Paul Hewson, quarantasettenne irlandese, è sempre prodigo di consigli per tutti. Musicista di indiscusso talento, è una persona dotata di una sensibilità eccezionale e dopo aver venduto dischi a palate ha capito che la sua posizione e la sua arte possono essere impiegate non solo per guadagnare cifre sbalorditive, ma anche per attirare l’attenzione delle masse su problemi seri. Paul, che noi tutti conosciamo con il benevolo nomignolo di Bono, si è dato un gran da fare negli ultimi anni per sensibilizzare l’opinione pubblica e i governi su temi delicati come l’Aids e la fame nel mondo, e più volte ha esortato i presidenti delle nazioni occidentali a ridurre se non cancellare i debiti dei paesi poveri. Lui e i suoi tre compagni di ventura, dal canto loro, sono famosi per fare molta beneficenza, specie a se stessi. Pur essendo dublinesi doc hanno fatto propri gli italici precetti del predica bene e razzola male. Non hanno commesso nulla di illegale, almeno fino a indagini concluse, ma hanno di certo già fatto una pessima figura. Il governo irlandese pretende troppo dai diritti d’autore delle loro opere così hanno trasferito la società che controlla i loro interessi, la U2 Ltd, nei Paesi Bassi, dove a quanto pare gli artisti sono meno tartassati dalle imposte. Curioso poi notare come i loro nomi non figurino nel direttivo di tale società e delle sue controllate, ma che a bilancio siano presenti i sontuosi stipendi di cinque dipendenti (forse Bono, The Edge, Clayton, Mullen e il manager McGuinness?) che da soli hanno guadagnato diciotto milioni di euro, quasi il totale di quanto incassato dalla U2 Ltd, al loro primo anno di assunzione. Al di là dei soldi che possono aver (meritatamente) guadagnato consumando i polpastrelli sulle corde delle loro chitarre, per i quali non possiamo che nutrire profonda invidia, resta la delusione per un comportamento decisamente poco coerente oltre che tristemente inelegante. Ma come diavolo farà ora l’Irlanda a cancellare il debito dei paesi poveri senza il contributo degli U2?
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