30 novembre 2006

Nuove frontiere notturne del marketing

È una notte buia ed umida. C’è un’aria sottile che taglia un po’, ma non c’è ancora freddo. Siamo a fine Novembre, ma il clima è ancora clemente. La passeggiata è ormai conclusa ed è giunto il momento di scendere sottoterra. L’ora è quella delle fate. Luci al neon fredde ti accolgono nel luogo alienante per eccellenza. Un grosso ascensore in cui gli strani incontri non si contano. Difficile che restino impressi, difficile ricordarsene una volta riemersi in superficie. Alle volte però si è testimoni di fatti eccezionali, alle volte capita qualcosa di straordinario, di strano, o quanto meno di imprevisto. In quei casi si esce con qualcosa in tasca, con un’esperienza, magari un aneddoto da raccontare agli amici il giorno successivo. Il mugugno si ferma, le porte scivolano e altri ospiti si aggiungono. Tra loro una donna coperta da un lungo cappotto nero attira gli sguardi non solo per il suo aspetto, ma perché accompagnata da uno stereo portatile. Niente violini scartavetrati e nemmeno fisarmoniche con i tasti rotti, ma un noto motivo rock. La donna si avvinghia a un palo di sostegno e comincia la sua danza sensuale. Il disorientamento dei presenti si trasforma rapidamente in compiaciuto stupore e cominciano a rimbalzare i primi interrogativi commenti. La donna non si ferma, ondeggia sinuosa e mostra ad arte le sue carni. Danza, e leggiadra lascia sfilare a terra il cappotto, e i pochi abiti. Provocanti intimi suggellano l’allusione. L’incredulità ha ormai ceduto il posto al divertito consenso degli astanti che hanno smesso di ricercare spiegazioni. Il lungo ululato si interrompe nuovamente. Anche la musica si ferma e gli abiti vengono raccolti. Le porte si ripetono e lasciano strada come un sipario. Un inchino pone fine al breve spettacolo. Un piccolo contributo per lo sforzo viene chiesto a chi ha assistito prima che la notte si riprenda la propria creatura. I sorrisi e i commenti proseguono fino al capolinea con la consapevolezza di aver partecipato ad un evento straordinario. Qualcuno sognerà la donna del mistero, la gatta che entra, danza ed esce, qualcuno il giorno dopo se ne ricorderà ancora. Altri giureranno fedeltà al noioso mezzo di trasporto ed è in quel caso che il progetto di marketing vincerà sulla diffidenza dei suoi detrattori. Brava ATM, finalmente mi hai convinto a prendere la metropolitana: alla fine il biglietto d’ingresso costa un euro e l’attesa animata dalla speranza vale il sacrificio.
Ma se l'esercizio reclamizzato non fosse quello della pubblica locomozione?

27 novembre 2006

Schede bianche, brogli e malori.

“a pensar male si fa peccato, però ci si azzecca!”
Giulio Andreotti.

Ieri a Montecatini l’ex-presidente del consiglio Silvio Berlusconi è stato colpito da un malore che tuttora lo costringe ad un ricovero forzato all’ospedale San Raffaele di Milano. I pareri medici ci tranquillizzano comunque sullo stato della sua salute; d’altra parte era da aspettarselo, dopo cinque anni di duro lavoro, di impegni serrati, costretto a dividersi tra i ruoli istituzionali e quelli privati, onnipresente dai campi di battaglia politica a quelli calcistici. Per cinque anni lui è stato presente e lo è stato per ognuno dei suoi concittadini. Tutto quello che ha fatto lo ha fatto per gli italiani. E questi come l’hanno ripagato? Non rinnovandogli la fiducia e permettendo alle sinistre di governare il paese. Un calo fisico, oltre che un contraccolpo psicologico, è naturale, fisiologico e sacrosanto. Il caso vuole che sia successo proprio durante uno dei suoi impegni pubblici, uno dei suoi convegni, una di quelle occasioni durante le quali riesce a far sfoggio delle sue doti di grande comunicatore. Ancora il caso, quanto mai beffardo, ha voluto che tale convegno cascasse proprio in una settimana un po’ strana, durante la quale un piccolo focolaio di polemiche cominciava ad aprire la strada ad alcune malelingue. Sospetti, dubbi e perplessità originate da un documentario del giornalista Enrico Deaglio. Verità o spudorate menzogne? “Accuse pesanti” secondo alcuni, “bufale” secondo altri, “rivelazioni inquietanti” a detta di altri. Ne maggioranza ne opposizione tuttavia sembrano essere interessate a scoperchiare quest’altro vaso di Pandora. Tant’è che la prima notizia dei tigì in questi giorni è il bollettino medico, peraltro ci tengo a precisare rassicurante, uscente dal San Raffaele.

