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11 dicembre 2008

Con l'Alta Velocità rallento

Già in diverse occasioni mi sono trovato a parlare delle scelte di Trenitalia su questo blog. In effetti si tratta di un argomento che mi è vicino, visto che sono pendolare per esigenza. Nel post "L'Alta Velocità fotte il pendolare" del 9 ottobre scorso prefiguravo, in qualche modo, quello che stava per succedere, ma mai avrei osato pensare sarebbe successo soltanto due mesi più tardi.
Ebbene, le "nostre" ferrovie dimostrano ancora una volta cosa conta per loro: il fatturato. Scelta legittima in un libero mercato, ma non in un monopolio di fatto nella gestione di un pubblico servizio.
L'importante è avere qualche miglio di Alta Velocità, non importa a cosa si debba rinunciare in cambio. I manager dell'azienda, evidentemente, ritengono che i collegamenti "rapidi" siano il futuro del trasporto pubblico e saranno presto in concorrenza con gli aerei.
Già, agli aerei... ma non sarebbe più sensato fare concorrenza, casomai, alle autostrade?
La maggior parte dei "viaggiatori su ferro" copre piccolo/medie distanze con cadenza regolare. Tradotto: sono dei pendolari.

Mi spiego meglio con l'esempio pratico.
Per raggiungere la mia abituale stazione di un centro di provincia (ma non un capoluogo...) fino a 5 anni fa potevo prendere soltanto i treni Interregionali. Poi il servizio è cambiato: ho dovuto spendere di più e prendere gli Intercity, in quanto l'abbondanza di Interregionali era venuta meno.
Dal 14 di questo mese non potrò nemmeno più prendere gli Intercity! Spariti! Canellati in toto!
L'unico modo possibile sarà prendere un EuroStar fino al più vicino capoluogo di provincia e poi sperare di non perdere la coincidenza con uno dei pochi regionali che fanno la spola. Di conseguenza ci metterò più tempo e spenderò di più non potendo nemmeno usufruire di agevolazioni nell'acquisto del biglietto come la "tariffa Amica".
Qualcuno è in grado di spiegarmi in che modo l'Alta Velocità rappresenta un'evoluzione per il viaggiatore? No, perché dalla mia posizione non si evince.

09 ottobre 2008

L'Alta Velocità fotte il pendolare

Il pendolare è tale raramente per sua iniziativa, in genere si tratta di una condizione di costrizione. Gli eventi, il lavoro, gli affetti, l'amore. La caratteristica che identifica un pendolare è la ripetitività con cui intraprende il medesimo viaggio o itinerario. Io sono un pendolare. Mi sposto da un punto A a un punto B e viceversa almeno una volta ogni quindici giorni, più spesso ogni settimana. Ho due modi per esercitare il mio pendolarismo: gomma o rotaia, ma in entrambe i casi non sono particolarmente fortunato. I miei punti A e B si trovano infatti collegati da una delle autostrade più trafficate d'Italia e il treno a quanto pare non ferma più volentieri nella stazione del mio punto B.
Per realizzare quell'immane sforzo che è la "Alta Velocità" le Ferrovie hanno infatti bisogno di quattrini e allo stesso tempo di dare l'impressione di efficienza. Di conseguenza hanno messo in atto una progressiva riduzione delle corse e delle fermate e hanno abolito i treni "poveri". In pratica hanno eliminato i viaggi "low cost", quelli che si chiamavano interregionali o espresso. Il risultato è che anche in una delle zone tecnicamente più avanzate d'Italia, spostarsi è un problema. Un problema di tempo e di costi. E buonanotte al servizio pubblico. Società Autostrade e Trenitalia sono gestite da manager stra-pagati che gestiscono le aziende con l'unico obiettivo del profitto personale ancor più che aziendale e hanno dimenticato ormai da molto tempo il concetto di servizio pubblico. Grazie anche a queste persone l'Italia è un paese che affonda.

