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24 gennaio 2010

Fascismo on-line

http://bruttapiega.tumblr.com/post/350611790/fascismoonline

Il viceministro con delega alla comunicazione Paolo Romani è l’autore di un decreto legislativo in via di approvazione che, senza tanti giri di parole, limita pesantemente la libertà del web.

Ce ne fosse bisogno, il governo italiano ci offre un altro esempio del suo modo di intendere democrazia e libertà.

I pretesti per inserire una legge di questo tipo sono molteplici, ma sono uno più debole dell’altro. L’aggressione al Presidente del Consiglio è diventato quello più usato: tanto lo sappiamo che la mano di Tartaglia è stata armata dal Fatto, da Marco Travaglio e da tutti quelli che frequentano il web e protestano, come ci ha ricordato Cicchitto. Come se sul web non ci fossero anche molti sostenitori di Berlusconi.

Gli obiettivi ovviamente sono ben altri. Sempre perché per il nostro governo viene per prima cosa il bene di tutti i cittadini e quindi la loro protezione. Sia mai che dal web arrivino attacchi al popolo italiano, che da Youtube arrivino film che sconvolgono o manipolano le nostre menti. Non avete paura, non siete terrorizzati?

Chiunque trasmetta in “live-streaming”, abbia un blog o voglia diffondere sequenze video verrà frenato, bloccato, tacciato. I primi a protestare dovrebbero essere tutti quelli che seguono il cosiddetto Popolo della Libertà. Non facendolo dimostrano ancora una volta di non aver la più pallida idea del significato della parola libertà.

Le regole servono, non intendo sostenere il contrario. Anche se sul web c’è già una regola chiara: l’utente decide cosa, come, quando e se vedere. In ogni caso le regole dovrebbe farle chi conosce lo strumento che vuole regolamentare e chi è al di sopra di ogni possibile sospetto di interessi economici. Non mi sembra sia il caso del nostro governo, il cui unico obiettivo è sempre e soltanto quello di curare i propri interessi e non quello dei cittadini, elettori e non.

Oltre a puntare sul web e sulla trasmissione on-line di video senza diritti (non a caso c’è una disputa legale che già coinvolge Mediaset con Youtube…) il decreto Romani pone dei tetti pubblicitari per tutte le tv che non siano Mediaset. Bizzarro no? Strano, proprio le tv del Presidente del Consiglio. Guarda alle volte i casi della vita. Ovvio che l’intenzione sia quella di fottere Sky (la Rai è già stata fottuta in altri modi).

Il risultato che si vuole ottenere è chiaro: controllo delle tv e controllo del web.

In altri termini FASCISMO.

A questo si aggiunge un taglio degli investimenti della cosiddetta industria culturale, uno dei settori dove il made in Italy funziona. Sempre per il bene dell’Italia suppongo.

08 gennaio 2010

Il partito unico dell'amore

Marco Travaglio risponde a Massimo D'Alema e spiega 15 anni di inciuci.


Il fantasma di Bettino

Letizia Brichetto Arnaboldi (in arte Letizia Moratti ndr) in qualità di sindaco di Milano è decisa a inaugurare una via a quello stinco di santo che fu Bettino Craxi. A dieci anni dalla sua dolorosa e prematura scomparsa in terra straniera, in quell'arida Tunisia che l'ha accolto latitante mentre si sottraeva alle sue responsabilità in Italia, i tempi sono certamente maturi per un'operazione di questo tipo. La decisione dovrebbe essere presa il prossimo 19 gennaio quando il Presidente della Repubblica ricorderà con una cerimonia al Senato la figura del leader socialista.
Ora, non credo che si tratti di essere comunisti o fascisti, socialisti o democristiani. Credo piuttosto che in Italia da 15 anni venga fatto un lavoro costante atto a resettare la memoria e a imprimere una totale sfiducia nelle istituzioni e nella legalità.
Non credo che sia rispettoso per i milioni di italiani onesti intitolare una via a Craxi e non credo, dicendo questo, di mancare di rispetto a un defunto. Questo non c'entra: cerimoniare un latitante quale eroe della Repubblica mi sembra oltraggioso. Rispetto la persona Bettino Craxi e il dolore provato dalla sua famiglia, ma dedicargli una via offre al popolo un messaggio errato.
Perché allora non titolare una piazza a Renato Vallanzasca? Perché non un giardino ad Al Capone? Perché non dedicare una fontana al Freddo, al Libano e al Dandy? E a quelli della Uno Bianca non vogliamo intitolare nemmeno un largo o una rotatoria?