Nessuna notizia sui possibili brogli avvenuti nelle ultime elezioni.

Lo scoop che ogni giornalista vorrebbe fare, il fattaccio potenzialmente più losco e fetido della storia della Repubblica Italiana e nessuno ne parla. Secondo quanto emerso dalle indagini del redattore di Diario la destra dovrebbe essere accusata di tentato golpe elettorale, e la sinistra di essersi evidentemente con essa accordata per celarne le imbarazzanti conseguenze. Tutti uniti per il bene degli italiani. Che ruolo ha l’informazione in tutto questo? Forse è meglio non chiederselo.

To be continued…


24 novembre 2006

Carne in offerta

Nel calderone delle polemiche di queste ultime settimane riguardanti una TV spazzatura , una TV urlata, una TV volgare mi ha colpito lo scontro avvenuto fra tre donzelle protagoniste proprio di questa televisione.
Le generalità delle tre sono pressochè irrilevanti anche perché sono sicura saranno sconosciute ai più , diciamo comunque per onore di cronaca che stiamo parlando rispettivamente della fidanzata di Piersilvio Berlusconi , la fidanzata di Flavio Briatore e la fidanzata di Andrea Perrone. Chi? L’ex marito della Ferilli. Ah! Così è più chiaro a tutti, no?
Succede che la Berlusconina dalle colonne di un quotidiano, lancia una provocazione diretta alle due colleghe, ree di sfoggiare in modo eccessivo le loro grazie.Un'indigestione", "un'abbuffata", una "apoteosi della scollatura" così esordisce la bella che si dimostra sinceramente e quasi ingenuamente indignata per il look fuori luogo delle altre due soubrette. Chiudo il giornale senza badare molto all’esternazione di quest’ultima paladina della moralità senza però malignamente pensare che o è tutta invidia da parte di una che ha ben poco da mettere in mostra oppure che ora fattasi forte del suo fidanzamento, con conseguente carriera, vuole riscattare il suo ruolo e sale in cattedra. Perché diciamolo, la ragazza nasce come letterina a Passaparola e non è certo divenuta famosa per le sue doti intellettive.
Alcuni giorni dopo però, complici una giornata uggiosa e un compagno lontano per lavoro, mi ritrovo a passare la domenica pomeriggio a esercitarmi in quella che credo sarà la specialità olimpica del futuro: lo zapping.
Saltando con acrobazie degne di Fosbury, mi imbatto in una di quelle trasmissioni per famiglie, dove tra un risultato di calcio, un consiglio medico e una ricetta di cucina, mi compaiono in tutta la loro giunonica beltà le due conduttrici pizzicate dalla Berlusconina.
Eccole lì le due in primo piano, giulive, con scollature abissali e quattro tette notevolissime (vere o finte non importa) appoggiate sul banco come quarti di chianina in offerta dal macellaio.
Devo riconoscere che in fondo la ex-letterina non ha tutti i torti. E’ difficile non essere tentati di accostare quest’ immagine a quella di due sani ruminanti al pascolo.
Scene come queste si vedono ormai tutte le settimane, tutti i giorni, e noi telespettatori neppure più ci accorgiamo se le protagoniste della Tv sono spesso signore "pervestite", agghindate in maniera quasi demenziale pur di mettere in bella mostra le loro carni.
Quindi per rispondere alla domanda che la Berluschina si pone nella sua riflessione e cioè se è davvero necessario esibire con tanta spregiudicatezza il proprio corpo per far ascolti, per far carriera o per accaparrarsi più fans possibili, è lecito rispondere che non so se è necessario ma di certo, se è più e più volte messo in pratica, a qualcuno qualcosa porterà.

