È una notte buia ed umida. C’è un’aria sottile che taglia un po’, ma non c’è ancora freddo. Siamo a fine Novembre, ma il clima è ancora clemente. La passeggiata è ormai conclusa ed è giunto il momento di scendere sottoterra. L’ora è quella delle fate. Luci al neon fredde ti accolgono nel luogo alienante per eccellenza. Un grosso ascensore in cui gli strani incontri non si contano. Difficile che restino impressi, difficile ricordarsene una volta riemersi in superficie. Alle volte però si è testimoni di fatti eccezionali, alle volte capita qualcosa di straordinario, di strano, o quanto meno di imprevisto. In quei casi si esce con qualcosa in tasca, con un’esperienza, magari un aneddoto da raccontare agli amici il giorno successivo. Il mugugno si ferma, le porte scivolano e altri ospiti si aggiungono. Tra loro una donna coperta da un lungo cappotto nero attira gli sguardi non solo per il suo aspetto, ma perché accompagnata da uno stereo portatile. Niente violini scartavetrati e nemmeno fisarmoniche con i tasti rotti, ma un noto motivo rock. La donna si avvinghia a un palo di sostegno e comincia la sua danza sensuale. Il disorientamento dei presenti si trasforma rapidamente in compiaciuto stupore e cominciano a rimbalzare i primi interrogativi commenti. La donna non si ferma, ondeggia sinuosa e mostra ad arte le sue carni. Danza, e leggiadra lascia sfilare a terra il cappotto, e i pochi abiti. Provocanti intimi suggellano l’allusione. L’incredulità ha ormai ceduto il posto al divertito consenso degli astanti che hanno smesso di ricercare spiegazioni. Il lungo ululato si interrompe nuovamente. Anche la musica si ferma e gli abiti vengono raccolti. Le porte si ripetono e lasciano strada come un sipario. Un inchino pone fine al breve spettacolo. Un piccolo contributo per lo sforzo viene chiesto a chi ha assistito prima che la notte si riprenda la propria creatura. I sorrisi e i commenti proseguono fino al capolinea con la consapevolezza di aver partecipato ad un evento straordinario. Qualcuno sognerà la donna del mistero, la gatta che entra, danza ed esce, qualcuno il giorno dopo se ne ricorderà ancora. Altri giureranno fedeltà al noioso mezzo di trasporto ed è in quel caso che il progetto di marketing vincerà sulla diffidenza dei suoi detrattori. Brava ATM, finalmente mi hai convinto a prendere la metropolitana: alla fine il biglietto d’ingresso costa un euro e l’attesa animata dalla speranza vale il sacrificio.
Ma se l'esercizio reclamizzato non fosse quello della pubblica locomozione?
Ma se l'esercizio reclamizzato non fosse quello della pubblica locomozione?
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