19 marzo 2007

Le informazioni che contano

Viviamo nell’era dell’informazione di massa. Il desiderio e la necessità di sapere ci sta portando a diventare noi i bersagli dell’informazione e non più essa oggetto della nostra attenzione, compiendo così un ribaltamento dei ruoli. Ogni giorno riceviamo ben più informazioni di quante in realtà necessitiamo e questo non fa altro che intasare il nostro apparato ricettivo creando disturbo e confondendo ciò che ci è utile con ciò che non lo è. Non mi pare questo il luogo e non mi sento nemmeno in grado di poter dare lezioni di comunicazione, la mia vuole essere come al solito una semplice riflessione ben infarcita di sano qualunquismo. Ho letto da qualche parte (le fonti nella nuova era dell’informazione non sono più così importanti) che affinché esista comunicazione sono indispensabili, oltre al messaggio da comunicare, altri tre elementi: ovvero un mittente, un destinatario e un mezzo attraverso il quale veicolare il messaggio. Giocare con questi tre elementi significa rendere più o meno efficace la ricezione dell’informazione e quindi essere più o meno ragionevolmente certi che il destinatario colga ciò che il mittente desidera rivelargli. Fatta un po’ di teoria, passiamo ora alla pratica. Un esempio a caso, che tutti possano cogliere… Vediamo… Ah ecco, la stazione. Ipotizziamo di andare alla stazione per prendere il treno. Si ma che stazione? Giusto, ehm… Ipotizziamo di andare a prendere il treno alla Stazione Centrale di Milano, così in molti avranno presente lo scenario. Se siamo in stazione e dobbiamo prendere un treno (beh non tutto il treno, in realtà solo un posto su un determinato treno) ciò che ci interesserà sapere, oltre alla destinazione, sarà l’orario, il binario e l’eventuale ritardo (vorrei evidenziare eventuale). Giunti ai binari, se si presta attenzione, ci si accorgerà che possiamo trovare tali informazioni su dei tabelloni neri, senza troppe pretese di appeal, di quelli con le lettere rotanti che ogni tanto, come dire, non rotano. Decodificate le sigle che identificano i vari treni si riesce ad estorcere ai suddetti tabelloni le informazioni di cui necessitiamo. Però che grigia questa stazione, che triste quel tabellone nero/bianco, che precario quel foglio ingiallito con tutti gli orari di partenze e arrivi davanti al quale la gente è costretta ad accalcarsi e quanto sono solitarie quelle povere obliteratrici (un tempo) gialle. Ci sarebbe proprio bisogno di un po’ di colore.
Detto, fatto.
In Stazione Centrale da qualche tempo, oltre ai già noti elementi d’arredo, sono stati finalmente installati dei fini ed eleganti schermi al plasma. All’inizio di ogni binario ce n’è uno più grande, mentre lungo la banchina ce ne sono tanti più piccoli, fortunatamente a poca distanza l’uno dall’altro; potremmo dire che distano tra loro quanto una pisciata di cane. Che bello, finalmente una bella idea che dona colore e che rende più piacevole ricevere le informazioni che davvero contano. Sugli schermi infatti ruotano 24 ore su 24 informazioni preziosissime per tutti i viaggiatori. Gli orari degli arrivi? No… Gli orari delle partenze? Nemmeno… La composizione del treno? Neanche… Un saggio su come riconoscere un Intercity da un Interregionale? Manco per idea… L’ubicazione dei cessi della stazione? Sze…
Insomma, che diavolo ruota su questi schermi? Ovviamente pubblicità. 24 ore al giorno di spot pubblicitari ripetuti ossessivamente su un centinaio di schermi posti uno dietro l’altro. Praticamente un incubo o se preferite un autentico colpo di genio: dato che l’utilizzatore già non capisce una mazza di suo, diamogli una mano, facciamogli ancor più confusione.
Inutile cercare lungo i binari le informazioni sui treni, c’è solo una coppia di vecchi monitor con sfarfallio incorporato sui quali trovate su uno le partenze e sull’altro la preghiera di non superare la linea gialla. Inutile cercare obliteratrici lungo la banchina. Se non avete obliterato all’inizio, non avete più speranza. In compenso non avete bisogno di cercare le vere informazioni che contano, perché vi accompagneranno passo passo fino alla vostra carrozza. Sempre che sia la vostra.Ancora una volta grazie Trenitalia, per pensare al bene dei tuoi clienti, realizzando ciò che la nostra fantasia di miseri consumatori non oserebbe mai chiedere.

