18 dicembre 2008

11 dicembre 2008

Con l'Alta Velocità rallento

Già in diverse occasioni mi sono trovato a parlare delle scelte di Trenitalia su questo blog. In effetti si tratta di un argomento che mi è vicino, visto che sono pendolare per esigenza. Nel post "L'Alta Velocità fotte il pendolare" del 9 ottobre scorso prefiguravo, in qualche modo, quello che stava per succedere, ma mai avrei osato pensare sarebbe successo soltanto due mesi più tardi.
Ebbene, le "nostre" ferrovie dimostrano ancora una volta cosa conta per loro: il fatturato. Scelta legittima in un libero mercato, ma non in un monopolio di fatto nella gestione di un pubblico servizio.
L'importante è avere qualche miglio di Alta Velocità, non importa a cosa si debba rinunciare in cambio. I manager dell'azienda, evidentemente, ritengono che i collegamenti "rapidi" siano il futuro del trasporto pubblico e saranno presto in concorrenza con gli aerei.
Già, agli aerei... ma non sarebbe più sensato fare concorrenza, casomai, alle autostrade?
La maggior parte dei "viaggiatori su ferro" copre piccolo/medie distanze con cadenza regolare. Tradotto: sono dei pendolari.

Mi spiego meglio con l'esempio pratico.
Per raggiungere la mia abituale stazione di un centro di provincia (ma non un capoluogo...) fino a 5 anni fa potevo prendere soltanto i treni Interregionali. Poi il servizio è cambiato: ho dovuto spendere di più e prendere gli Intercity, in quanto l'abbondanza di Interregionali era venuta meno.
Dal 14 di questo mese non potrò nemmeno più prendere gli Intercity! Spariti! Canellati in toto!
L'unico modo possibile sarà prendere un EuroStar fino al più vicino capoluogo di provincia e poi sperare di non perdere la coincidenza con uno dei pochi regionali che fanno la spola. Di conseguenza ci metterò più tempo e spenderò di più non potendo nemmeno usufruire di agevolazioni nell'acquisto del biglietto come la "tariffa Amica".
Qualcuno è in grado di spiegarmi in che modo l'Alta Velocità rappresenta un'evoluzione per il viaggiatore? No, perché dalla mia posizione non si evince.

02 dicembre 2008

Sky, l'Iva e tutto il resto

Non credo che Rupert MilleTv Murdock sia un benefattore o che abbia le mie difficoltà ad arrivare alla fine del mese. Temo anche che il ruolo di Sky, di questo passo, si possa mutare quello di un monopolista internazionale quando (e se) scomparirà la tv via etere.

Ciò non toglie che siamo di fronte: 1) a un conflitto di interessi, che il termine piaccia o meno 2) a una concorrenza sleale, in quanto colui che fa le regole è anche uno dei giocatori. Una situazione così grottesca può crearsi soltanto in Italia...


Piuttosto perché non ci facciamo 2 domande.

La prima è perché Sky paga solo il 10% dell'Iva?

E la seconda è, perché hanno deciso proprio ora di riportarla al 20%?


La prima risposta è la più lunga e ci fa tornare al 1991, quando al governo c'era Andreotti. Il ministro socialista (quindi Craxiano...) Rino Formica per favorire il satellitare portò l'aliquota al solo 4% (fino al 1995, quando il governo Dini la portò al 10% attuale). A beneficiarne era ovviamente ed esclusivamente Telepiù, controllata dalla Fininvest a sua volta di proprietà della famiglia Berlusconi. Dietro questo “favore” ci fu un tentativo di corruzione, almeno per come si pronunciò la Procura di Milano. Pare infatti che Salvatore Sciascia, allora manager Fininvest e oggi manco a dirlo parlamentare Pdl, in un fax chiedesse esplicitamente a Berlusconi di spingere la nomina alla Corte dei Conti di Ludovico Verzellesi, dirigente del Ministero delle Finanze che si sarebbe adoperato per fare ottenere la suddetta agevolazione al 4%. Secondo il pm Margherita Taddei la nomina era la ricompensa. Il fascicolo fu però trasferito a Roma, dove fu archiviato su richiesta del procuratore Vecchione e del pm Adelchi Ippolito che, guarda un po', oggi si trova a capo dell'ufficio legislativo del Ministero dell'Economia. Tradotto lavora per Tremonti. In pratica lavora per Berlusconi da un sacco di tempo.