17 novembre 2006

Icona sexy addio!

Miei cari uomini rassegnatevi!
Cala il sipario su una delle icone più desiderate del vostro immaginario erotico: dal 15 novembre l’hostess dell’Alitalia porterà i pantaloni. Non tutte, non sempre, ma lo potranno fare.
Se avete spiato le loro gambe, mentre premurose vi rassicuravano di stare tranquilli o se il soave fruscio delle loro calze ha cullato i vostri pensieri ad alta quota, cari viaggiatori preparatevi ad un brusco atterraggio.
La decisione è stata presa con determinazione dalla componente femminile del sindacato al termine di una trattativa durata per decenni. Sentendosi penalizzate rispetto alle loro colleghe delle maggiori compagnie d’Europa e del Mondo, le hostess dell’ex compagnia di bandiera hanno finalmente vinto la loro battaglia termica.
Ebbene si perché di una questione di temperatura si tratta. I pantaloni diciamolo sono senz’altro più pratici, più comodi e più caldi di una gonna e l’immagine dell’hostess fragile e infreddolita, stretta nel paltò con la sottana svolazzante e le décolleté sprofondate nella neve di Mosca è semplicemente sorpassata ed assurda.
Ma più assurda sembra essere soprattutto la motivazione con cui Alitalia negava questa possibilità: al cliente piace vedere l’hostess in divisa classica. Secondo la dirigenza Alitalia quindi l’hostess dovrebbe, per piacere dei viaggiatori, incarnare davvero quell’icona sexy dell’universo maschile. Gonne al vento e gambe in mostra capaci di far impennare, oltre agli attributi maschili anche i voli
Tutta questione di marketing insomma.
E succede anche nel resto del Mondo, in Venezuela per esempio le divise delle hostess sono senz’altro una fonte di ispirazione per la fantasia dei maschietti: stivaloni e minigonna. Negli USA una compagnia aerea nel 2002 ha ingaggiato ragazze in shorts e canotta. Peccato però che la stessa compagnia, proprio quest’anno ha ridotto i propri voli, a dimostrazione che certe strategie di marketing non sempre funzionano.
Quindi miei cari maschietti intraprendenti permettetemi un consiglio: se "distrattamente" fate sporgere la vostra mano verso il corridoio, al passaggio di una di questi angeli delle nuvole e sentite sotto al ginocchio un tessuto lanoso, fate attenzione, perché potrebbe pure essere lo steward.

16 novembre 2006

Oggi interrogo!

Vorrei rivolgermi ai miei amici maschietti. Alzino la mano quanti di voi da piccoli erano innamorati della propria maestra. D’accordo, si trattava di un amore platonico, non c’era attrazione fisica, fattore questo che avete scoperto soltanto qualche anno più tardi… quando avete evinto pure che il fascino della vostra maestra era più vicino a quello di una cozza d’allevamento lagunare che a quello di un essere vagamente connesso con il genere femminile. Conclusi i complicati studi elementari siete giunti alle medie per adempiere all’obbligo che vi vedeva ancora intellettuali per i tre (o più) anni canonici. Anche qui avete trovato qualche simpatia nel corpo insegnante… ammettetelo. Ci sarà stata una profe più attraente di altre o che aveva quelnonsochè che voi giovani virgulti in preda all’acne e alle prime tempeste ormonali avete preso come spunto per le vostre polluzioni notturne. Ben presto però finiscono le medie e aumentano l’acne. Come disse il buon vecchio Max, si passa dal tempo delle mele all’inferno delle pere. Ma le pere che vi ossessionano sono altre. Sono quelle della supplente di matematica neo laureata che si diverte a farvi calcolare la funzione relativa all’aumento proporzionale del vostro sudore ad ogni sua caduta di gessetto. O piuttosto sono i movimenti atletici e armonici della snodata profe di educazione fisica, con la quale già sognate varianti sul quadro svedese, spalliere e parallele. Per tacere di quell’enorme materasso blu…