Domani 9 gennaio 2010 in piazza Cordusio dalle 14 alle 18 si terrà un incontro per manifestare il proprio dissenso alla proposta del sindaco Brichetto Arnaboldi.

05 gennaio 2010

Berlusconi sfigurato dalla chirurgia estetica

Questo è l'unico motivo che riesco a dare alle bizzarre bendature del cavaliere. Sì lo so che è sempre troppo facile gridare al complotto alla montatura e via dicendo, certo è che nel caso dell'aggressione al nostro Presidente del Consiglio le stranezze non si contano (come del resto quasi sempre quando c'è di mezzo lui: gli si può dir tutto tranne che non sia originale).

Già nei primi giorni successivi all'aggressione di piazza Duomo più di qualche blogger sollevava dubbi e perplessità. In particolare si faceva notare come la camicia del cavaliere fosse intonsa nonostante la ferita al labbro che si sa provoca una fuoriuscita copiosa di sangue, come le riprese non riuscissero mai a mostrare con precisione il lancio ma soprattutto l'impatto dell'oggetto sulla faccia di Berlusconi. In molti hanno pensato alle solite bizzarre teorie complottiste, come avvenne anche per l'11 settembre.
(Nella foto Berlusconi il 28/12/2009 al compleanno della giovane e avvenente Michaela Biancofiore, deputata PDL)

Durante le feste di Natale però Berlusconi si è presentato al centro commerciale con il solito sorriso. Nessun taglio sul labbro. In compenso una strana bendatura sulla guancia sinistra e un cerotto al naso (forse per respirare meglio? glielo avrà prestato Seedorf?).
Ciò che più di tutto mi inquieta è che nessun telegiornale ancora una volta abbia provato a indagare, a dare riscontro anche sulle bizzarre voci del complotto. Hanno taciuto tutti ancora una volta. Mi inquieta, dicevo, perché nel resto d'Europa ancora una volta non è così e si è parlato anche di questa possibilità.
Come al solito qui tutto tace in attesa di riprendere il gran casino della campagna elettorale dove, guarda caso, si farà ampio uso dell'immagine di Berlusconi insanguinato, il Berlusconi vittima dei terroristi mediatici e non che tanto commuove le folle.
Appunto... Folle.

17 dicembre 2009

Lista di proscrizione numero 1

"Quello che è avvenuto, l'aggressione a Berlusconi, la contestazione aggressiva di ben due manifestazioni a Milano, le migliaia di messaggi di solidarietà a Tartaglia su Facebook sono il segno che stanno penetrando in settori fortunatamente assai minoritari della nostra società i veleni prodotti dalla campagna di odio iniziata fin dal 1994. In essa non è vero che siamo tutti uguali perché essa è da sempre concentrata su una sola persona: Silvio Berlusconi. E si è avvalsa nel corso degli anni dei materiali più diversi. Ultimamente è ripartita dai gossip ma poi si è concentrata su due accusa infamanti e terribili: la mafiosità e la responsabilità delle stragi del '92 e '94. A condurre questa campagna è un network composto dal gruppo editoriale Repubblica-Espresso, da quel mattinale delle procure che è il Fatto, da una trasmissione televisiva condotta da Santoro e da un terrorista mediatico di nome Travaglio, da alcuni PM che hanno nelle mani alcuni processi tra i più delicati (...), dall'Idv con Di Pietro che evoca alla violenza, quasi voglia tramutare lo scontro politico durissimo in atto in guerra civile fredda e poi questa in qualcosa di più drammatico".

Le parole non sono di un italiano qualsiasi, scaldato dagli avvenimenti recenti, durante un dialogo al bar, magari tra conoscenti di diversi orientamenti politici. Ma è il capogruppo del Pdl alla Camera, l'onorevole Fabrizio Cicchitto ad averle pronunciate per giunta in Parlamento, pubblicamente, perché venissero messe agli atti.
Questo, a mio modestissimo avviso, le rende ben più gravi.
Anche perché, vien da dire, la violenza la scatenerebbero gli altri. Non mi sembra che abbia gettato acqua sul fuoco, ma alcool.
E' opportuno ricordare, credo, che Cicchitto prima di approdare alla corte di Berlusconi è stato dapprima comunista, poi socialista e piduista. Dopo lo scandalo della P2 è stato messo in dispensa per otto anni, da qui è stato ripescato da Craxi. Ricaduto in disgrazia perché coinvoloto in Tangentopoli è stato poi risalvato da San Silvio da Arcore. Forse questo aiuta a interpretare meglio il suo punto di vista obiettivo.