La seconda risposta è più breve: il mercato della pubblicità, come tutti, è in flessione. È necessario dunque che le risorse non vengano disperse tra i vari attori che sono, sostanzialmente, Rai, Mediaset e Sky. Il duopolio analogico Rai-Mediaset detiene da solo l'84% dei proventi pubblicitari. In questo duopolio però c'è una certa disparità: la Rai detiene il 42% dell'audience e raccoglie il 29% della pubblicità, mentre Mediaset ha il 40% di audience e raccoglie il 55% di pubblicità, questo per via dei cosiddetti indici di affollamento più bassi giustificati dal canone Rai. Ovvio che Mediaset voglia mantenere questo status quo e anzi esportarlo pari pari alla realtà satellitare, dove si trova a scontrarsi con Sky. Non è un caso a parte dunque il fatto che Berlusconi abbia dichiarato di non voler alzare il canone Rai per il 2009, come i vertici dell'azienda chiedono. Questo solo apparentemente viene incontro agli abbonati, cioè a tutti, ma piuttosto mira a fornire sempre meno ossigeno alla Rai.



13 ottobre 2008

Segnali di crisi

C'è aria di crisi, e non svelo alcun mistero. Nonostante l'ottima ripresa dei titoli di oggi, banche e borse di tutto l'Occidente faticano a diffondere anche il minimo ottimismo per l'immediato futuro. Le previsioni ci dicono che pure nel 2009 dovremo tirare la cinghia e neppure gli astri ci saranno di grande aiuto.
"
Per l'influenza di Venere che entra in culo a Marte che a sua volta ha cercato di fottere Giunone, anche per il prossimo anno lavorerai gratis. Riprovaci nel 2010, potrebbe andarti meglio e se sarai fortunato non ti spilleremo i soldi della nonna che tenevi sotto il letto".
Intanto l'ombra sinistra della crisi si percepisce nelle piccole cose, nei fatti di tutti i giorni, che paiono casuali ma così non sono. Come la notizia riportata da La Repubblica di ieri 12 ottobre che mi ha fatto riflettere più delle frasi di Tremonti: a San Francisco sarà installata una rete sotto al Golden Gate, il celebre ponte che attraversa la famosa baia californiana. Per i piccioni? No, per i suicidi. A quanto pare il Golden Gate non è soltanto meta dei turisti, ma anche uno dei punti preferiti da chi vuole farla finita. Sono stati 39 nel 2007, mentre il dato provvisorio del 2008 è di 19 morti. Ma, visti i tempi, il numero è destinato a crescere...

