Avete mai visto quest’uomo? Magari avete incontrato la sua simpatica facciona in tribunale o su Canale 5, durante il programma di Bonolis "Il Senso della Vita". Si chiama Vitto Claut, è un avvocato di Pordenone ed è giunto agli onori della cronaca per essere il primo e unico italiano ad aver aderito al programma di ibernazione della Alcor Life Extension Foundation di Scottsdale, in Arizona. Alla modica cifra di 3.600 euro l’anno (per un totale di 175.000 euro) si è infatti assicurato una cella personalizzata per essere “cryogenato” nella clinica della Alcor non appena passerà a miglior vita. La sua fede per la scienza l’ha portato ad affermare: “se riuscirò a prolungare anche solo di un giorno la mia vita per vedere come sarà cambiato il mondo fra 100 o 200 anni, tutto questo avrò avuto un senso”. È proprio questo l’obiettivo della fondazione americana: il defunto viene immediatamente ibernato secondo un particolare procedimento che consiste nel portare la sua testa a -90° entro pochi minuti dal decesso. Negli attimi successivi i fluidi corporei vengono mischiati a una particolare soluzione e il corpo viene immerso a testa in giù nell’azoto liquido in una capsula personale. L’abbonato verrà risvegliato non appena la medicina avrà scoperto… come fare.
In pratica le salme rimarranno in attesa che la scienza scopra una cura contro la morte.
Oltretutto, come è facile intuire, per l’efficacia del processo di ibernazione è indispensabile la tempestività d’intervento e per questo al momento del decesso il corpo del defunto dovrebbe trovarsi in una delle cliniche convenzionate con la fondazione (tutte in Arizona a quanto pare). Questa controindicazione non ha scalfito minimamente l’entusiasmo del Sig. Claut, che non appena è venuto a conoscenza del programma della Alcor se n’è subito appassionato, tanto che ne è diventato un autentico promotore. Il suo obiettivo è quello di coinvolgere anche altre persone in questa “esperienza” e poter magari aprire un centro Alcor anche in Europa, magari proprio in Italia. Carico di eccitazione per il progetto sostiene di non temere qualche scherzo del destino e progetta di ritirarsi in una delle cliniche convenzionate quando sentirà avvicinarsi la fatidica ora. Dà un certo conforto sapere che c’è chi in vita si preoccupa di come affronterà la morte e soprattutto pianifica la propria resurrezione. E pensare che c’è ancora gente che affronta ogni giorno come se fosse l’ultimo; che si sveglia ogni mattino e non ha la certezza di arrivare a sera. Non ci resta che sperare che trovino al più presto questa benedetta cura contro la morte. Magari un giorno riusciremo a trovare anche un antidoto alla stupidità e, non sia mai, all'egoismo. Ma sempre, sia chiaro, per il bene della scienza.
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1 commento:
Well said.
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