16 dicembre 2009

Sono preoccupato

Al termine di Ballarò sono preoccupato e stavolta non solo per il mio futuro.
Sono sempre più preoccupato per quello di questo Paese.
Per la democrazia.
Quello che vedo, quello che sento non può appartenere a un moderno paese democratico (occidentale).
Alcuni rappresentanti della destra continuano sordi ad alzare i toni ma accusano gli altri di farlo. Indicano responsabili, diffamano senza prove, fomentano e allo stesso tempo sostengono che a fare tutto ciò, ad essere responsabili del clima di odio che si sta creando siano quegli esponenti della sinistra e i giornalisti (perché si sa siamo tutti bolscevichi) come Santoro e Travaglio accusato quest'ultimo dall'onorevole Cicchitto pubblicamente in aula di essere un terrorista mediatico. Terrorista mediatico! Un giornalista che svolge il suo lavoro è un terrorista mediatico?
Vengono reclamate iniziative legali, provvedimenti. Il Ministro Maroni promette cha da giovedì ci sarà una stretta per fermare i siti internet che fomentano la violenza.
Mi conviene scrivere il più possibile domani allora prima di essere oscurato come avviene in Cina, a Cuba e in altri paesi liberi.
Tradotto chi non appoggia Mr B deve tacere per sempre.

Francamente però sono ancora più meravigliato dal tipo di sostegno e consenso di cui Berlusconi gode. Viene adulato, idolatrato. Il suo popolo lo chiama semplicemente Silvio. Come per i fasci era Benito. Per il suo popolo lui è infallibile, è perfetto. Al di là delle simpatie come si può essere così ciechi? Come si può piangere in preda al panico perché il proprio leader politico si è spaccato un labbro? Dedicargli canzoni, poesie e attendere davanti all'ospedale quando (per fortuna perché di questo si è trattato, il bilancio poteva essere peggiore!) ha ferite marginali e guaribili. Ne fanno un martire oggi che è solo una vittima, figuriamoci quando scomparirà in circostanze misteriose (come tutte le vere rockstar) proprio mentre i suoi rapporti con la mafia staranno per diventare pubblici. I caraibi, i paradisi off shore nei quali è accolto come un re, lo attendono per una vecchiaia serena. Ma lui è troppo buono e preferisce rimanere qui con noi, a recitare la parte dell'eroe e del martire.
E' impressionante come tutto ciò che dica sia preso come vangelo, è preoccupante a parer mio.
Il regime è vicino.

Le modifiche che Lega e PDL vogliono apportare alla Costituzione si muovono tutte in questa direzione: più poteri al Premier e al governo, riduzione del Parlamento e del suo ruolo e maggiore controllo della magistratura.

Probabilmente anzi sicuramente io non so di cosa parlo.
Parlo perché c'ho le dita verrebbe da dire.
So però che questo Paese è diventato proprio una bella merda.
La gente che incontro non ha più voglia. Non c'è creatività, non c'è speranza.
Fare qualsiasi cosa è diventato sempre più difficile se non appartieni all'oligarchia. La mia generazione non ha futuro. Io non ho futuro. Non potrò costruirmi una famiglia e so che di questo non posso dare la colpa solo a Berlusconi ma anche a lui.

