco di tanga, perizoma o cullotte e il push-up rimaneva un mistero per i più. Oggi la provocazione è stata definitivamente sdoganata e il lifestyle della modella/velina/letterina ha sostituito definitivamente quello della brava mogliettina anni 50 e quello della donna in carriera anni 80. Così si va a scuola truccate, imbellettate, profumate e agghindate come una volta non si faceva nemmeno per attirare l’attenzione del più fico del liceo. Creme per il viso, creme per la cellulite e creme per evidenziare il seno sono fondamentali per apparire. Sempre più strumenti e sempre più utilizzatrici. Un business, ecco che cos’è oggi la tetta. Poco importa se così facendo si rischia di scambiare una sedicenne per una nota pornodiva.

24 gennaio 2007

Good Vibrations

Gli uomini non sono abbastanza uomini e le donne... beh forse sono fin troppo donne. Lungi da me il voler affrontare una impervia definizione del ruolo della donna in questa società in continua involuzione; vorrei soltanto attrarre la vostra attenzione sull'oggetto ritratto in foto. Lo so, lo so, non sono il primo che ne parla e nemmeno il più esperto, dal momento che, lo confesso, non l'ho ancora provato personalmente. L'anello in lattice commercializzato dalla nota marca di preservativi si chiama Play Vibrations, ed è uno stimolatore per Lei che va indossato dal Lui. Per tutti coloro che anche vedendone lo spot in tv a tutte le ore (alla facciazza delle fascie protette) non ne avessero ancora capito il meccanismo oltre che la funzione, il dott. Ferro si lancerà ora in una spiegazione rapida e, mi auguro efficace: il maschietto, con la destrezza che lo contraddistingue in queste situazioni, scarta l'oggetto toroidale fatto di materiale elastico e lo infila, i più bravi mi dicono con una mano sola (tenendo ovviamente l'altra sul fianco), alla base del proprio organo riproduttivo. Prima che me lo chiediate, E' ELASTICO, di conseguenza anche chi ha ricevuto generosi doni da madre natura non dovrebbe avere serie difficoltà, e chi invece presso la premiata ditta madre natura ha ancora un credito da riscuotere... beh dovrebbe farcela pure lui, al limite ci può sempre fare una piccola asola. Tuttavia sono certo che non si tratti del vostro caso. Dopo averlo opportunamente inserito (evitate esclamazioni del tipo "Agganciamento!" non tutte sarebbero in grado di apprezzare il vostro umorismo) non dovete fare altro che accendere il piccolo oggetto delle meraviglie. L'affarino applicato al vostro obelisco del piacere comincerà a vibrare scuotendovi, per così dire, nell'intimo. Per darvi un'idea le vostre chiappe flaccide cominceranno a sobbalzare ritmicamente... Dopo almeno 5 minuti di risate procedete a eseguire lo scopo della vostra missione: penetrare. A quel punto, il piccolo attrezzo (non mi riferisco al vostro membro, ma all'anello) dovrebbe fare il suo dovere per almeno altri 15 minuti (direi più che sufficienti, no?), ovvero donare maggiore e impareggiabile piacere alla donna rendendo il rituale dell'accoppiamento ancora più "avvincente" per entrambi. Se soffrite di eiaculazione precoce astenetevi. Se siete nella media siate consapevoli del rischio che correte. Se siete stakanovisti dell'amplesso... diventerete più umani. Ciò che comunque conta è che lei godrà di più. Perché, diciamocelo, l'importante è che lei provi piacere, che sia lei, finalmente, a trarre il massimo beneficio perché, se ancora non vi fosse chiaro, è solo lei che decide se e quando si fa. E se a lei piace magari prima o poi si fa. Il Play Vibrations è monouso, ma può essere acceso e spento quante volte volete. La piccola batteria al suo interno consente una durata di circa 20 minuti... il che potrebbe portarvi a pensare, secondo l'ottica da piccolo risparmiatore che è insita in tutti noi, di poterlo usare in più occasioni distinte... Il prezzo consigliato dalla casa è di 7€ (per la cronaca i nostri colleghi francesi, a quanto mi dicono, lo pagano 5€), ma c'è già chi lo vende usato sui E-Bay a 20€; ecco, forse trattasi di sòla. I più ingegnosi (o ingegnose, il dubbio si fa lecito) propongono già un sistema per collegarlo alla batteria al litio del Nokia, ma forse, considerato l'investimento richiesto, vi conviene utilizzarlo così com'è e soprattutto non dovete mai e poi mai lasciarlo incustodito! Nel caso lo dovesse trovare la vostra ragazza per voi sarebbe la fine, potreste pure fare le valigie e rifugiarvi in un eremo... a lei basterebbe una zucchina, un cetriolo o la classica banana per sostituirvi!
Forse questo vi aiuterà a capire la pericolosità di questo oggetto: dovesse cadere nelle mani sbagliate potrebbe essere la fine per il genere maschile.
Questo è quello che ci hanno ridotto ad essere, dei semplici vibratori.