15 febbraio 2007

Trenitalia solo musica italiana 2

Un post veloce veloce per sottoporre gli ultimi sviluppi della mia vicenda ferroviaria all'attenzione di tutti coloro avessero trovato in qualche modo interessante il precendente post ad essa dedicata. In seguito all'episodio narrato ho esposto ufficiale reclamo utilizzando il sistema web di Trenitalia. In data odierna ho ricevuto ufficiale risposta dal signor Paolo Locatelli, che evidentemente gestisce i reclami e l'assistenza clienti per Veneto e Trentino Alto Adige, Il testo di tale mail è integralmente riportato di seguito.

ATTENZIONE:Si raccomanda di non rispondere a questo messaggio, in quanto la casella postale dacui e' stato inviato non e' abilitata alla ricezione di e-mail.
_________________________________________________________________
gentile cliente,
pur spiacenti dobbiamo sottolineare che la nostra rete di vendita è articolata su diverse modalità, proprio per venire incontro alle esigenze espresse dalla clientela, consentendo l'acquisto di biglietti anche da casa e/o la possibilità di ritirare direttamente in treno i titoli di viaggio acquistati precedentemente.
Questo sistema, unito alla possibilità di acquisto con larghi tempi di anticipo rispetto alla data del viaggio prevista, è in grado di consentire di non incorrere in inconvenienti che possono sorgere da situazioni contingenti.

Cordiali saluti
Paolo Locatelli
Il presente reclamo e'stato gestito da:Assistenza Clienti Veneto/Trentino-AA