14 dicembre 2009

Una statuetta del duomo

Solidarietà a Berlusconi.
Non avrei mai pensato di doverlo dire ma è così.
Ieri, domenica 13 dicembre 2009, il nostro Presidente del Consiglio è stato colpito al volto da una statuetta raffigurante il duomo di Milano scagliatagli addosso da un tale Tartaglia, ingegnere elettronico incensurato in cura psichiatrica da un decennio.
Me ne vergogno, ma voglio essere sincero: una parte di me ha provato una sorta di piacere. Perdonatemi per questo. Voglio unirmi a tutti i messaggi di condanna per questo folle, irresponsabile, vigliacco e bastardo gesto. Nel quale personalmente però non vedo nulla di politico. Fosse stato un gesto politico avrebbe avuto un messaggio, avrebbe tirato del fango o del letame o delle uova marce... (non voglio dare troppe idee e passare per terrorista, SONO COSE CHE NON SI FANNO STO SOLO PROVANDO A RAGIONARE).
Però sono stati prontamente accusati tutti i giornali "di sinistra", i giudici (comunisti) e i politici che "innalzano" lo scontro verbale come Tonino Di Pietro.
[Tonino Di Pietro viene accusato di innalzare lo scontro verbale... e nessuno del PD, dei Radicali, dei Comunisti... di coloro che stanno a sinistra dell'UDC insomma proferisce una parola al riguardo. Mah]
Sono certo che la destra saprà sfruttare il gesto di questo imbecille al meglio. Bondi piange, Bonaiuti parla già di profezie. Al San Raffaele è apparsa la stella cometa.
Berlusconi perdonerà Tartaglia con un gesto della mano e dimostrerà ancora una volta a tutti la sua magnanimità.
Rimane il fatto che è il politico più odiato della storia della Repubblica Italiana assieme a Mussolini con il quale condivide anche un certo gusto per i proclami.
Purtroppo il suo deprecabile ferimento diventerà il pretesto per i fans (non ha senso chiamarli più sostenitori o simpatizzanti meglio forse adepti) di santificarlo finché è ancora in vita e cosa obiettivamente peggiore potrebbe segnare l'inizio di altre violenze.
Di tutto questo verrannno comunque accusati gli altri quando il principale responsabile è ancora una volta Berlusconi stesso. Nessuno ha il coraggio di dire che lui e gli uomini della sua corte dal '94 non hanno fatto altro che esasperare ed esagerare i termini non tralasciando le offese a categorie o personali.
Tutto questo allontanerà almeno per il momento lo spettro dei veri problemi di Berlusconi. La crisi economica? No di certo. Le indagini sulla sua (tutta da dimostrare) affiliazione alla mafia che sembrano avvicinarsi a momenti decisivi.
Ora la stampa avrà dell'altro di cui parlare e sarà costretta ad adottare toni più pacati. Ma questo forse è un bene. Alla fine cosa intendo dire: che il gesto di quest'imbecille non fa che favorire la destra e in particolare Mr B. Qualcuno già si chiede se la cosa non sia stata studiata a tavolino (in effetti alcuni particolari di come questo Tartaglia sia passato inosservato e abbia potuto indisturbato prendere la mira sono ambigui) ma francamente dubito che una persona o un gruppo politico possa pianificare una cosa del genere. Ciononostante il tempismo con cui capita ha dell'incredibile, all'indomani delle dichiarazioni europee di Mr B.
Non può che preoccupare il fatto che una persona sia pronta al gesto eclatante alla violenza pubblica. Nel caso di Mr B però francamente preferirei che morisse per cause naturali (nel senso che tutti prima o poi crepiamo e fino a prova contraria è umano, l'ho visto perdere del sangue): non vorrei mai che lo trasformassero in un martire delle libertà.
Sdrammatizzo.
Tuttavia sempre più spesso penso che questo Paese abbia bisogno di una rivoluzione. Io ho intrapreso la mia, minuscola, ve l'ho già detto e non ha niente a che vedere con Mr B, ma un po' con il sistema che in fondo anche lui rappresenta. Intravedo però il bisogno di una rivoluzione più ampia, una rivoluzione dei valori, una rivoluzione sociale. Ma poi penso anche che molti miei concittadini non la meriterebbero neppure. Offrire loro una possibilità che non saprebbero riconoscere o comprendere non ha senso. Nonostante tutto molti sono felici così con i loro programmi televisivi idioti, con il loro iPhone da toccare ma del quale non sanno nemmeno leggere il manuale d'uso, con i loro status stagionali, con i loro sabato notte, le audi bianche e le lampade UV. Mi guardo attorno e concludo che sono io che ho bisogno di una rivoluzione e che sono proprio un egoista di merda a voler cambiare il mio Paese per un mio capriccio e che sarebbe eticamente più corretto lasciare agli idioti la loro terra dei cachi. Loro qui sono felici perché rovinargli la vita?
Così ho deciso che proverò la mia piccola rivoluzione e se funzionerà sarò felice anch'io. In caso contrario leverò il disturbo.
In fondo ora prendere in considerazione il prossimo fallimento non mi disgusta.

