03 maggio 2007
Tette in alto
La tetta è bella. Per dirla alla Celentano, la tetta è “rock”. Non prendetemi per un maniaco o per un feticista (a dire il vero in genere sono più un fan di altre rotondità anatomiche), ma ritengo che la tetta sia superiore dal punto di vista “comunicativo”. Sarà la sua posizione alta e frontale, sarà la sua conformazione che richiama evidentemente un bersaglio, saranno i ricordi della nostra prima infanzia che sopraggiungono ogni qualvolta posiamo gli occhi su una scollatura, ma il famoso decolleté è per noi maschietti un’autentica calamita. E le donne, ahimè, lo sanno benone. Per questo la tetta è veramente potente. La consapevolezza è ciò che arma la tetta. La tetta diventa così uno strumento periglioso, in grado di controllare la nostra volontà. Lo è e lo è sempre stato, ciò che è aumentato negli anni è invece la consapevolezza. È come un medicinale con il triplo del principio attivo originale, o come il caffè-dello-studente o come un doppio Magnum Double per intenderci… In ogni caso si rischia l’infarto. Perché questa “riflessione”? È sbocciata la primavera, anche se la pioggia delle ultime ore sembra voler sostenere il contrario, e con lei è sbocciata, come ogni anno, la bellezza femminile. In prima fila ovviamente le tette, pronte a distoglierci dalla nostre attività, a renderci più gioviali e ottimisti ma anche pronte a metterci nei guai. Le donne mature ed emancipate, sicure e fiere della propria sensualità, hanno da qualche stagione a questa parte sempre più concorrenza: aumenta progressivamente la forbice delle provocatrici estendendosi nell’età spingendo oltre tanto l’estremo superiore che quello inferiore. L’uso colposo della tetta ha allargato il suo target. La stagionata ben conservata o magari ristrutturata non è una novità e sempre meno lo è la giovine Lolita. L’altro giorno mi trovavo casualmente in treno, ma poteva succedere ovunque (questa volta Trenitalia non centra nulla), quando un fatto del tutto normale mi ha spinto ad alcune considerazioni. Una scolaresca di adolescenti ha invaso il vagone e un gruppetto di allegre ragazze in gita mi ha circondato. Mi sono trovato mio malgrado a osservare quanto accadeva attorno a me (e non solo quello) e a sentirmi per un attimo un vecchio maniaco. Acquisita la consapevolezza che non si trattava di una sexy candid camera e che (purtroppo) non mi trovavo nel set di un film a luci rosse, ho cercato di guardare le fanciulle con aria distaccata, in qualità di blogger carico di buoni propositi scientifici. Osservavo le giovincelle nel loro look radical chic, sembravano appena uscite dalle pagine di una rivista di moda, con le loro pettinature assolutamente perfette e il loro sculettare da provette veline e non ho potuto fare a meno di pensare a quando in gita ci andavo io, una decina di anni fa (non è passato poi così tanto tempo). Allora ricordo che le mie compagne di classe, non me ne vogliano, non erano particolarmente provocanti e che neppure le più esotiche studentesse degli altri licei, magari incontrate proprio durante la gita, non erano poi così conturbanti. La maggior parte vestiva jeans, felpa e calzino di spugna sotto le Nike o Adidas a seconda della parrocchia, e la famosa tuta nera con le tre bande bianche. Le più concrete portavano scarpe da tennis Reebook e T-shirt Champions, mentre le più classiche una sobria camiciola a quadri in parte coperta da un collegiale maglioncino di cotone. In ogni caso i capelli erano indomabili e mai, e poi mai, si sarebbe potuto scorgere qualcosa al di sotto del collo. La scollatura non era bandita di per se stessa, faceva semplicemente parte di un altro mondo, una realtà adulta e lontana che la rendeva inconciliabile con il serioso ambiente scolastico. Le tette non ce le aveva nessuno (tranne l’amico grassottello) e quella che era naturalmente dotata si guardava bene dal metterle in mostra per non essere appellata come “tettona” dalle compagne invidiose e faceva di tutto per tenerle nascoste col terrore di essere additata come zoccola. Kelly di Beverly Hills 90210 era qualcosa d’irraggiungibile. A riguardarla adesso… non fa lo stesso effetto… A ricreazione non si sentiva parlare la compagna di banco di tanga, perizoma o cullotte e il push-up rimaneva un mistero per i più. Oggi la provocazione è stata definitivamente sdoganata e il lifestyle della modella/velina/letterina ha sostituito definitivamente quello della brava mogliettina anni 50 e quello della donna in carriera anni 80. Così si va a scuola truccate, imbellettate, profumate e agghindate come una volta non si faceva nemmeno per attirare l’attenzione del più fico del liceo. Creme per il viso, creme per la cellulite e creme per evidenziare il seno sono fondamentali per apparire. Sempre più strumenti e sempre più utilizzatrici. Un business, ecco che cos’è oggi la tetta. Poco importa se così facendo si rischia di scambiare una sedicenne per una nota pornodiva.
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