Tutto questo però rimane un sogno ed ancora oggi, se ci ripensate, il vostro sorriso nostalgico si fa un pochino amaro rimuginando su quelle fantasie mai concretizzate che come nuvole di vapore svaniscono solamente in tanti “se avessi detto…”, “…se avessi fatto”.
Oggi quelle fantasie che non avete mai avuto nemmeno la forza interiore di affrontare apertamente con voi stessi, qualcuno le ha realizzate. E pure costretto! I tempi sono decisamente cambiati.
Oggi capita che quelle fantasie non sia più lo studente brufoloso a farle, ma la profe. L’insaziabile, rigida e severa profe. Come nella migliore tradizione del vero film d’autore italiano (per chi non l’avesse capito la commedia erotica all’italiana degli anni Settanta) oggi succede che in Brianza un’insegnante, una novella Edwige Fenech con occhialini e tailleur, costringa tre studenti a disertare la lezione di ginnastica per potergli impartire delle ripetizioni personalizzate (applicava forse i principi di customer satisfaction?). Oggi succede che la collega della succitata profe, indispettita dal fatto di non essere stata invitata al menages cerchi in tutti i modi di sabotarlo fino ad avere la prova evidente del suo sospetto: non era stata invitata all’orgia. Inviperita per l’accaduto denunzia la già ex-collega ed oggi accade che tale denuncia è presa sul serio. Oggi accade che la nostra beniamina (beh almeno mia) venga additata come un mostro, una persona gravemente disturbata ed allontanata seduta stante dall’istituzione scolastica senza nemmeno aver chiesto l’opinione degli studenti, anche solo quella dei tre coinvolti, quali ristretta ma rappresentativa minoranza del popolo studentesco. Oggi accade che l’unica insegnante che aveva realmente preso a cuore l’educazione e la formazione dei propri alunni venga paradossalmente ritenuta una cattiva maestra di vita, un esempio da evitare, un soggetto da internare. Nessuno in realtà aveva capito che lei, povero docente precario, stava soltanto difendendo il suo salario dall’inflazione (Gianna Gianna Gianna…) attirando nuovi avventori alla sua bottega. D’altra parte il primo assaggio non è gratis?

Insomma, morale della favola: i tempi sono cambiati, il sesso è cambiato, le insegnanti sono cambiate, le colleghe invidiose invece non solo non cambiano ma sono pure più stronze ed io ho sempre sbagliato scuola.

15 novembre 2006

Ai nostri "cari" defunti

“All’ombra de’ cipressi e dentro l’urne
confortate di pianto è forse il sonno
della morte men duro?”

Oggi è già tanto se un urna riesci ad averla!

I giornali della scorsa settimana riportavano la notizia che solo a Genova, nell’obitorio dell’ospedale di San Martino, che serve tutta la città, i defunti senza sepoltura hanno raggiunto il 30%.
Persone morte in casa, per lo più anziani, vittime di incidenti, sciagurati che hanno finito i loro giorni in ospedale; tutti come pacchi depositati nelle camere mortuarie e non reclamati che diventano “salme senza interesse”. Interesse di chi se non dei parenti! Parenti che evidentemente o non ci sono o che non hanno intenzione di farsi trovare. Parenti che (magari) prima controllano il conto in banca del caro defunto e che poi, se non ci trovano niente, si tirano indietro (magari).
Capirai – starete pensando – un genovese non tirerebbe fuori un centesimo per un vivo figuriamoci per un morto! Il luogo comune sulla spilorceria genovese potrebbe far pensare si tratti di un fenomeno tipico del capoluogo ligure ma i dati sono pronti a smentirci: le percentuali dei morti dimenticati nelle altre città del Bel Paese è in aumento. Potrebbe quindi trattarsi di una moda? O che tutto sia da imputare ad un allarmante fenomeno di caro-esequie? A questo proposito viene a chiedersi ma chi paga per tutti sti morti scrocconi? Nel caso di Genova è il comune che se ne fa carico, tanto che ha istituito una polizza sepoltura. E allora me lo immagino il nonnetto che mi abita di fronte, preoccupato di rimanere senza funerali che investe una parte della sua già misera pensione in una polizza per il futuro, raccomandandosi magari a chi di dovere che quel giorno ci siano le gardenie rosse, ricordo del suo primo amore e che venga suonata la messa da requiem di Verdi.
Dove è finita la pietas di foscoliana memoria? Quella celeste corrispondenza, quello scambio d’affetto tra vivi e morti che proprio il sepolcro mantiene vivo?
In questa società dove va tanto di moda il precariato, sembra siamo destinati ad essere precari anche da morti.