02 marzo 2009

La fine del duopolio non ci libererà


La televisione è in Italia argomento spinoso, almeno da un ventennio. È uno di quei tasti che si preferirebbe non premere, ma che si affronta con l'indolenza di chi è costretto a comporre i numeri a doppia cifra con la tastiera del telecomando. In ossequio all'italica usanza della cronica lamentela, non esiste fascia della nostra società che non abbia recriminato per una qualche scelta catodica. In questa bagarre sono però poche le voci che hanno detto qualcosa di pubblico interesse. Il rischio ben più concreto è di inciampare sul vituperato – ma impunito – conflitto d'interessi, spostando così l'attenzione dall'indecorosa qualità dei programmi televisivi italiani al dibattito politico e arrivare a banali considerazioni sulla controversa figura del nostro Presidente del Consiglio.

L'ultima, lieve, scossa tellurica alla nostra compagna domestica, è arrivata dal passaggio di Fiorello a SKY, notizia che apre le ostilità tra la tv satellitare e quella analogica o, se preferiamo, sfuma il confine tra le due. Non è un dispettuccio del magnate Murdoch nei confronti dell'ex-amico Berlusconi: leggerla come una volgare ripicca per la decisione del Governo di aumentare l'IVA sull'abbonamento SKY sarebbe fuorviante oltre che inesatto. Piuttosto, traspare la volontà dell'emittente satellitare di addentrarsi nell'intrattenimento popolare, rinforzando con “il varietà” l'offerta del bouchet che conta già Fox, E!, FX e molti altri. La scelta non è inedita: nel passato di Tele+ e D+ si potrebbero ripescare format di alcuni tra i comici più amati del nostro Paese. È sintomatica, però, di una tendenza che non ha risparmiato nessuno, nemmeno la BBC, da sempre ammirata quale baluardo dell'intrattenimento di qualità e ormai avviata a un infausto destino culturale.

La fine del duopolio in Italia o, meglio, la vittoria della TV privata sulla pubblica, è stata ufficializzata dal recente Festival di Sanremo, condotto, nella sua serata finale, da due purosangue della scuderia Mediaset e vinto da un suo prodotto. Se è vero che la concorrenza fa gli interessi del cliente, non si può che guardare con fiducia all'operazione di SKY, la quale, però, ha nell'abbonamento un evidente limite di diffusione in un paese già intollerante all'obolo RAI. Più soldi corrisponderanno a maggiore qualità? SKY otterrà la fiducia di un utente da tempo allettato con un miraggio della qualità invariabilmente disatteso? In tutto questo si inserisce un ricambio generazionale carente: i giovani non sono più attratti come dieci anni fa dalla televisione. Lo dimostrano le difficoltà di reti come AllMusic o MTV. L'attenzione si sta progressivamente spostando verso altre forme di intrattenimento, quali le WebTV, tematiche e assolutamente on demand, tra le quali non mancano già esempi illuminati come Bubblegum o come l'interessante esperimento "musicale" di Prontialpeggio.

20 gennaio 2009

Kakà e i valori nel calcio

Kakà ha detto no ai soldi. Il Milan, pure. Di comune accordo? Pare di sì.
Milanisti o non, tutti i calciofili hanno tirato non uno ma due sospiri di sollievo. Il primo perché il nostro prestigioso campionato non sarà costretto a privarsi dei pregiati piedini del brasiliano, il secondo, e ben più profondo, perché questa storia dimostra che nel calcio italiano, più volte criticato per la mancanza di valori, esiste ancora chi rifiuta una somma esagerata di denaro per rimanere con la squadra che ama, con il paese dove si trova bene, con la gente, i tifosi per i quali lui è una bandiera.
Già e a ricordarci tutte queste belle cose è stata la società di Berlusconi, chi l'avrebbe detto? (A quanto pare non riesco a non nominarlo, come neppure un solo telegiornale intervenuto sulla vicenda).
Tutta l'Italia oggi si è dunque svegliata orgogliosa di Kakà, il ragazzo dall'immagine pulita, cristallina, che non poteva andarsene così, come un comune mercenario. Ha rinunciato, e il Milan con lui, a cifre enormi per rimanere tuttavia non in una squadra di promozione, ma in una delle più ambite piazze calcistiche. Forse varrebbe la pena ricordare che il ragazzo non se la passa poi male nemmeno qui in Italia, dove è coccolato da pubblico e sponsor e inseguito dai pubblicitari e dagli stilisti. E ora lo sarà ancora di più! Certo avrebbe potuto andarsene, ma non direi che rimanere sia un sacrificio, anzi. Guadagnasse 1.500 euro al mese lordi, sarei il primo a dargli del pirla, ma dato che il suo ingaggio da 9 milioni di euro lo pone già come il calciatore più pagato del mondo, forse il buon Kakà ha semplicemente preferito la cucina italiana al fish and chips di Manchester.
Il City poi... non me ne voglino i tifosi inglesi, non è neppure lo United...

p.s.: il buon Kakà ha detto di aver pregato tanto affinché Gesù lo aiutasse a prendere la decisione giusta. Ah, avessi anch'io i problemi di Kakà, magari mi avvicinerei di più alla beatitudine... terrena e divina.