09 ottobre 2008

L'Alta Velocità fotte il pendolare

Il pendolare è tale raramente per sua iniziativa, in genere si tratta di una condizione di costrizione. Gli eventi, il lavoro, gli affetti, l'amore. La caratteristica che identifica un pendolare è la ripetitività con cui intraprende il medesimo viaggio o itinerario. Io sono un pendolare. Mi sposto da un punto A a un punto B e viceversa almeno una volta ogni quindici giorni, più spesso ogni settimana. Ho due modi per esercitare il mio pendolarismo: gomma o rotaia, ma in entrambe i casi non sono particolarmente fortunato. I miei punti A e B si trovano infatti collegati da una delle autostrade più trafficate d'Italia e il treno a quanto pare non ferma più volentieri nella stazione del mio punto B.
Per realizzare quell'immane sforzo che è la "Alta Velocità" le Ferrovie hanno infatti bisogno di quattrini e allo stesso tempo di dare l'impressione di efficienza. Di conseguenza hanno messo in atto una progressiva riduzione delle corse e delle fermate e hanno abolito i treni "poveri". In pratica hanno eliminato i viaggi "low cost", quelli che si chiamavano interregionali o espresso. Il risultato è che anche in una delle zone tecnicamente più avanzate d'Italia, spostarsi è un problema. Un problema di tempo e di costi. E buonanotte al servizio pubblico. Società Autostrade e Trenitalia sono gestite da manager stra-pagati che gestiscono le aziende con l'unico obiettivo del profitto personale ancor più che aziendale e hanno dimenticato ormai da molto tempo il concetto di servizio pubblico. Grazie anche a queste persone l'Italia è un paese che affonda.

31 agosto 2008

Uno di noi due è un alcolizzato

Stamane il quotidiano veronese L'Arena riportava i risultati dell'ennesima operazione sulle strade della provincia di Verona da parte dei Carabinieri. Il quadro è inquietante: il 50% dei guidatori fermati erano "sotto l'effetto di alcolici". Uno su due. Se non sono io, sei tu.
La passione per il buon vino dei veneti è risaputa e assodata almeno quanto l'idiozia di chi si mette alla guida dopo aver bevuto. Su questo non ci piove. Ma come è possibile che la metà di chi è per strada sia ubriaco? O guida soltanto chi ha bevuto, o, se tanto mi dà tanto, la metà della popolazione è alcolizzata. Non so voi, ma a me sembra un dato da corto circuito. A nessuno viene il dubbio che l'errore sia nella misurazione e non nel misurato?

Proseguendo nella lettura dell'articolo si scopre che gli impenitenti guidatori erano tutti belli che adulti. Insomma non erano i diciottenni fuori dalla discoteca di cui bisogna dare allarmata notizia ogni domenica, ma i loro paparini. Ebbene, è successo anche a me, ovvero a mio padre. Il mio babbo è un bravo e morigerato guidatore. A 63 anni compensa l'inevitabile diminuzione dei riflessi con una crescente prudenza. In 45 anni - ribadisco, 45!! - di patente il suo curriculum non vanta infrazioni, se non una multa per divieto di sosta! Quasi un record, considerando che almeno per venti di questi anni ha percorso più di 100 km al giorno. Con questo non voglio sostenere le virtù di mio padre, quanto evidenziare come la caccia all'alcolizzato si stia ritorcendo contro la popolazione anziché contro chi abusa di alcolici e non solo. Inoltre comincia ad avere le sembianze di un business...
Un paio di settimane fa, il mio babbo ha deciso di portare fuori a cena la sua dolce signora. Dopo una cenetta romantica sulle rive del Lago di Garda, la coppia si apprestava a ritornare a casa, teneri come due fidanzatini, quando sono stati bloccati - non fermati, ma bloccati - da un commando che ha messo a setaccio tutti coloro che passavano in quel momento sulla strada. Un vero posto di blocco con tanto di carro attrezzi per caricare la vettura e taxi per riportarti a casa e con tanto di verbali precompilati con l'indirizzo dell'autorimessa autorizzata.
La colpa di mio padre è stata quella di brindare con un paio di bicchieri di vino. Questo è stato sufficiente a portare il suo tasso alcolico a 0,8 come recitava l'infernale macchinetta. Conseguenza: ritiro della patente per almeno 6 mesi!! Sorprendentemente mia madre ha superato il test risultando idonea alla guida. Ma i carabinieri non sanno che mia madre non guida mai, che non ha mai usato la macchina di mio padre e che va in ansia al solo pensiero di doverla guidare. Era più pericoloso dunque l'esperto guidatore reo di avere bevuto un bicchierino o la signora completamente inesperta e spaventata?