15 gennaio 2007

Trenitalia, solo musica italiana

Da tempo sento crescere in me il desiderio di scrivere un post su Trenitalia, ma ogni qualvolta mi avvicino alla tastiera del mio portatile sospinto da un fatto, un’occasione o anche solo un pensiero, finisco sempre per fare dietro-front e fermarmi dopo le prime 50 battute. Va detto che sono un affezionato cliente di Trenitalia, in quanto consumo quasi tutti i week-end una discreta tratta di strada ferrata. A ragione di ciò posso dire, non senza un certo orgoglio, di avere quella che viene detta cognizione di causa. Questa sera mi sono finalmente deciso a scrivere questo post, ma vorrei solamente limitarmi a raccontare quanto accadutomi un paio di ore fa, mentre tornavo verso quella Grande Pera che è Milano. Da anni ripeto questo percorso la domenica sera. Da anni arrivo trafelato nella piccola stazione di provincia e parcheggio la vettura con manovre degne di Tokio drift. Il tutto per non perdere il treno. Per cominciare ci tengo a precisare che quel treno io non l’ho mai perso, non tanto per meriti personali (chi mi conosce sa che ho anch’io talvolta problemi con quella cosa chiamata puntualità), quanto per demeriti del servizio: il mio arrivo sui binari è sempre accompagnato dall’annuncio del cronico ritardo di 10 minuti. La prima cosa che mi viene naturale chiedermi è perché mai non lo mettano 10 minuti dopo quel stramaledetto treno, dato che lui domenica dopo domenica insiste nel ribadire che è quello il suo orario preferito? A volte capita poi, a dire il vero abbastanza spesso, che io non sia stato abbastanza previdente e che non abbia acquistato il biglietto per tempo. Non vorrei cercare una scusa, ma quando si arriva al sabato con un biglietto di sola andata (o con un mezzo diverso da un treno) non sempre si ha voglia di fare nuovamente la fila per acquistare il biglietto del ritorno. C’è internet direte voi! Certo, c’è internet… ammesso e non concesso che io abbia le conoscenze necessarie per usare lo strumento, ammetterò che mi è successo raramente, il sabato sera, di provare un’irrefrenabile cupidigia che mi spingesse alla caccia di un pc opportunamente connesso per poter eseguire tutte le simpatiche operazioni di routine. Cosa volete poi, sarà perché sono un romantico, ma mi piace pensare che il biglietto per il mio viaggio lo acquisterò al momento della mia romantica partenza nella mia romantica stazioncina. Nella stazione in questione vi è poi la simpatica tradizione di tenere un solo sportello aperto quando c’è molta gente e non tenerne nessuno quando ce n’è moltissima. Altro costume del luogo è quello di obbligarti negli orari serali ad acquistare il tuo ticket to ride mediante un apposito e davvero geniale marchingegno. Questo cubo di metallo è dotato di una piccola tastierina, probabilmente divelta dall’apparecchio, ormai in disuso, di una vecchia cabina telefonica SIP. Sopra tale tastierina (ma non immediatamente sopra!) trova posto un utilissimo display a contrasto da 3 righe… Il cellulare che possedevo 5 anni fa ne aveva uno più grande e più chiaro. Si potrebbe scrivere per ore sull’intuitività d’utilizzo di questo utilissimo aggeggio, che va dal dover scegliere la stazione di partenza (non ridete) e, ci mancherebbe, quella di arrivo mediante codici numerici. Se, come nel mio caso, dovete andare a Milano, è del tutto inutile che cerchiate di comporre la parole con i pochi pulsanti a vostra disposizione, perché non funziona come con i cellulari e non c’è nemmeno il T9 a soccorrere in vostro aiuto. Dovete spostare semplicemente lo sguardo dal vostro apparecchio e guardare quella tabella a fianco composta da una serie di righe orizzontali: quelle non sono righe, se vi avvicinate scoprirete che si tratta di nomi di località scritte in corpo 6, alle quali è stato opportunamente e saggiamente abbinato un chiaro e leggibile codice numerico di almeno tre cifre (solo tre? Che peccato). Una breve indagine (so che siete tipi svegli!) vi porterà a scoprire il codice della vostra città, nel nostro esempio, Milano, 244. Trattenuto a stento un sorriso di autocompiacimento vi troverete a rispondere, sempre tramite numeri, ad altri interessanti quesiti che il nostro amico elettronico vi porrà con un’insistenza più irritante di quella del Grillo Parlante ClemClem. Leggo un’espressione di terrore sui vostri volti. Dopo aver scelto il tipo di biglietto (le varianti sono normale o più biglietti…) e aver lottato con le dita incastrate sulla fessura-piglia-pecunia vi accorgerete che quanto prodotto non è conforme ai requisiti del treno su cui volete salire. In pratica il biglietto emesso è un biglietto ordinario che tiene soltanto conto dei chilometri che intendete percorrere, ma non del tipo di treno che intendete scegliere. Nel caso in esempio trattasi di Intercity, caratterizzato da un altisonante Supplemento Rapido che ne raddoppia il premio di acquisto. Cosa fare dunque? Non mi resta che salire sul treno e chiedere al personale di bordo dal momento che in tutta la stazione non c’è un solo omino munito di giacca verde e corrispettivo cappellino. Una volta posate le mie natiche sui confortevoli sedili che l’azienda mi mette a disposizione tento di rilassarmi, benedicendo la dea bendata che per una sera mi ha riservato i vizi di un posto a sedere. Quando il controllore si avvicina estraggo con fiducia il mio piccolo talloncino e sfoggio il sorriso delle grandi occasioni. Prima di me il funzionario decide di occuparsi del mio vicino di viaggio, un signore distinto, sulla cinquantina. Al signore viene immediatamente chiesto di pagare, con tono scocciato, un “conguaglio” di 8€. Con volto perplesso il passeggero ne chiede il motivo dal momento che è in possesso di regolare biglietto con Supplemento Rapido. Il dialogo è grosso modo questo:

Passeggero: “…ma non capisco… questo non è un Intercity?”