02 dicembre 2008

Sky, l'Iva e tutto il resto

Non credo che Rupert MilleTv Murdock sia un benefattore o che abbia le mie difficoltà ad arrivare alla fine del mese. Temo anche che il ruolo di Sky, di questo passo, si possa mutare quello di un monopolista internazionale quando (e se) scomparirà la tv via etere.

Ciò non toglie che siamo di fronte: 1) a un conflitto di interessi, che il termine piaccia o meno 2) a una concorrenza sleale, in quanto colui che fa le regole è anche uno dei giocatori. Una situazione così grottesca può crearsi soltanto in Italia...


Piuttosto perché non ci facciamo 2 domande.

La prima è perché Sky paga solo il 10% dell'Iva?

E la seconda è, perché hanno deciso proprio ora di riportarla al 20%?


La prima risposta è la più lunga e ci fa tornare al 1991, quando al governo c'era Andreotti. Il ministro socialista (quindi Craxiano...) Rino Formica per favorire il satellitare portò l'aliquota al solo 4% (fino al 1995, quando il governo Dini la portò al 10% attuale). A beneficiarne era ovviamente ed esclusivamente Telepiù, controllata dalla Fininvest a sua volta di proprietà della famiglia Berlusconi. Dietro questo “favore” ci fu un tentativo di corruzione, almeno per come si pronunciò la Procura di Milano. Pare infatti che Salvatore Sciascia, allora manager Fininvest e oggi manco a dirlo parlamentare Pdl, in un fax chiedesse esplicitamente a Berlusconi di spingere la nomina alla Corte dei Conti di Ludovico Verzellesi, dirigente del Ministero delle Finanze che si sarebbe adoperato per fare ottenere la suddetta agevolazione al 4%. Secondo il pm Margherita Taddei la nomina era la ricompensa. Il fascicolo fu però trasferito a Roma, dove fu archiviato su richiesta del procuratore Vecchione e del pm Adelchi Ippolito che, guarda un po', oggi si trova a capo dell'ufficio legislativo del Ministero dell'Economia. Tradotto lavora per Tremonti. In pratica lavora per Berlusconi da un sacco di tempo.


La seconda risposta è più breve: il mercato della pubblicità, come tutti, è in flessione. È necessario dunque che le risorse non vengano disperse tra i vari attori che sono, sostanzialmente, Rai, Mediaset e Sky. Il duopolio analogico Rai-Mediaset detiene da solo l'84% dei proventi pubblicitari. In questo duopolio però c'è una certa disparità: la Rai detiene il 42% dell'audience e raccoglie il 29% della pubblicità, mentre Mediaset ha il 40% di audience e raccoglie il 55% di pubblicità, questo per via dei cosiddetti indici di affollamento più bassi giustificati dal canone Rai. Ovvio che Mediaset voglia mantenere questo status quo e anzi esportarlo pari pari alla realtà satellitare, dove si trova a scontrarsi con Sky. Non è un caso a parte dunque il fatto che Berlusconi abbia dichiarato di non voler alzare il canone Rai per il 2009, come i vertici dell'azienda chiedono. Questo solo apparentemente viene incontro agli abbonati, cioè a tutti, ma piuttosto mira a fornire sempre meno ossigeno alla Rai.



16 aprile 2008

La prima promessa

Una promessa è una promessa, come direbbe Swarzenegger. Berlusconi la sua l'ha ripetuta più e più volte, sfoderandola a sorpresa nel 2006 durante la precedente campagna elettorale e ritirandola fuori durante le ultime elezioni. I Comuni si sono preoccupati, la gente ha gioito. Ma la verità è che ancora una volta nessuno ha capito quello che doveva capire, ovvero che lo Zar Silvio non parlava della tanto vituperata tassa sull'abitazione quanto dei deliziosi frutti tropicali... Fateci attenzione non va dicendo "vi toglierò l'Ici", come erroneamente scrivono tutti i giornali, bensì "vi toglierò i Litchi". E siamo certi che lo farà.