Intanto quella stessa sera qualcun altro, completamente ubriaco e sotto l'effetto di stupefacenti, uccideva una ragazza incinta.

26 agosto 2008

Non ti scordar della Giuseppa

Rompo il digiuno grafico per parlare di una questione di vitale importanza. Una volta tanto (o, se preferite, tanto per cambiare) voglio denunciare un mio disagio personale e spero che lo accetterete in quanto sfogo di fine estate (in caso contrario potreste sempre cambiare pagina). Il fatto è che sono appena tornato dalle vacanze. Sì, proprio quei sacrosanti giorni di riposo che non facciamo altro che desiderare per tutto il resto dell'anno. Bene, durante la mia disperata ricerca di relax, sono stato tormentato in ogni dove da lei: la Giuseppa. Impossibile accendere la radio senza imbattersi nella "sua" 'Non ti scordar di me'. Bene, direte, fai a meno di accederla. Appunto: l'insidiosa melodia mi inseguiva perseguitandomi ovunque, dalla spiaggia agli esercizi commerciali. Una piaga.
Torno in città e stamane, bello pimpante al mio secondo giorno di lavoro, decido di ingannare il mio insolito anticipo sorbendo un caffè al bar. E lei è lì. Il barman addirittura fischietta e canticchia in falsetto il motivetto di quest'aria infernale. Ma possibile che io sia l'unico a trovare la canzonetta ripugnante? E la voce forzatamente sgraziata della Giuseppa Gaetana Ferreri fastidiosa? Voglio precisare che non ce l'ho assolutamente con la giovane artista che, sono certo, dopo tanti sacrifici raggiunge ora un meritato successo. Chi mi fa veramente incazzare è chi ha preso l'aspirante cantante di Abbiategrasso per travestirla da Amy Winehouse. Devono aver pensato: "ah piace la Winehouse? Bene noi ne facciamo il clone pecoreccio. Cavalchiamo la moda. Prendiamo una sconosciuta dalla folta chioma e ne facciamo la versione casalinga della scombussolata Amy". Tanto si sa che gli italiani abboccano.

13 giugno 2008

Ci giochiamo tutto sulla distanza

Per tutti quelli che si fossero messi in ascolto solo ora, ho una notizia da darvi: sono iniziati gli Europei di calcio 2008. Svizzera e Austria, le nazioni che ospitano la manifestazione. Purtroppo l'esordio della nostra Nazionale non è stato dei migliori: una pesante sconfitta per tre a zero con l' Olanda e hanno preso il via critiche, commenti, valutazioni da parte di esperti e non (più NON per la verità) sulle cause della Caporetto italiana. Anche io, da esperta ignorante di calcio, ho voluto fare la mia diagnosi. Responso: i nostri giocatori hanno semplicemente sofferto di stress da viaggio. Ritiro degli Azzurri, Baden (Austria), Prima partita, Berna (Svizzera). Consultando la guida Michelin on line, scopro che le due ridenti località distano la bellezza di 869 km. Quei sempliciotti degli olandesi invece, hanno scelto come sede del ritiro, Losanna. Losanna (Svizzera) - Berna (Svizzera) 106 km. L'Italia si è trasferita a Berna, in aereo, con un volo di prima classe e tutti i confort che una Nazionale campione del Mondo necessita. Gli olandesi? Un banalissimo pullman. Non sarà che l'Olanda ha scelto il proprio ritiro in Svizzera perchè tutte le partite del girone C, lo stesso dell'Italia fate bene attenzione, si svolgeranno tutte in terra svizzera? Mah! Sarà anche che uno degli sponsor ufficiali della Nazionale è la FIAT e che in un immenso cartellone pubblicitario, piazzato davanti a Casa Azurri, una immaginaria linea blu unisce virtualamente Italia, Austria e Svizzera, ma si vede anche a occhio nudo che qualcosa non va. Ok l'obiettivo dello sponsor sarà anche quello di fare tantissima strada, ma in sostanza, noi italiani, siamo andati a est invece che a ovest, come se guidasse un ubriaco. Ecco spiegata la defiance della prima partita: i giocatori soffrivano di evidente malessere da jet leg. Con molta probabilità chi ha scelto l'Austria come sede del ritiro azzurro, ha calcolato che Baden dista solo 36 km da Vienna, sede della finale. Peccato che non abbia calcolato anche le difficoltà per arrivarci alla finale. A proposito Firenze - Berna sono 650 km, se l'Italia fosse rimasta a Coverciano avrebbe fatto meno strada.

