Il viceministro con delega alla comunicazione Paolo Romani è l’autore di un decreto legislativo in via di approvazione che, senza tanti giri di parole, limita pesantemente la libertà del web.
Ce ne fosse bisogno, il governo italiano ci offre un altro esempio del suo modo di intendere democrazia e libertà.
I pretesti per inserire una legge di questo tipo sono molteplici, ma sono uno più debole dell’altro. L’aggressione al Presidente del Consiglio è diventato quello più usato: tanto lo sappiamo che la mano di Tartaglia è stata armata dal Fatto, da Marco Travaglio e da tutti quelli che frequentano il web e protestano, come ci ha ricordato Cicchitto. Come se sul web non ci fossero anche molti sostenitori di Berlusconi.
Gli obiettivi ovviamente sono ben altri. Sempre perché per il nostro governo viene per prima cosa il bene di tutti i cittadini e quindi la loro protezione. Sia mai che dal web arrivino attacchi al popolo italiano, che da Youtube arrivino film che sconvolgono o manipolano le nostre menti. Non avete paura, non siete terrorizzati?
Chiunque trasmetta in “live-streaming”, abbia un blog o voglia diffondere sequenze video verrà frenato, bloccato, tacciato. I primi a protestare dovrebbero essere tutti quelli che seguono il cosiddetto Popolo della Libertà. Non facendolo dimostrano ancora una volta di non aver la più pallida idea del significato della parola libertà.
Le regole servono, non intendo sostenere il contrario. Anche se sul web c’è già una regola chiara: l’utente decide cosa, come, quando e se vedere. In ogni caso le regole dovrebbe farle chi conosce lo strumento che vuole regolamentare e chi è al di sopra di ogni possibile sospetto di interessi economici. Non mi sembra sia il caso del nostro governo, il cui unico obiettivo è sempre e soltanto quello di curare i propri interessi e non quello dei cittadini, elettori e non.
Oltre a puntare sul web e sulla trasmissione on-line di video senza diritti (non a caso c’è una disputa legale che già coinvolge Mediaset con Youtube…) il decreto Romani pone dei tetti pubblicitari per tutte le tv che non siano Mediaset. Bizzarro no? Strano, proprio le tv del Presidente del Consiglio. Guarda alle volte i casi della vita. Ovvio che l’intenzione sia quella di fottere Sky (la Rai è già stata fottuta in altri modi).
Il risultato che si vuole ottenere è chiaro: controllo delle tv e controllo del web.
In altri termini FASCISMO.
A questo si aggiunge un taglio degli investimenti della cosiddetta industria culturale, uno dei settori dove il made in Italy funziona. Sempre per il bene dell’Italia suppongo.
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