In giro c'è gente strana. Gli artisti, ormai è risaputo, sono stravaganti, ma i collezionisti, se possibile, sanno esserlo anche di più. Ieri a Milano alla casa d'aste Sotheby's un collezionista europeo (del quale evidentemente è meglio non sapere né il nome né la nazione) si è aggiudicato per la modica cifra di 124.000 euro una deliziosa scatoletta, in particolare la diciottesima di novanta confezionate dal maestro Piero Manzoni (nato il 13 luglio 1933, morto il 06 febbraio 1963). Si tratta di un'opera d'arte sfornata, è il caso di dirlo, nel 1961 e intitolata provocatoriamente "Merda d'artista". La cosa bizzarra è che nessuno, ma dico nessuno, in cinquant'anni non ha mai osato chiedere cosa in realtà contenessero queste scatolette. L'artista di Soncino (Cremona) s'è guardato bene dal dare delucidazioni sui 30 grammi di sostanza presumibilmente organica confezionata nelle sue opere e s'è portato magistralmente il segreto nella tomba. Quello di ieri è stato il record toccato da una delle novanta rappresentanti del genio di Manzoni e mi ha dato di che pensare: potenzialmente se c'è qualcuno disposto a spendere 124.000 euro per 30 grammi di presunta, e sottolineo presunta, merda, quanto si potrebbe guadagnare con tutta quella in cui sta affogando Napoli e la Campania? L'importante è confezionarla con cura...
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