Bianca Candida Herrìa

Eroi per caso

Ho un dubbio amletico così apro il Garzanti e cerco la voce EROE.

Definizione:

1 nelle civiltà primitive, figura mitica, essere eccezionale al quale la comunità attribuisce imprese prodigiose | nel mito classico, uomo nato da una divinità e da un mortale, dotato di eccezionali virtù e autore di gesta leggendarie

2 chi dà prova di straordinario coraggio e abnegazione, spec. in imprese guerresche; chi si sacrifica per affermare un ideale.

Bene. Ora, un recente sondaggio condotto dal TG1, chiedeva agli italiani se sanno ancora indicare un eroe. Il risultato è che, almeno al primo sguardo il paese è rimasto un po’ bambino, legato ai ricordi della scuola.

Il primo eroe in assoluto che ci ricordiamo è infatti l’eroe per eccellenza:Giuseppe Garibaldi. Quello dei due mondi che magari tanto eroe non è, ma piuttosto uno sciagurato bandito massone, per i leghisti. Il secondo Alessandro Magno, il quarto Giulio Cesare. Sempre in tema di scuola, non compaiono in graduatoria nessuno dei grandi eroi dei romanzi russi come il principe Andrej di Guerra e Pace o l’ Anna Karenina dell’omonimo romanzo conseguenza forse per quell’avversione verso certi mattoni che anche il più volenteroso secchione non riuscirebbe a digerire.
A dimostrazione però che la realtà martellante dei media resta più impressa nella mente rispetto alle sbiadite reminiscenze scolastiche, nella lista degli eroi troviamo il carabiniere Salvo D’Acquisto (terzo posto) e il giudice Falcone ai quali sono state da poco dedicate delle fiction. Potere del tubo catodico.

Conforta invece sapere che una parte degli italiani abbia partecipato foss’anche lontanamente ai grandi sogni del Novecento per cui il Che è quinto, Marthin Luther King sesto e Gandhi settimo. Se non loro che hanno combattuto e sono morti per un ideale chi possiamo chiamare eroi?

Ecco appunto sorgere il mio dubbio. Tra gli eroi contemporanei si aggiudica il primo posto Papa Giovanni Paolo II, la cui presenza in classifica era prognosticabile, ma il risultato che sorprende veramente riguarda tutto il secondo gradino del podio dal quale si erge il Silvio nazionale... avete capito bene, proprio il Cavaliere. Se la notizia non vi sorprende abbastanza forse è il caso di segnalarvi che l'ormai ex-premier ha preceduto sul traguardo Madre Teresa di Calcutta, giunta ahimé soltanto terza...
Probabilmente in quest’aura santificante molti concittadini ci vedono benissimo colui il quale è stato unto dal Signore.
Che poi a ben guardare Silvio ha davvero sacrificato la sua esistenza per combattere il nemico comunista, è sceso in campo per noi una prima volta e poi, seppur restio a ricandidarsi si è sentito in obbligo con il popolo italiano che evocava la sua divina presenza. Ha compiuto gesta straordinarie: promettere ponti, strade, ferrovie senza aumentare le tasse; ritoccare bilanci; cambiare leggi per l’interesse di tutti.Ha lottato fino all’estremo delle sue forze contro una magistratura che voleva distruggere le sue imprese (nel senso di aziende)
Un essere di questo calibro è quindi, senza ombra di dubbio, una persona dotata di un incommensurabile coraggio. Un dato di fatto che non possiamo negare. Per questo mi unisco con quella percentuale di italiani che lo hanno decretato un eroe contemporaneo e propongo addirittura la candidatura in ex equo di Giulio Tremonti. Perché? La finanza creativa non è un impresa prodigiosa?

