04 marzo 2009

Baciami il SUV


Caro vicino,

ti conosco e, ormai, grazie ai miei meticolosi appunti, conosco anche i tuoi orari.

Riconosco quell'espressione di stupore misto ad angoscia che anima ora il tuo volto: sì, bravo, hai ragione a essere preoccupato, perché finalmente riesco ad anticipare le tue mosse. Ancora poco e potrò dire che sei mio. Ancora poco e ti permetterò di espiare le tue colpe.

E pensare che sarebbe bastato così poco per evitare a me l'imbarazzo e a te la sofferenza.

Sarebbero bastati un po' più di senso civico, di correttezza, di normalissima buona educazione o, al limite, potevi dotarti di un paio di banali sensori di parcheggio. Ma ormai è troppo tardi. Quello che è fatto è fatto.

Quando ho parcheggiato la mia umile utilitaria dietro al tuo gippone, già sapevo che sarebbe successo, non puoi farne a meno, lo so. Ho osservato l'arrogante sporgenza della ruota di scorta nel mezzo del tuo portellone e, mentalmente, ne ho disegnato la traiettoria verso il centro del mio cofano. L'ho fatto con la rassegnazione di chi conosce il verdetto di una giuria corrotta. È stato sufficiente attendere la mattina seguente per sentire pronunciare la condanna, la tua.

Vivi in città e per giunta hai l'aggravante di non saper guidare, ma hai voluto a tutti i costi "il fuoristrada". Ti ostini a chiamarlo fuoristrada, anche se ha i cerchi in lega e non c'è un particolare della carrozzeria che non sia ricoperto da un triplice strato di vernice metallizzata. E quella ruota di scorta... Vuoi dirmi che non c'è proprio posto nel baule? O che se fori tra la rotonda e l'ipermercato sei più pronto a cambiarla? Ammettilo che non hai nemmeno il crick per alzare sto bestione.

Sì lo so che ormai prendersela con i SUV è diventato uno sport nazionale, hai ragione, siamo noi poveri idioti che continuiamo a comprare macchine piccole, maneggevoli, che non rompono i coglioni a nessuno, che bevono poco e non montano le gomme di un trattore, siamo noi a sbagliare, perché la ragione è sempre dell'arrogante. Bravo continua così.

Ciononostante, siamo in un paese libero e ritengo sacrosanto che tu possa avere l'auto che desideri. Sono disposto a lottare al tuo fianco per questo, sappilo.

Come? Cosa dici? Non fare quella faccia schifata... è solo urina! No, non ce l'ho il cane. Ma certo che non capisci proprio niente di auto: non hai bisogno di fare la convergenza, le gomme sono solo sgonfie.


02 marzo 2009

La fine del duopolio non ci libererà


La televisione è in Italia argomento spinoso, almeno da un ventennio. È uno di quei tasti che si preferirebbe non premere, ma che si affronta con l'indolenza di chi è costretto a comporre i numeri a doppia cifra con la tastiera del telecomando. In ossequio all'italica usanza della cronica lamentela, non esiste fascia della nostra società che non abbia recriminato per una qualche scelta catodica. In questa bagarre sono però poche le voci che hanno detto qualcosa di pubblico interesse. Il rischio ben più concreto è di inciampare sul vituperato – ma impunito – conflitto d'interessi, spostando così l'attenzione dall'indecorosa qualità dei programmi televisivi italiani al dibattito politico e arrivare a banali considerazioni sulla controversa figura del nostro Presidente del Consiglio.

L'ultima, lieve, scossa tellurica alla nostra compagna domestica, è arrivata dal passaggio di Fiorello a SKY, notizia che apre le ostilità tra la tv satellitare e quella analogica o, se preferiamo, sfuma il confine tra le due. Non è un dispettuccio del magnate Murdoch nei confronti dell'ex-amico Berlusconi: leggerla come una volgare ripicca per la decisione del Governo di aumentare l'IVA sull'abbonamento SKY sarebbe fuorviante oltre che inesatto. Piuttosto, traspare la volontà dell'emittente satellitare di addentrarsi nell'intrattenimento popolare, rinforzando con “il varietà” l'offerta del bouchet che conta già Fox, E!, FX e molti altri. La scelta non è inedita: nel passato di Tele+ e D+ si potrebbero ripescare format di alcuni tra i comici più amati del nostro Paese. È sintomatica, però, di una tendenza che non ha risparmiato nessuno, nemmeno la BBC, da sempre ammirata quale baluardo dell'intrattenimento di qualità e ormai avviata a un infausto destino culturale.

La fine del duopolio in Italia o, meglio, la vittoria della TV privata sulla pubblica, è stata ufficializzata dal recente Festival di Sanremo, condotto, nella sua serata finale, da due purosangue della scuderia Mediaset e vinto da un suo prodotto. Se è vero che la concorrenza fa gli interessi del cliente, non si può che guardare con fiducia all'operazione di SKY, la quale, però, ha nell'abbonamento un evidente limite di diffusione in un paese già intollerante all'obolo RAI. Più soldi corrisponderanno a maggiore qualità? SKY otterrà la fiducia di un utente da tempo allettato con un miraggio della qualità invariabilmente disatteso? In tutto questo si inserisce un ricambio generazionale carente: i giovani non sono più attratti come dieci anni fa dalla televisione. Lo dimostrano le difficoltà di reti come AllMusic o MTV. L'attenzione si sta progressivamente spostando verso altre forme di intrattenimento, quali le WebTV, tematiche e assolutamente on demand, tra le quali non mancano già esempi illuminati come Bubblegum o come l'interessante esperimento "musicale" di Prontialpeggio.