10 giugno 2008

Il fattore vincente in F1

Ma chi l'ha detto che la Formula 1 è ormai diventata noiosissima e al contrario la Moto GP un divertimento assicurato con continui colpi di scena, sorpassi azzardati e brividi mozzafiato? Domenica pomeriggio. Ore 18, tutti comodamente distesi sul sofà, perchè in piedi sul divano, come urla sempre un noto commentatore tv, si sta solo per seguire la Moto GP. Semaforo rosso... Rombo dei motori... Verde... Pronti, via! E' iniziato il Gran Premio di F1 di Montreal in Canada e ne seguiranno delle belle. Perchè quando ti capita di vedere una gara che permette di fare un giretto in testa al gruppo, concedendo così al pilota l'illusione di essere almeno per una volta, primo è già uno spettacolo. Se poi assisti ad una serie di imprevedibli circostanze che rendono il tutto più divertente, perchè non fermarsi fino alla fine per vedere cosa succederà? Ma andiamo con ordine. Vincitore del GP, Robert Kubica su Bmw. Si scrive Kubica ma si legge Kubizza, o almeno così lo chiama il commentatore Rai. L'uomo giusto al posto giusto. Si perchè Kubica è al fianco destro di Raikkonen davanti al semaforo rosso dalla pit lane. Complimenti per la scelta, perchè sul fianco sinistro un distrattissimo Hamilton è stato capace di fare cose che neanche in centro a Milano all'ora di punta succedono. Distratto e probabilmente nervoso deve aver visto rosso. Tutto, tranne il semaforo! Certamente di rosso ha visto il culo della Ferrari di Kimi che ha inforcato come nulla fosse, senza segni di frenata. E sempre come se nulla fosse, è sceso dalla sua monoposto, ha osservato il danno e ha dato semplicemente una pacca sulla spalla al collega. Quel che si dice una constatazione amichevole. Del resto Hamilton era stato avvisato, sabato sera ne aveva a lungo parlato con Massa. Il piccolo brasiliano, ricordandosi di essere passato con il rosso giusto un anno prima, e per questo beccatosi una nota sul registro lunga così, ha pensato bene di rimembrare l'accaduto al pilota McLaren. Chiaro il suo disegno: far fuori i due avversari in un solo colpo e darsi alla pazza gioia sul podio. Peccato che ad un rifornimento si sia dimenticato di ritirare i bollini; tornato ai box ha poi dovuto arrancare come un forsennato per recuperare posizioni. Lodevole però l'impresa, soprattutto il doppio sorpasso ai danni di Kovalainen e Barrichello che l'hanno convinto a presentarsi alle prossime Olimpiadi di Pechino nella scpecialità doppio salto carpiato. Barrichello per qualche giro si è pure ritrovato in testa. Anche lui stenatava a crederci tanto che ha chiesto via radio se fosse su "Scherzi a parte". Alla risposta negativa del suo team manager, si è messo a piangere dal'emozione, ha appannato la visiera e ciao, ciao! Sul podio quindi finiscono al primo e al secondo posto, per la prima volta nella storia della F1, due Bmw: quella di Kubica e quella di Heidfeld. Sul gradino più basso si vede spuntare il vecchio Coulthard. I giornali riportano che il pilota era atteso alla conferenza stampa, ma siccome certe giornate non capitano ormai spesso ad uno della sua età, pare abbia preferito scappare con due paddock girls per festeggiare. Via sms ha fatto comunque sapere che le ragazze lo amano già e che lui si sente ringiovanito. Un vero gentlemen.