Bianca Candida Herrìa

10 novembre 2006

Tutta colpa della maggioranza

Gaber qualche tempo fa canticchiava tra uno shampoo e l’altro “che cos’è la destra? che cos’è la sinistra?”. Se per caso non avete mai avuto la fortuna di imbattervi nell’ascolto fortuito del brano citato vi invito ad una rapida ricerca, ne vale davvero la pena. L’attualità delle parole del cantautore milanese mi rimbombano in testa ogniqualvolta mi trovo a pensare tra me e me: “che cos’è la destra? E che diavolo è la sinistra?”. Lungi da me il voler addentrarmi in un trattato di politica, temo di non averne assolutamente le competenze, ma non posso fare a meno di notare che la divisione tra destra e sinistra non esiste in realtà se non nella scelta di stili di vita. Non so perché ma col tempo ho acquisito la convinzione che i cosiddetti ideali centrino sempre meno, e che in realtà sempre meno persone sappiano veramente ciò che li spinge a dichiararsi di destra o di sinistra. Tra questi mi piacerebbe fossero implicitamente compresi coloro che sul fatto di essere di destra o di sinistra ci campano: i nostri rappresentanti. Si si proprio loro.

Lasciamo perdere poi che destra e sinistra sono evidentemente delle definizioni relative: destra rispetto a cosa? Rispetto alla sinistra suppongo…

“Al primo semaforo svolti a destra” – “Mi passa quella scatola in alto a sinistra?” e via dicendo.

Lo so che si tratta di convenzioni ovvero per essere precisi di un insieme di regole sociali generalmente accettate e condivise, ma io non riesco proprio a tracciare quella linea che sta lì in mezzo, a dividere la destra dalla sinistra per l’appunto. Forse è il sistema di riferimento che mi frega. Mah. Perché se riesco a cogliere cosa differenzia la destra dalla sinistra allora forse riuscirò a dare una definizione ad entrambe. Tuttavia come molti della mia specie mi sento inconsciamente spinto a desiderare l’appartenenza ad un gruppo e quindi un bel giorno mi trovo dinnanzi all’amletico bivio. Sarò di destra o di sinistra? Ma la domanda veramente importante è: ma a qualcuno fregherà mai se sono di destra o di sinistra? Perché sia chiaro, se non posso ostentare la mia compartecipazione al gruppo, il mio desiderio di appartenenza se ne va scemando. Allora da bravo emulatore di immagini sociali corro ad acquistare un bell’eskimo, per un po’ non mi taglio i capelli né tengo in ordine le scarpe e assumo un’aria vagamente impegnata. Poi un bel giorno m’innamoro di una ragazza proprio carina che guida una Smart color argento/fucsia-rossetto-glitter ed allora provvedo subito a sbarbarmi e a vestirmi come-si-deve. Tutto questo per arrivare a ciò che mi ha turbato e spinto a questa “riflessione”: perché c’è gente che si ostina a spedirmi mail a sfondo politico? Perché mai dovrei provare alcun tipo di interesse verso un nuovo subdolo metodo di propaganda politica che prevede simpatiche vignette, foto ritoccate e scritte animate che mi dicono quanto sia in fallo la maggioranza? Non a caso uso il termine maggioranza, perché adesso che al governo (e non al potere…) c’è un gruppo di persone che si professano di sinistra mi arriva parecchio materiale informativo di stampo evidentemente destrorso, mentre qualche mese fa le cose andavano diversamente: mi scrivevano carichi di emozioni e nozioni gli amici di sinistra per indicarmi cosa stava combinando la destra… Da quanto giunge nella mia casella di posta avvinco quindi che la colpa è sempre e soltanto della maggioranza.

07 novembre 2006

Tanto per cominciare


Signore e signori, ladies & gentlemen ecc ecc. Inutile dilungarsi in presentazioni peraltro prive di reali significati. Questo è il primo post di questo blog. E questa è l'unica ragione per cui è stato postato. Da qualche parte bosognerà pur iniziare, non vi pare? Non credo sia appropriato dunque addentrarsi in forbite argomentazioni sulla reale utilità di questo ennnnnnesimo blog o su quali siano le intenzioni di chi scrive. Non c'è motivo.
Nessun motivo che valga la pena essere annunciato in maniera tanto clamorosa. Tanto più che questo post sarà letto con buona probabilità soltanto da chi scrive... conoscete forse masturbazione maggiore? A presto.