Controllore: “si lo è”

Passeggero: “beh… continuo a non capire… io ho chiesto un biglietto per Intercity”

Controllore: “ah ah”

Passeggero: “beh, ho acquistato il biglietto per Intercity…”

Controllore: “ah ah”

Passeggero: “l’ho pure obliterato…”

Controllore: “si ha fatto bene”

Passeggero: “lei mi ha appena detto che questo è un Intercity”

Controllore: “si lo è”

Passeggero: “ma allora perché devo pagare?”

Controllore: “perché questo treno ha la prenotazione obbligatoria del posto”

Passeggero: “e allora?”

Controllore: “allora fanno 8€ altrimenti deve scendere”

Passeggero: “fanc… piuttosto scendo! Per principio!”

…le cose si mettono male. È il mio turno:

Dastiro: “’sera, devo fare il supplemento”

Controllore: “ah, va bene, nessun problema”

Attendo paziente mentre il funzionario gioca con il suo palmarino nuovo, fiducioso come non mai in tutte le istituzioni…

Controllore: “fanno 15€ e 10 centesimi”

Dastiro: “15 eur… per cosa scusi?”

Controllore: “come per cosa? Per il supplemento no!”

Dastiro: “ma… non vorrei sbagliarmi… sa prendo questo treno soltanto da 7 anni giorno più, giorno meno, e mi pareva di ricordare che il supplemento fosse tipo 7 €…ma non so non sono un esperto”

Controllore: “si si, sono 7 euro e dieci”

Dastiro: “ma… allora non capisco… perché 15?”

Controllore: “senta giovanotto è inutile che se la prenda con me, le regole sono regole”

Dastiro: “a parte che si dice se la prende… ma… mi scusi lei, io non me la sto prendendo con nessuno, volevo solo capire… lei mi chiede il doppio di quello che pago di solito, volevo soltanto capire”

Controllore: “c’è la penale”

Dastiro: “oh mioddddio, la penale? E che ho fatto?”

Controllore: “per fare il pagamento a bordo si pagano 8€ di penale”

Dastiro: “ma se gliel’ho detto io che devo fare il supplemento!”

Controllore: “e allora?”

Dastiro: “e allora come facevo a fare il biglietto necessario se non mi date la possibilità di farlo? La stazione era chiusa e l’automatico non emette biglietti per Intercity”

Controllore: “doveva prendere un altro treno… tipo un interregionale”

Dastiro: “ah… l’interregionale… ma quale? Li avete tolti tutti! Ci sono solo Intercity!”

Controllore: “allora doveva pensarci prima… doveva comperare il biglietto prima”

Dastiro: “ma prima quando… che centra? Ho fatto il biglietto quando sono andato in stazione…”

Controllore: “senta è inutile che se la prenda con me…”

Dastiro: “uhmmm ancora… non ce l’ho con lei, sto solo cercando di capire perché devo pagare il doppio per un problema causato da voi”

Controllore: “non è colpa nostra… e poi le regole sono regole. Se non va bene deve scendere alla prossima”

Dastiro: “uhmmm, lasciamo perdere ecco i suoi 15€…”

Come si può provare a discutere con una simile ottusità?

Scarico e contrariato arrivo in città e quasi sono riuscito a scacciare il nervoso quando suadente, la voce strilla dagli altoparlanti “…vi ringraziamo per aver scelto di viaggiare con Trenitalia!”

SCELTO?????? Ma quando mai è stata una scelta???

Mi duole dirlo, ma to be continued…