16 aprile 2008

La prima promessa

Una promessa è una promessa, come direbbe Swarzenegger. Berlusconi la sua l'ha ripetuta più e più volte, sfoderandola a sorpresa nel 2006 durante la precedente campagna elettorale e ritirandola fuori durante le ultime elezioni. I Comuni si sono preoccupati, la gente ha gioito. Ma la verità è che ancora una volta nessuno ha capito quello che doveva capire, ovvero che lo Zar Silvio non parlava della tanto vituperata tassa sull'abitazione quanto dei deliziosi frutti tropicali... Fateci attenzione non va dicendo "vi toglierò l'Ici", come erroneamente scrivono tutti i giornali, bensì "vi toglierò i Litchi". E siamo certi che lo farà.

15 aprile 2008

L'impero della libertà

Finalmente. Finalmente posso tirare un respiro di sollievo, finalmente almeno per un po’ non soffrirò l’angoscia pre-elettorale e la tensione da sondaggio. Non mi sentirò in colpa se mi sarò perso un dibattito in tivù, ma soprattutto non mi sentirò preso per il culo dopo averlo seguito. Ci sono i vincitori e ci sono i vinti. Mentre mi preparo a chiedere asilo politico alla Spagna di Zapatero mi scappa pure un sorriso. D’altra parte essere di sinistra in un Paese storicamente destrorso come l’Italia non ha senso se non quando la destra è al governo. Peccato che stavolta la sinistra non sarà nemmeno all’opposizione. C’è il rischio, dunque, che chi governerà riuscirà pure a fare qualcosa dato che la maggioranza ottenuta glielo consentirà. Ma che noia ci aspetta senza Luxuria, senza Diliberto, senza Pecoraro Scanio, Mastella, Storace e senza i sigari del buon Fausto e il suo maglione di cashmire? Per fortuna c’è lui, l’intrattenitore per definizione, il pianista con i tempi comici, l’imprenditore adorato e riverito, “dolce e simpatico come uno zar”, per parafrasare una canzone di Silvestri. E per fortuna con lui ci sono gli amici di sempre: Maroni, Calderoli, Borghezio, Castelli, Bonaiuti, Letta… Ah quante soddisfazioni ci potranno regalare. Di certo Travaglio troverà materiale per i suoi libri, ammesso che si potranno ancora pubblicare e di certo come blogger non mi potrò lamentare per le ghiotte opportunità che si presenteranno. Per l’Italia tutta è l’inizio di una nuova era, un nuovo impero, l’impero della libertà per l’appunto. Di chi sarà questa libertà mi sembra chiaro. Ma la colpa ancora una volta è di una sinistra che vuole fare l'intellettuale e non si rende conto che per convincere il popolo bisogna parlare la lingua del popolo. Il resto tanto non conta.

