Ieri, sfogliando uno di quei giornali gratuiti che, una sorta di moderni strilloni senza voce, ti tirano dietro appena varchi l’arco del chiostro dell'università, mi è caduto l'occhio sull'inserzione pubblicitaria di un nuovo modello di auto Daihatsu, tale “Materia” (www.daihatsu.it)
Il nome magari non è un granchè, ma apprezzo lo sforzo di quelle case automobilistiche che almeno un nome per i loro modelli d'auto cercano di inventarselo, al contrario di quelle pseudo-chic che si limitano ad usare composizioni di lettere e numeri, che non riuscirò mai a ricordare o di quelle più “casalinghe” che continuano a riciclare i soliti.
Sinceramente di auto ne capisco poco, (Dastiro direbbe che non ne capisco niente) ma guardando quell’inserzione, pensavo (e anche qui Dastiro avrebbe da ridire), a come nella loro estetica le auto esprimono il valore che momentaneamente predomina nel mondo.
Provate a comparare le auto in commercio oggi con quelle d'una ventina d'anni fa: è tutta una proliferazione di curve e di bombature, "le discese ardite e le risalite" direbbe Battisti. Un tempo l’auto era "maschio", oggi è "femmina". Per auto “maschio” intendo un’auto che, anche in presenza di curve, presenta una certa ruvidità, una certa mascolinità d'insieme appunto. Il caso più eclatante probabilmente è quello della Golf, classica auto del tipico fighetto scapolo di periferia, auto tradizionalmente "maschia", la quale, nella sua ultima trasformazione, s'è ritrovata un fottio di curve (compresi i fari tondi!, se non ricordo male) che di fatto l'hanno resa femmina, deludendo così, molto probabilmente, anche le aspettative del settore di mercato cui si rivolge.
Oppure prendiamo la Renault Scenic, il vertice della femminilità automobilistica oggi in circolazione:
non vi pare che il suo cofano ricordi una bella soda tetta di 30 anni o poco meno? Anzi, da donna invidiosa, mi sorge pure il sospetto che possa addirittura essere ricorsa al chirurgo estetico. In effetti la Scenic è la classica auto il cui acquisto è stato imposto al marito dalla moglie. Una moglie che purtroppo non riesce a capire che l'unica soddisfazione rimasta alla maggior parte degli uomini sposati è, appunto, quella di decidere da sé l'auto da acquistare. Anche se a ben guardare, fino a qualche tempo fa, gli unici spot pubblicitari tradizionalmente rivolti a persone di sesso maschile erano proprio quelli delle automobili: velocità, potenza, scatto. Oggidì, invece, pure quelli si sono, passatemi il termine, infinocchiati (senza offesa per nessuno).
Uomini dallo spirito “materno” che sognano nidiate di bambini per giustificare l’autovettura oggetto del desiderio; dolci paparini che portano a spasso i loro figlioli con annessa tribù di peluches o che magari fingono di dimenticarseli a casa... ma stando ben attenti a non prendere sotto le lumache!
Neppure i SUV riescono a salvarsi da questa deriva: un tempo, almeno dalle mie parti, questi inutili e ingombranti veicoli, venivano chiamati "gipponi"; erano perfettamente squadrati e servivano a connotare la virilità di chi li guidava. Ora, nobilitati nel nome e ammorbiditi nelle forme si rivolgono anche questi ad un pubblico più femminile, a mamme o “mammi” che premurosi nei confronti dei loro bimbi, parcheggiano questi mezzi direttamente sui gradini della scuola per non far faticare i loro cuccioli.
E tutto questo discorso, su una crescente femminilizzazione della nostra società, lo potremmo applicare anche a tanti altri oggetti della vita quotidiana, e potremmo interrogarci all’infinito sulla cause. Sarà che in nome della tanto modaiola politically correct non dobbiamo urtare la sensibilità gay? Sarà che lo spirito femminile è di per sé più votato al consumo di quello maschile e come tale giova in misura maggior sulla ripresa economica? Non lo so. Quel che è certo è che finalmente è nata un’auto che ha frenato questa femminilità debordante, un’auto di nuovo spigolosa, spartana, maschia che ci ridia finalmente un uomo vero, anche se francamente… esteticamente orribile!!
28 febbraio 2007
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