L’Unione Europea si è prefissata l’obiettivo di sostituire con ecobenzina almeno il 10% del carburante consumato dai veicoli entro il 2020. Gli Stati Uniti hanno deciso di aumentare di sei volte la produzione di etanolo raggiungendo i 35 miliardi di galloni entro il 2017. Ma il bioetanolo rappresenta veramente il futuro dei carburanti? La risposta è no. O meglio esso non rappresenta la soluzione definitiva al problema ma non è nemmeno una mera illusione. Miscelato con i carburanti fossili consente in effetti di diminuire le emissioni e i consumi, ma da solo non può rappresentare il dopo-petrolio. Non solo, è stata sufficiente l’ipotesi di un suo utilizzo massificato per scatenare preoccupanti effetti a catena. Il grande interesse riscosso negli ultimi tempi dal bioetanolo ha già portato a delle conseguenze tangibili che non sono per nulla confortanti. Il passaggio è molto semplice: l’aumento di richiesta di “ecobenzina” porta a una sensibile crescita della domanda di granturco, materia prima nella produzione di etanolo. Questo spinge i coltivatori a preferire il mais alle altre coltivazioni in previsione di maggiori guadagni. Il primo paradosso dell’ecobenzina impone infatti che la ricerca dell’indipendenza energetica dal petrolio renda l’industria dell’ecocarburanti dipendenti dagli alti prezzi del greggio. Le prime a farne le spese sono dunque le altre coltivazioni, come ad esempio il grano. Non ci credete? La De Cecco ha già aumentato del 10% i propri listini e presto toccherà alla Barilla fare altrettanto: il prezzo del frumento sta salendo rapidamente alle stelle e questo prima ancora che esista una reale domanda di ecocarburanti. Inoltre l’attuale capacità produttiva di etanolo non è ancora in grado di raggiungere enormi quantità come quelle prefissati dagli USA. Per farlo sarebbe necessario coltivare a granturco buona parte del suolo americano! La seconda macro-conseguenza della distrazione del granturco dal settore alimentare a favore di quello dei carburanti consiste nella crescente difficoltà e futura totale impossibilità per alcuni paesi di accedere a tale fondamentale risorsa di cibo. In parole povere, aumenterà la fame! Se tutti i prodotti derivati direttamente o indirettamente dal mais costeranno di più, per i paesi occidentali significherà un aumento dei prezzi in primis del settore alimentare ma anche di tutti gli altri settori con una crescente forbice tra coloro che potranno o non potranno acquistare. Per i paesi in via di sviluppo e per tutti i paesi più poveri la realtà sarà ben presto molto più drammatica, in quanto non potranno competere con la crescita costante dei prezzi e non potranno quindi accedere alle risorse fondamentali per vivere! Tutto questo è già chiaro ben prima che il bioetanolo sia diventato una realtà! Infatti stiamo ancora parlando di miraggio dell’ecobenzina, in quanto non è ancora chiaro come e in che quantità potrà e sarà opportuno farne uso. L’impressione è che si tratti di un’altra astuta manovra per riempire sempre le stesse tasche a discapito della vita del resto del mondo.
15 agosto 2007
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1 commento:
mitico... e il butano disperso da noi comeni mortali non lo teniamo in considerazione? un mondo di sprechi. Wiva la f... la colza!
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