29 febbraio 2008

Cogli la prima mela

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12 febbraio 2008

Il carrozzone

Scusate il silenzio, un po’ più prolungato del solito. Ora l’interrompo, almeno momentaneamente. Ammesso che questo interessi a qualcuno. Purtroppo non ce l’ho fatta, e nutro tuttora profonda invidia per tutti coloro che riescono ad esprimersi normalmente. Che riescono a dare le notizie e che riescono anche a commentarle come nulla fosse. Ci vuole stomaco. Io ho dovuto prendermi una pausa e fare un bel respiro profondo. Quello che ho inalato però non odorava di pane fresco. Puzzava piuttosto come la spazzatura campana. Durante questo primo mese del 2008 è successo di tutto, per questo mi sono sentito smarrito. La crisi dei rifiuti, il caso Mastella, la caduta del governo, la decisione di ritornare alle urne, l’inizio della campagna elettorale e le prime conseguenti stronzate d’artificio. In tutto questo conservo una sola amara certezza: non cambierà un beneamato cazzo. L’ultima chicca l’ho letta oggi: Ferrara vuole correre alle elezioni. Era ora. Almeno così butterà giù qualche chiletto, che di certo male non gli fa. Ha già rassicurato tutti che non si tratterà tuttavia di un partito, ma di un movimento. Nel suo caso, sarà di certo un movimento di panza. In ogni caso niente paura, sarà un aborto. Il premio simpatia va però a Valentino Rossi, che in tutto questo non c’entra nulla, ma che è riuscito a rimediare al danno d’immagine causato dall’evasione fiscale con una grottesca foto che lo vede sorridente al fianco del presidente dell’Ufficio delle Entrate. Entrambi contenti, come alla Ruota della Fortuna. A proposito, a quando una petizione per toglierci dalle palle quel simpatico pirla del figlio della signorina Silvani? Sono amareggiato. Berlusconi mi ha consigliato di alzarmi e camminare, ma io non ce la faccio. Per convincermi mi ha mostrato le stigmate. Ha pure aggiunto che dovremmo tutti ringraziare Mastella per aver fatto cadere il governo. Non posso, ho la nausea. Vorrei soltanto ricordare che il suddetto governo è caduto perché il suddetto Ministro non si è sentito adeguatamente protetto. Non mi pronuncio, attendo il parere di Ruini. Intanto il carrozzone della campagna elettorale si è rimesso in moto. Tanto non si era mai fermato. A tutti i partiti la cosa fa piacere, considerati i lauti finanziamenti pubblici approvati unanimemente un anno e mezzo fa. A noi invece la cosa non può fare piacere alcuno, dato che saremo inaciditi per i prossimi due mesi da incomprensibili comizi televisivi basati sulla confusione. Tratteremo male il nostro vicino, macellaio, collega. Proveremo odio per la parte avversaria, ammesso che capiremo da che parte schierarci. Vivremo male, ma ad aprile ci sarà un Italia nuova. Fidatevi gente, fidatevi.

09 gennaio 2008

Sarkazy Sua e... de su nonno

Soddisfatto di aver detto anch'io la mia sul caso Sarkozy - Bruni mi sono imbattutto in un'osservazione della scrittrice Lidia Ravera pubblicata proprio ieri su L'Unità (e sul sito personale dell'autrice) dalla quale apprendo che a fare incontrare il Presidente e l'ex modella sarebbe stato un amico comune. Niente di strano direte voi, la maggior parte delle relazioni nascono proprio così. Ingenui vi dico io. La comune conoscenza infatti altro non è che il celeberrimo pubblicitario Jacques Seguela. Per coloro che non avessero mai sentito parlare di lui, il nostro Jacques oltre a essere diventato famoso per aver curato la campagna elettorale di Mitterand al tempo della sua storica vittoria e per essere considerato l'arteficie proprio di quella vittoria oltre che del successo di molti prodotti, è autore di gustosissimi saggi sulle tecniche di comunicazione, riconoscibili, peraltro, dall'ironica originalità dei titoli. Tra questi consiglio la lettura di "Hollywood lava più bianco" (edito da Lupetti) nel quale Seguela, oltre a raccontare aneddoti sulla sua carriera, esibisce il metodo da lui elaborato per costruire l'identità di un prodotto. Si tratta di un volumetto molto divertente che merita di essere letto anche da chi in genere non si occupa di comunicazione perché permette di cogliere molti aspetti dei moderni modi di fare pubblicità. Chi invece lavora nel settore può trovare nuovo entusiasmo per una delle professioni sicuramente più affascinanti che ci siano. A parte questa scadente recensione vorrei porre alla vostra attenzione soltanto il fatto che nel manualetto di Seguela il prodotto, sia esso un wurstel o un Presidente della Repubblica, viene paragonato a una star di Hollywood e come tale va trattato e comunicato. Nel momento in cui scrivo non ho la fortuna di avere il libro sottomano per citare alcuni passaggi più esemplificativi, ma credo che una lettura, per chi fosse interessato, fornirebbe una nuova visione anche della love story francese, sulla quale, credo, il buon Seguela abbia svolto un ruolo ben maggiore di quello normalmente ricoperto da un amico in comune.

