09 ottobre 2008

L'Alta Velocità fotte il pendolare

Il pendolare è tale raramente per sua iniziativa, in genere si tratta di una condizione di costrizione. Gli eventi, il lavoro, gli affetti, l'amore. La caratteristica che identifica un pendolare è la ripetitività con cui intraprende il medesimo viaggio o itinerario. Io sono un pendolare. Mi sposto da un punto A a un punto B e viceversa almeno una volta ogni quindici giorni, più spesso ogni settimana. Ho due modi per esercitare il mio pendolarismo: gomma o rotaia, ma in entrambe i casi non sono particolarmente fortunato. I miei punti A e B si trovano infatti collegati da una delle autostrade più trafficate d'Italia e il treno a quanto pare non ferma più volentieri nella stazione del mio punto B.
Per realizzare quell'immane sforzo che è la "Alta Velocità" le Ferrovie hanno infatti bisogno di quattrini e allo stesso tempo di dare l'impressione di efficienza. Di conseguenza hanno messo in atto una progressiva riduzione delle corse e delle fermate e hanno abolito i treni "poveri". In pratica hanno eliminato i viaggi "low cost", quelli che si chiamavano interregionali o espresso. Il risultato è che anche in una delle zone tecnicamente più avanzate d'Italia, spostarsi è un problema. Un problema di tempo e di costi. E buonanotte al servizio pubblico. Società Autostrade e Trenitalia sono gestite da manager stra-pagati che gestiscono le aziende con l'unico obiettivo del profitto personale ancor più che aziendale e hanno dimenticato ormai da molto tempo il concetto di servizio pubblico. Grazie anche a queste persone l'Italia è un paese che affonda.

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