20 dicembre 2007

BerlUstioni

(ANSA) - ROMA, 19 DIC - Ustioni lievi ma molto dolorose per Silvio Berlusconi, vittima di un banale incidente domestico con una borsa dell'acqua calda.A quanto si apprende dalla sua residenza-ufficio romana di Via del Plebiscito, l'ex premier nel pomeriggio si e' sentito poco bene e si e' messo a letto con la borsa dell'acqua calda. Nel tentativo di far uscire l'aria dalla borsa, avrebbe accidentalmente versato il liquido bollente, provocandosi ustioni di secondo grado sul petto, sul collo e su una mano.

Bondi parla di stigmate; secondo Bonaiuti dopo il contatto anche l'acqua calda, di evidente provenienza comunista, si è convertita e voterà per il Popolo della Libertà. Berlusconi, interpellato a caldo ha parlato di intimidazioni inaccettabili da parte della magistratura e di armata rossa degli acquedotti, ricordando di quando anche lui era un'idraulico.


19 dicembre 2007

L'importante è esagerare


L’ha rifatto: quando qualcuno lo indica, lui prende con le mani un po’ di sabbia e la getta in aria. È la sua tecnica, elaborata e affinata da anni di presidio delle pubbliche scene. Se qualcuno lo accusa, prima attacca e poi parla d’altro:
1) “è l’armata delle toghe rosse che si rimette in moto
2) “Calciopoli era una montatura…”.
Lui è vittima dei maligni, mentre il popolo è dalla sua parte... scimmie comprese ovviamente.

13 dicembre 2007

Non l'avrei mai detto

Non avrei mai detto che dirigenti Rai potessero agire secondo pressioni di poteri politici ed economici del tutto esterni alla loro azienda, tanto nella scelta di cosa trasmettere quanto in quella di chi assumere e chi cacciare. Non avrei mai detto che potessero “provinare” la Tale o il Talaltro su suggerimento di chi possiede il principale network privato e che, per giunta, consiglia a sua volta su indicazione di diplomatici anche di opposto schieramento politico in previsione di accordi futuri. Faccio un favore a te così tu devi un favore a me: un ragionamento che odora d’italianità più dell’Inno di Mameli. Sarà per questo che non stupisce e non offende. Sarà per questo che riusciamo a usare l’espressione corruzione senza collegarla alla parola reato. Non l’avrei mai detto che questo metodo potesse prevedere l’impiego di ingenti somme di danaro. Investimenti per il futuro, si capisce. Come non avrei mai detto che un senatore potesse rifiutare un corteggiamento da due milioni di euro in cambio di una giornata di ferie. Capisco invece che a ricusare possa essere solo chi non è avvezzo alle italiche pratiche perché eletto in Oceania. Là, in fondo, ci sono i canguri e le cose vanno in maniera diversa. Chi è uomo di mondo invece, o meglio italiano del mondo, certi meccanismi li conosce e capisce quando un’offerta non si può rifiutare. Si rende immediatamente conto che per cinque milioni di euro anche un partito può essere in vendita, specie se la fattura te la firma un uomo di rinomata sudorazione e di addolorata loquacità. Non l’avrei mai detto poi che una volta vinti i mondiali di calcio, Forza Italia avrebbe dovuto cambiare ragione sociale e che il nome del nuovo club sarebbe stato Popolo della Libertà, come non avrei mai detto che per annunciarlo il suo principale finanziatore avrebbe usato una trasmissione televisiva sempre da lui finanziata e condotta dalla propria “delfina”. Non l’avrei mai detto, che intercettazioni e segreti istruttori sarebbero stati sbattuti in prima pagina proprio mentre il New York Times dipingeva l’Italia come un paese del Terzo Mondo. Con il dovuto rispetto per il Terzo Mondo. Non l’avrei mai detto che gli italiani piuttosto che essere sorpresi e avere i conati di vomito potessero preferire lamentarsi d’altro, come dell’esser stati costretti a fare il pieno di benzina all’auto anziché aver fatto due volte venti euro in due giorni. Non l’avrei mai detto che per una volta sarei stato d’accordo con i portavoce forzisti: è vero, questo non è il Cile di Pinochet, è l’Italietta di Berlusconi.