08 gennaio 2008

Sarkazy Sua

Pur non trovandoci noi in Francia, e forse proprio perché non siamo francesi, ogni italico mezzo d’informazione che si rispetti ha almeno una fotina, uno strillino o un misero trafiletto dedicato all’educazione sentimentale del presidente francese. Avendo questo blog ormai raggiunto il rango di media a tutti gli effetti grazie alle numerose visite quotidiane degli ultimi tempi, noi della redazione di Bruttapiega non potevamo esimerci da dedicare almeno un minuscolo post a uno dei principali problemi degli italiani: Monsieur Sarkozy. Per quale motivo il latin lover d’oltralpe susciti tanto interesse nel bel paese è quantomeno un mistero. Ma la vera domanda è: siamo sicuri che all’italiano medio interessi veramente cosa fa quest’uomo? In fondo, che gliene cala? Supposizioni strampalate potrebbero portarci a ritenere che gli italiani in fondo - come parrebbero dimostrare pure gli ascolti dei reality - non sono altro che un popolo affetto da morboso voyeurismo, approccio nato forse nel Medioevo, allevato dalla tradizione letteraria dantesca, divenuto arma bellica con la delazione del ventennio e consacrato dalla commedia sexy all’italiana degli anni Settanta come fenomeno del tutto naturale del nostro costume. Lingue più maliziose potrebbero invece insinuare che in realtà a nessuno freghi un bel fico secco delle tresche del nostro francesino, ma che le notizie, o meglio le non-notizie, su di lui servano soltanto per alleggerire la tensione e deviare l’attenzione dei lettori dai loro reali problemi (per esempio avete più sentito parlare della corruzione dei senatori? E Saccà dove sta? Mica esiste solo l’immondizia…). Una terza teoria è quella, sempre valida, delle public relations: un uomo politico - Berlusconi docet - non è più soltanto un funzionario, ma è innanzitutto un personaggio pubblico e il confine tra questo e lo star system è quanto meno labile, almeno nella percezione distorta di chi siede davanti al tubo catodico e viene preso a schiaffi dal polverone televisivo. Quindi più se ne parla meglio è, secondo l’adagio “parliamone anche male purché se ne parli”. In questo caso il pluridivorziato Sarkò, dopo la vicenda Cecilia, doveva innanzitutto rialzare le sue quotazioni come uomo prima che come politico. Tanto la politica non interessa a nessuno e poi, diciamocelo, chi la capisce. Lui, o qualcuno per lui, ha capito che un presidente è innanzitutto un prodotto commerciale, esattamente come una velina, un calciatore o un wurstel. Non c’è differenza. Solo che il wurstel deve acquistare gli spazi televisivi per farsi pubblicità, un presidente no. Un wurstel per entrare nel cuore dei suoi estimatori ha due possibilità: essere buono o essere economico. Un presidente ne ha altrettante: essere un bravo politico o essere un uomo invidiato. È chiaro quale strada abbia scelto il francese. Ma a noi italiani cosa cambia? Assolutamente nulla, ma non possiamo fare a meno di farci i cazzi degli altri e trarne giubilo. Vorrei però concludere con un quesito tecnico per chi è in grado di rispondermi (e per chi ha avuto la costanza di giungere in fondo a questo post): come diavolo fa Sarkozy a sposarsi con la Bruni a Febbraio se ha appena depositato la richiesta di separazione da Cecilia? Ma non era sposato fino all’altro ieri? Vi prego illuminatemi.